La Pennetta torna in formato Slam, la Radwanska va k.o. (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)
Il campione è qualcuno che si rialza quando non può. Che si ribella a un apparente destino di sconfitta e scava nell’orgoglio non per contemplare la grandezza passata, ma per trovare la forza di risorgere. Ma quale vacanza, quale viaggio premio, quale inutile esibizione prima dell’addio: la Pennetta è al Masters e ci vuole rimanere da combattente. Fiera e vigorosa. Poco importa che i primi due game contro la Radwanska sembrino le scene del film già visto con la Halep, otto punti a due per la polacca e il break d’acchito: in campo c’è un’altra Flavia, lo si avverte, lo si sente, lo si respira nel linguaggio del corpo, nei pugni alzati dopo il primo vincente, negli urletti che accompagnano l’errore inatteso. E, soprattutto, in quella voglia di stare nel match, di ribattere colpo su colpo alla professorina di Cracovia, che inizia alla grande pizzicando gli angoli con la sua ragnatela da mal di testa, nella sapienza tattica di continuare a spingere fino a quando l’altra abbassa il ritmo e pub essere azzannata.
II tie break vinto nel primo set, dopo che Aga ha servito per il parziale sul 5-4, è il sigillo inaugurale della rinascita, il secondo set è addirittura newyorkese per la sensazione di superiorità che ammanta la brindisina in formato Us Open, poi concretizzata da 5 ace, un paio di pallonetti da favola e almeno sei risposte vincenti, una presenza così forte nella partita da scavallare senza patemi tre match point falliti sul 5-3 prima dell’apoteosi, a zero, nel decimo game. Radwanska alla fine travolta dal ritorno perentorio e autoritario della Pen-netta più bella: «E servito trascorrere in relax il giorno di riposo, ho recuperato le energie che mi erano mancate nel primo match. E mi è servito anche perdere così male dalla Halep, perché mi ha reso consapevole di dover dare di più, mi ha risvegliata. Dopo quella sconfitta — ammette — mi sono detta: “Flavia, giocare come stai facendo adesso non basta per battere le più forti, o trovi dentro di te qualcosa in più o tanto valeva non venire”. Così, negli spogliatoi, incrociando Aga, mi sono resa conto di essere molto più decisa e concentrata. E nel secondo set sono stata molto vicina al rendimento americano».
La mente corre sempre là, a quel fantastico inizio di settembre a Flushing Meadows, ma ora che è tornata in gioco alle Finals, il passato diventa soltanto un balsamico ricordo. Il presente è la Sharapova e il duello infuocato di domani, dentro o fuori, dall’alto di un prezioso e significativo 3-2 per la Penna nei precedenti, anche se Maria l’ha già incoronata prima ancora di giocarle contro: «Flavia è una delle personalità più belle nello spogliatoio, ci mancherà molto». Per Barazzutti, presente all’angolo, «in questa partita la Pennetta è stata ad un livello molto vicino agli Us Open e in ogni caso la vedo favorita contro la russa». Lei non si sottrae, ma soprattutto allontana l’ombra della possibile, ultima recita: «Spero di batterla, spero di fare altre tre partite al Masters, significherebbe arrivare in finale. Non sto ancora immaginando che succederà dopo». Certamente saranno lacrime, come quelle che hanno confessato di aver versato per lei dopo il trionfo a New York monumenti immortali come la Navratilova o Arancia Sanchez: «È bello e appagante — sorride Flavia — perché significa che hai lasciato un segno grazie alla gentilezza e alla cortesia (…)
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E adesso la Pennetta vede le semifinali (Stefano Semeraro, lastampa.it)
Dopo il brutto k.o. con Simona nel primo match delle Atp Finals di Singapore era stata lei la prima a riconoscerlo: «ero un po’ scarica». Tante settimane senza giocare, la sensazione di essere ormai una ex visto che – come continua a ripetere dagli Us Open… – questo di Singapore sarà l’ultimo torneo della sua carriera. Nel secondo match del girone rosso contro Aga Radwanska qualcuno temeva il tracollo, la resa senza condizioni, ma Flavia Pennetta è fatta di un’altra pasta. Ha la stoffa della campionessa vera e uscire di scena senza lottare non è mai stato nel suo stile. E lo si è visto in campo: 7-6 6-4 alla numero 6 del mondo, intesendosi un po’, come dice lei, al momento di chiudere (tre match point sprecati) ma poi guadagnandosi alla fine con merito la prima vittoria a Singapore e la chance di giocarsi giovedì contro Maria Sharapova il passaggio alle semifinali. Un traguardo che le altre quattro italiane approdate in passato al Masters (Reggi, Farina, Schiavone e Errani) non sono mai riuscite a raggiungere. «Cerco di godermela comunque, perché questo è un momento speciale per me – dice Flavia – poi non è che perché ho deciso di smettere allora in campo non lotto più.
