[2] A. Radwanska b D. Kovinic 6-1 6-2
Agnieszka Radwanska in questi giorni è in stato di grazia. Dopo la lezione impartita ieri a Karolina Pliskova, non poteva certo essere preoccupata della montenegrina Danka Kovinic, giunta in finale con merito dopo aver disputato un gran torneo. Le numerose posizioni che dividono le due finaliste in classifica mondiale (6 contro 75) si sono viste pienamente insieme come sempre alla limpida classe della polacca, sempre in grado di fare tutto in campo, e di farlo bene.
Il match ha avuto qualcosa da dire solo nelle battute iniziali del primo set, quando Aga ha concesso e annullato tre palle break. Da quel momento in poi Agnieszka ha ricominciato a giocare come ieri, aiutata anche da un’avversaria evidentemente paga del risultato ottenuto e che non riusciva a tenere neanche il semplice palleggio. I break per Radwanska si susseguono come perle di una collana e il modo col quale Aga chiude il primo parziale è davvero un gioiello. Attacco a rete sulla risposta e volée di rovescio in contropiede sulla riga di fondo. Molto simile al modo col quale John McEnroe chiuse il match point contro Borg a Wimbledon 1981.
Il secondo set non racconta nulla di nuovo. Radwanska lo apre al servizio e scappa subito nel punteggio con un break nel quarto game. La situazione rimane imbarazzante, soprattutto per gli spettatori, con Kovinic che non riesce a mettere tre colpi di fila in campo mentre l’avversaria non le fa colpire una palla uguale all’altra, limitandosi ad incassarne gli infiniti errori.
L’unico pericolo è la distrazione e Radwanska, forse con la testa già a Singapore, concede due palle break nel settimo game ma la montenegrina se le annulla da sola e abbandona definitivamente la contesa. Il doppio fallo di Danka che consegna il match e il secondo titolo consecutivo in terra d’Oriente ad Aga rimane emblematico di una partita che non c’è stata.