Federer eliminato, Nadal che rinasce, Nishikori che non cresce, Anderson mai così forte, Tomic che forse sta arrivando, Murray che è sempre Murray. Tutto molto interessante se non fosse che queste prime settimane di ottobre sono state cannibalizzate da Novak Djokovic, numero 1 del mondo, con un distacco abissale dal numero 2, e che ha l’aria di essere del tutto inscalfibile. Il serbo ha letteralmente disintegrato chiunque si fosse trovato a passare dalle sue parti e se un piccolo – ma infinitesimale – dubbio può essere avanzato, questo riguarda la statura degli avversari fin qui incontrati. In fondo Djokovic non ha incrociato la racchetta con nessun top5, e dei top10 ha beccato fin qui solo Ferrer e Nadal che non sono certo gli ultimi arrivati ma che non pare abbiano molte armi da poter opporre allo strapotere, non solo fisico, di Nole. Sugli altri, Isner escluso, non è forse il caso di soffermarsi, non è certo da Feliciano Lopez o Pospisil o Bolelli che possono arrivare i problemi per Djokovic.
Adesso lo aspetta Tomic e poi il solito Murray, con la possibilità di trovare in finale Wawrinka. Ne sapremo senz’altro di più domenica a pranzo.
Ma il “Master 1000” di Shanghai sta offrendo belle partite e vari motivi di interesse. Murray sembra ormai avviato a diventare almeno un numero 2 stabile. Per quanto continui a faticare più del dovuto e per quanto continui a piacergli stare sull’orlo del cornicione, fatta salva la disavventura con Anderson a New York da qualche mese Andy perde solo le partite che deve perdere. È uno dei 4 che quest’anno hanno battuto Nole (Karlovic, Wawrinka e Federer gli altri), e quando ha perso è stato perché l’altro ha fatto delle partite indimenticabili, come a Parigi e a Wimbledon. La sensazione è che il distacco dal serbo sia ampio solo in termini di punti in classifica, certo che la semifinale che tutti si aspettano stavolta conterà un po’ di più.
L’altro candidato a fermare Nole è quello che gli ha inflitto il dispiacere più grande, Stan Wawrinka. A differenza di Murray lo svizzero si è concesso più frequentemente dei pisolini – a dimostrazione ulteriore che l’importanza dei tornei è qualcosa di sommamente relativo – ma ha portato a casa quello che probabilmente più gli interessava. Adesso bisognerebbe conoscere i suoi piani per capire quanto possa essere davvero pericoloso. Chissà se gli interessa davvero Shanghai o il Master. Oggi dopo essersi visto annullare un match point da Cilic nel tiebreak del secondo set nel terzo ha subito brekkato il povero Marin. Segno di buona tenuta nervosa ma Stan è stato indietro sia nel primo che nel secondo set e nel terzo ha concesso qualche occasione di troppo al croato. Adesso se la vedrà che un (forse) rinato Nadal. Lo spagnolo non ha certo perso l’animus pugnandi del meraviglioso fuoriclasse che è (stato?) ma anche con Raonic francamente in piena fase involutiva, forse ancora alle prese con l’infortunio al piede, solo un buon tibreak lo ha cavato fuori dagli impicci. E con Karlovic aveva vinto solo al tiebreak del terzo. Insomma il ragazzo ce la sta mettendo tutta, ma fa una fatica enorme a liberarsi di avversari che una volta avrebbe ingoiato passeggiando e la volta che si è trovato con uno davanti a lui in classifica è finita male. Tutto dipenderà da Wawrinka, che pare abbia anche un po’ di fastidio alla spalla. Il che è già un po’ triste.
La buona notizia che arriva dall’estremo oriente è il ritorno di Bernard Tomic. È da un po’ che l’australiano sta scalando il ranking e non è impossibile che Kokkinakis ma soprattutto Kyrgios ovviamente, gli stiano dando una grossa mano. Nessuno si occupa più di lui e così il ventiduenne Bernard può smaltire le sue scoppole e discutere con i suoi fantasmi in serena e beata solitudine. Il risultato è la gran partita con Gasquet, uno che in genere non batteva mai. Non crediamo possa fare miracoli, ma a 4 con Djokovic ci arriverà.
Intanto in semifinale avremo uno tra Tsonga e Anderson, due tipi dei quali si parla poco e che in realtà – se Murray si dedicasse anima e corpo alla storica finale di Davis boicottando Londra – sarebbero in corsa per l’ultimo posto per le Atp Finals. Il francese forse ha perso il tempo delle occasioni migliori ma a Shanghai si trova piuttosto bene (quarta volta ai quarti su sei partecipazioni) anche se ha dovuto sudare per avere la meglio su Ramos Vinolas che pur giocando una signora partita ovviamente ha fallito la prova del nove. Per farvi capire contro chi ha perso il prode svizzero vi basti sapere che il simpatico mancino spagnolo è l’unico giocatore ad aver perso da Fognini sul cemento tra gli Us Open 2014 e gli Us Open 2015.
Il sudafricano invece quest’anno è cresciuto tantissimo e per uno di 203 cm è già una notizia. Al servizio notoriamente devastante ha aggiunto un gioco propositivo ed un rovescio più solido: nel finale di stagione potrà dare fastidio, magari anche qui in semifinale a Wawrinka (o Nadal…).
Detto che Berdych pare in una settimana sì dopo aver superato agevolmente il finalista dello scorso anno Simon e in fondo con Murray è 6-6 nei precedenti, dalla Cina arriva l’ennesima conferma che Nishikori è un caso clinico. Quella che doveva essere la stagione della consacrazione si sta rivelando un calvario tra uno, due, tre infortuni e mille occasioni sprecate. Ma in fondo, se Wawrinka è sbarcato tra i “Fab” prossimo ai trenta, che cosa pretendiamo dai giovani virgulti?