Cara Pennetta, non mollare adesso (Gianni Valenti, Gazzetta dello Sport)
Cara Flavia Pennetta non mollare proprio adesso, ti vogliamo al Masters di Singapore tra le prime otto giocatrici migliori della stagione. Un palcoscenico che meriti, il coronamento di una stagione straordinaria, forse l’ultima secondo quanto continui a ripetere lasciando poche speranze verso un ripensamento in vista delle Olimpiadi di Rio. Quando ieri mattina è arrivata da Tianjin, in Cina, la notizia della tua sconfitta contro la sconosciuta ucraina Lyudmyla Kichenok, numero 414 della classifica mondiale, quasi non volevamo crederci. Ma come, ci siamo chiesti. Manca poco per raggiungere un traguardo così prestigioso e la nostra tennista più forte rischia di buttare via tutto in questo modo? Delle brutte avvisaglie, in realtà, le avevamo avute la settimana scorsa quando a Pechino eri uscita al terzo turno per mano della tutt’altro che irresistibile russa Anastasia Pavlyuchenkova. Pensavamo, però, al dazio pagato dopo un periodo piuttosto lungo di feste e distrazioni varie. E alla necessità di ritrovare il ritmo giusto. Invece ecco la ricaduta, stavolta davvero pesante, se non addirittura imbarazzante. Una performance del genere non sta nelle corde della cocciuta ragazza brindisina che conosciamo da tempo. Certo, sarai stanca e anche appagata dal trionfo di un mese fa agli Us Open.
La testa probabilmente è concentrata altrove: vedi le vacanze che si avvicinano, sogni già il matrimonio con Fabio Fognini della prossima estate e una nuova vita al di fuori del campo. Tutto comprensibile, per carità. Ma adesso chiediamo un guizzo d’orgoglio che ti riporti rapidamente alla realtà facendoti ricaricare in fretta le batterie fisiche e mentali. Giocare a questo Masters sarebbe un risultato importante non solo per il curriculum personale ma per tutto il movimento italiano di cui oggi sei l’indiscussa portabandiera. Devi aggiungere il tuo nome a quelli di Raffaella Reggi, Silvia Farina, Francesca Schiavone e Sara Errani che vi hanno partecipato in passato tenendo alto il gonfalone del tennis femminile azzurro. II forfait di Serena Williams ha facilitato le cose. Ora però l’ultimo posto utile per essere tra le magnifiche otto di Singapore è insidiato, paradossalmente, proprio dalla sorella Venus (…)
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Flavia e Roger, quando perdere è un diritto (Piero Valesio, Tuttosport)
Non succede tanto frequentemente che ci si ritrovi a commentare due sconfitte così simili nelle motivazioni che le hanno originate. Ieri a Shanghai è andata in scena una di quelle giornate e dunque vale la pena di soffermarcisi. I dati di partenza sono che Roger Federer ha perso contro Ramos Vinolas che al mondo è n.60, è un terraiolo convinto e contro Roger vantava un parziale di 15 sconfitte e zero vittorie. Flavia Permetta, dal canto suo, nel non prestigioso torneo di Tianjin, si è fatta battere in tre set dall’ucraina Kichenok che è 414 al mondo. Una sconfitta che sulla carta potrebbe complicare la corsa di Flavia al Master di Singapore anche se continua a risultare poco compensabile che colei che è stata capace di vincere un titolo Slam non possa accedere al Masters con una wildcard (che è disponibile). Continuando dunque a sperare che tale wild card le sia assegnata passiamo a analizzare queste due sconfitte per le quali non è esagerato scomodare l’aggettivo clamoroso, declinandolo al plurale.
Roger non s’era più visto in giro da New York e la sensazione è stata che in Cina volesse andare giusto per i motivi pubblicitari che muove con la sua stessa presenza. Fosse stato per lui si sarebbe presentato nella sua Basilea e poi al Masters fresco come una rosa e magari un pochino più allenato: ma sapete com’è. Per Flavia il discorso è sotto molti aspetti analogo: cosa vi aspettavate da una che ha vinto a New York cambiando di fatto la storia del tennis non solo italiano e che come ciliegina sulla torta ha annunciato di essere pronta per occuparsi d’altro? Il cervello umano è composito e misterioso: se gli si dà modo di esprimere le sue vere esigenze, alla stregua di un vaso di Pandora, non si sa mai bene cosa ne pub uscire. Nel senso che una volta verbalizzata una scelta così importante il mondo cambia connotati. Inevitabilmente. Per quanto si abbia la sensazione di essere concentrati, fisicamente in ordine e pronti per nuove mirabolanti avventure, le realtà è diversa: è come se certi argini fossero saltati. In campo combatti eccome, sudi, magari ti arrabbi pure: ma il tuo motore funziona meno bene, come se gli iniettori fossero sporchi o usurati. E quando c’è bisogno di uno scatto in avanti magari quello scatto non arriva e la partita la perdi. Qualora Flavia riesca ad approdare a Singapore la situazione potrebbe anche migliorare perché in quella circostanza eccelsa gli iniettori sono destinati ad autodetergersi (…)