Ora contro la Sharapova sarà durissima, è stata fuori 3 mesi ma se non fosse al 100 per cento non sarebbe venuta qui». Contro la russa Flavia ha un bilancio favorevole, 3-2, e negli ultimi tre precedenti, tutti sul duro (specie quello a Indian Wells quest’anno) ha sempre vinto lei. Per sperare di passare i turni è obbligata a vincere, le semifinali sarebbero l’ennesimo grande traguardo di un annata memorabile. «Qui giocherò l’ultimo match della mia carriera, ma se devo pensare ad una cerimonia di addio mi piacerebbe che fosse a Roma. Ma senza giocare il torneo, eh…». Flavia, nonostante le lusinghe del Presidente del Coni Malagò e di quello della Fit Binaghi pare irremovibile, ha detto che questo sarà comunque la sua ultima apparizione in campo (…)
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Flavia, regalaci un altro miracolo (Piero Valesio, Tuttosport)
Quel big bang ha lasciato il segno. Anzi: tanti segni. Ha provocato conseguenze al di là di quanto sarebbe stato lecito pensare. E chi, magari non conoscendolo, ancora pensa che il tennis sia disciplina sportiva ove ornai conta solo la potenza del colpo e lo sgambetto degli arti inferiori rifletta sui rivolgimenti esistenziali che in queste tutto sommato poche settimane, ha innescato quel big bang. L’atto primario è naturalmente lo Us Open: luogo e concetto dove Flavia Pennetta ha conquistato il titolo probabilmente più incredibile della storia del tennis italiano e più sorprendente della storia del tennis contemporaneo (più o meno di Bartoli che vince Wimbledon? Mah), dove Roberta Vinci è assurta ad un ruolo mediatico che mai avrebbe potuto immaginare a questo punto della sua carriera e della sua vita, dove Serena Williams è caduta (oltre a non conquistare lo Slam) nella crisi di rigetto, anche se è certamente poca cosa definirla così, più clamorosa di sempre.
Almeno per una campionessa del suo livello ovvio. Quell’evento primario continua a produrre colpi di scena. Flavia, lo sapete, ieri ha battuto la Radwanska, domattina affronterà la Sharapova e qualora la battesse in due set sarà certa di accedere ad una semifinale, anch’essa storia perché nessun italiano era mai arrivato così lontano nel torneo dei tornei. Ma come sempre succede non è il quanto ma il come a contare: liberandosi repentinamente della veste di sé remissiva e depotenziata che si era vista contro la Halep, Flavia è tornata come d’incanto quella di NY rimontando uno svantaggio nel secondo set e dimostrando (verbo improprio visto il personaggio) che il suo carattere, quello stesso che molti ritenevano le mancasse, è intatto. Se riuscisse nell’intento, ma in fondo pure se non ci riuscirà, dovremo salutare con lei l’avvento di un paradigma sportivo da trasportare nelle scuole a da mostrare a mò di monito a chiunque voglia combinare qualcosa nella propria vita.
Quella di queste settimane per la Penna è un’aurora vera e propria: al di là del fatto che produca eredi nel prossimo futuro, Flavia è ora un punto fermo dello sport italiano. Quale che sia il suo impegno futuro sarà comunque un impegno vero non di facciata: non sarà mai una ex atleta quanto il simbolo cui gli atleti si devono ispirare (…)
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La Pennetta si riscatta. Voci dagli Usa: Serena è incinta? (Alberto Giorni, Il Giorno-Il Resto del Carlino-La Nazione)
Se qualcuno pensava che non vedesse l’ora di tuffarsi nella nuova vita senza tennis, si deve ricredere. Flavia Pennetta ha ancora voglia di lottare e lo ha dimostrato ieri alle Wta Finals di Singapore, riscattando la severa sconfitta al debutto con Simona Halep. Contro la polacca Agnieszka Radwanska, che in passato l’aveva battuta cinque volte su otto, sembrava di rivedere la Pennetta in stato di grazia che ha trionfato agli US Open. Sotto gli occhi del c.t. Barazzutti, di papà Oronzo e di mamma Concita, all’inizio si è ritrovata sotto 3-5, poi Flavia ha cambiato marcia vincendo il primo set al tiebreak e chiudendo in bellezza con il suo colpo migliore, il rovescio lungolinea, che le ha consegnato il 7-6(5), 6-4 definitivo.
E adesso sarà decisiva la grande sfida di domani con Maria Sharapova, tornata ad alti livelli dopo tre mesi di assenza: la siberiana ha superato 6-4, 6-4 la Halep ed è a punteggio pieno nel Gruppo Rosso. Tutte e quattro le giocatrici hanno ancora possibilità di qualificarsi e potrebbe essere necessario il conteggio dei set e dei game vinti. Ma una certezza c’è: se la Pennetta batterà la Sharapova in due set, sarà sicura di approdare in semifinale. «Sono stata sempre aggressiva e mi ha aiutato molto il servizio – le parole di Flavia –. Con la Sharapova sarà dura, non dovrò sbagliare niente». Oggi è il turno del Gruppo Bianco: in campo Kvitova-Safarova e Muguruza-Kerber.
Intanto forse si è scoperto il vero motivo del forfait di Serena Williams. Si immaginava che avesse disertato Singapore perché non si era ancora ripresa dalla clamorosa sconfitta con Roberta Vinci in semifinale agli US Open, invece la realtà pare molto diversa: sarebbe incinta di tre mesi. Secondo alcune indiscrezioni riportate dal sito «The Tennis Times», la n.1 del mondo sarebbe in dolce attesa di un figlio dal rapper canadese Drake, di cinque anni più giovane. I due si erano conosciuti nel 2011; sono stati paparazzati insieme per la prima volta a fine agosto in un ristorante durante il Wta di Cincinnati e negli ultimi tornei Drake era in tribuna a fare il tifo per lei.
Se confermata, la maternità della Williams avrebbe forti ripercussioni sul suo futuro tennistico. Come minimo, dovrebbe saltare i primi mesi della prossima stagione e, a 34 anni, potrebbe anche decidere di appendere la racchetta al chiodo per dedicarsi alla famiglia: dopo aver sprecato la grande occasione di realizzare il Grande Slam, appare difficile che possa trovare le motivazioni per ricominciare da zero (…)