L’intervista originale di Adam Addicott su Ubitennis.com/eng
Giocare a tennis in giro per il mondo per il 90% dell’anno richiede un grande sforzo fisico ai giocatori dell’ATP e della WTA. Per diventare i migliori del mondo, i tennisti sacrificano la loro vita personale, rimandano gli impegni familiari e passano la maggior parte dell’anno vivendo negli hotel. La ricompensa è potenzialmente enorme dal punto di vista del prize money e delle sponsorizzazioni. D’altra parte, le faticose esigenze dello sport possono avere un costo sul benessere emotivo di un giocatore e a volte richiedono troppo, anche ad alcuni professionisti.
Un tennista che ha sperimentato questo problema è stato il portoghese Frederico Gil. Gil ha raggiunto il suo best ranking nel 2011 diventando il numero 62 del mondo e guadagnandosi i quarti di finale del Masters 1000 di Montecarlo da qualificato. Ha fino ad oggi raggiunto un’unica finale ATP, al Portugal Open del 2010. Le conquiste di Gil sono qualcosa che tanti tennisti dei Futures invidierebbero, ma nel 2013, nel periodo più difficile della sua vita, ha deciso di prendersi una pausa dal tennis.
Ubitennis ha parlato in esclusiva con Gil al telefono, riguardo al periodo immediatamente precedente a alla decisione di abbandonare temporaneamente il tennis.
“Decisi di prendermi una pausa perché non ero più felice. Mi sentivo un po’ depresso. Iniziavo a sentirmi stanco del tennis e della mia vita personale, e quindi decisi di fermarmi.”
Nel periodo precedente lo stop, Gil ha detto di aver voluto una vita personale migliore, dopo aver affrontato un lungo periodo nel tour che era stato molto intenso. C’erano grandi aspettative su Gil dopo aveva raggiunto molti traguardi per la prima volta nel tennis portoghese. Nel 2010 è diventato il primo tennista portoghese della storia a raggiungere una finale ATP e nel 2012 è stato il primo a raggiungere un terzo turno di un Grande Slam. Gli alti standard di Gil avevano iniziato a pesare.
Subito dopo l’inizio dei 7 mesi di pausa, venne fuori che il periodo di assenza gli era servito per trattare un problema mentale. La cura cui si sottoponeva nel 2013 non stava funzionando e quindi chiese aiuto. Gil soffre di un Disturbo Bipolare della Personalità. Il Disturbo Bipolare è una condizione mentale segnata dall’alternanza di periodi di euforia e depressione. Secondo i media portoghesi, Gil ha iniziato a mostrare i primi sintomi del bipolarismo nei suoi primi 20 anni e si tratta di una condizione genetica.
Durante la pausa, Gil ha detto di aver avuto scarso supporto da parte dell’ATP, dal momento che gli hanno inviato un libro ed una lettere di sostegno.
“Mi hanno inviato una lettera e un libro per augurarmi il meglio”, ci racconta. “Il sostegno è stato davvero scarso, quello vero mi è arrivato dagli amici, dalla famiglia e dalla mia fidanzata. Dall’International Federation è stato molto poco.”
Ma nonostante l’ammissione di aver ricevuto poco supporto, Gil è scettico nel credere che avrebbero potuto supportarlo maggiormente. “Non so se avrebbero potuto fare di più, non più di quello che hanno fatto. L’ATP fa il proprio lavoro, che è quello di concentrarsi sul tour e non su di me.”
È tornato nel tour nel Febbraio del 2014 e si è confermato in due tornei Futures nel proprio paese d’origine (uno nel 2014, un altro nel 2015). Ha inoltre conquistato 7 tornei in doppio sempre nel circuito Futures. Due anni dopo quella pausa, all’età di 30 anni continua a fare i conti con il suo disturbo bipolare, ma rimane impegnato nello sport che ama.
“ A volte sento di avere molta più stabilità, sento di poter essere perfetto. In altri momenti sento le difficoltà di dover andare avanti e sorge in me il dubbio se continuare o fermarmi. A volte ce la faccio, altre no, ma va bene perché questa per me è normalità”, ci racconta Gil, che aggiunge, “Ci sono delle volte in cui mi sento stanco e deluso perché non sento nulla da parte delle persone che mi circondano, mi sento solo e triste, ma continuo ad andare avanti per i momenti in cui invece mi sento alla grande e sento di vivere la mia vita, di lavorare per raggiungere i miei sogni”.
Il dibattito sulle malattie mentali nel tennis è sempre stato un tema raramente trattato. Recentemente è stato portato alla luce dopo che Mardy Fish ha apertamente parlato dei suoi disturbi d’ansia in una lettera con cui diceva addio al tennis giocato. Gli studi sottolineano come una persona su quattro nella sua vita sperimenterà una qualche forma di disturbo mentale, che sia questo minore o più importante. Questo potrebbe significare che potenzialmente potrebbero esserci molti più tennisti nel circuito a dover affrontare questi problemi. E la ragione per cui non conosciamo queste storie potrebbe essere dovuto allo stigma che ancora circonda i problemi di natura mentale.
Riguardo ad altri tennisti che potrebbero soffrire dei suoi stessi problemi, Gil ha detto a Ubitennis che la chiave per tutti i tennisti nel circuito è “la felicità”, che un tennista ha bisogno di essere felice come persona e con quello che fa.
“È il segreto, è difficile a causa della pressione cui sono sottoposti i tennisti, è molto importante bilanciare tutti gli aspetti della propria vita ed essere felici di quello che si fa”.
Gil si trova attualmente al numero 435 del mondo. Giocherà in un torneo Challenger a Casablanca la prossima settimana, seguito poi da 4-5 tornei Challenger in Sud America. Il 30enne ci ha raccontato che spera di poter raggiungere la top 300 verso la fine di quest’anno in modo da poter partecipare al torneo di qualificazione all’Australian Open il prossimo Gennaio. Il tennista portoghese ha anche rivelato il desiderio di voler raggiungere l’obiettivo che ha sempre avuto sin da bambino.
“Il mio obiettivo principale è quello di entrare a far parte dei primi 50 del mondo, lo è sempre stato sin da quando ero un bambino, ma non ci sono mai riuscito essendomi fermato al n. 62. Mi piacerebbe raggiungere la top50 in singolare e la top100 in doppio.”
La storia dei problemi personali di Federico Gil è una di quelle che spesso non vengono alla ribalta. La collaborazione tra Ubitennis e Federico Gil è nata in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale. La speranza è quella che la storia di Federico possa aiutare altri tennisti che potrebbero trovarsi nella stessa situazione.