Pennetta e Sharapova: soldi, bellezza e grinta (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)
Raccontano che sia apparsa bella come una dea. Fasciata in un abito bianco che ne esaltava le gambe lunghissime e perfette, è scesa dalla barca privata al Clifford Pier con migliaia di sguardi trasognati ad accompagnarla fin dentro uno degli hotel più esclusivi della città. Ad attenderla, un centinaio di Vip e alcuni degli uomini più ricchi d’Asia, che magari non avranno mai preso in mano una racchetta eppure si sono messi rigorosamente in fila per scattare un selfie oppure bere un calice di champagne al suo fianco. Perché lei è Maria Sharapova, il miglior brand di se stessa e un marchio conosciuto in tutto il mondo, tennis o non tennis.
Non è certo una serata di beneficenza a favore dei bambini disagiati a certificarne una volta di più lo status di icona del glamour e perfino del business, e neppure gli oltre 15 milioni di follower su Facebook, ben oltre qualunque tennista uomo. E, in definitiva, neppure il primato di atleta donna più ricca del mondo, sancito da Forbes per 1’11 anno consecutivo, grazie ai 27 milioni di euro di guadagni annui al 30 giugno 2015. Perché la felicità di Masha, soprattutto, è nei tre esauriti per le sue tre partite serali alle Wta Finals, un torneo che fino a un paio di settimane fa rischiava seriamente di guardare in tv e che senza di lei avrebbe avuto l’appeal di un appuntamento al buio: «Forse sono una buona manager e sicuramente sono ben consigliata, ma io resto una tennista. Punto. Per questo spero di rimanere in salute ancora per un bel po’, voglio giocare a lungo, qualche anno almeno, perché il mio sport è la cosa che mi diverte di più e mi dà emozioni che non posso trovare altrove».
Non disputava un match vero da Wimbledon, se si eccettua un’uscita estemporanea a Wuhan, eppure vederla dominare nei momenti cruciali prima di testa e poi con la forza dirompente del dritto sia la Radwanska sia la Halep dà la misura del suo spessore di giocatrice, della sua volontà di scrivere la storia con una racchetta e non certo con i soldi, le copertine e le sfilate di moda (l’ultima, a inizio ottobre a Parigi per la collezione Chanel). Del resto, non sarebbe ancora qui con una spalla sempre più scricchiolante e il peso insopportabile del ciclone Williams, che a suo tempo costrinse al ritiro prima la Hingis e poi la Henin, troppo tenere ed eleganti per contrastare l’artiglieria pesante. Anzi, con il futuro di Serena avvolto da una nube misteriosa, Maria sa che il mondo potrebbe tornarle a sorridere: «Ma io non devo provare nulla a nessuno, se non a me stessa».
La nuova resurrezione di Masha, la quinta o la decima vita agonistica, chissà chi le ha contate, si incrocia oggi pomeriggio con la favola discendente della Pennetta, che dopo Singapore, comunque vada, lascerà il tennis con il volto ancora illuminato dal trionfo agli Us Open, il compendio di una carriera. Una sfida che è anzitutto riconoscimento: «Maria è la più grande professionista del circuito – la benedice Flavia – perché cura ogni dettaglio, nella preparazione e nelle partite. Ci ho vinto tre volte su cinque, è vero, ma sono stati match combattutissimi, lei è imponente anche solo per la fisicità che mette in campo. Come sempre, ci tireremo tavolini». Una sconfitta, di qua o di là, potrebbe non precludere il cammino di entrambe, ma non ci saranno calcoli, piuttosto rispetto: «Sono stata contenta della vittoria di Flavia a New York, perché è passata attraverso momenti difficili in carriera, ha avuto infortuni, si è fermata ed è ripartita (…)
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La Pennetta vuole regalarsi un altro capolavoro (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)
Una giornata di relax, prima dell’ennesima battaglia. Dell’ennesimo bivio di una carriera straordinaria. Se oggi Flavia Permetta batterà (in due set) Maria Sharapova nel terzo match del Girone Rosso del Masters Wta, avrà garantito l’accesso alle semifinali, un traguardo che nessun italiano ha mai raggiunto: né Raffaella Reggi, Silvia Farina, Francesca Schiavone, Sara Errani, né Adriano Panatta e Corrado Barazzutti nella versione maschile. Se perderà, invece avrà giocato, tranne ripensamenti che oggi sembrano improbabili, il suo ultimo match (anche se Aga Radwaska l’altro giorno in maniera sibillina si è detta sicura di rivederla all’Olimpiade di Rio). Comunque vada, il match di oggi – diretta tv su SuperTennis alle 12.30 – è una sliding door, una porta girevole, un meccanismo che apre e chiude insieme.
Per prepararsi Flavia ha preferito rimanere in albergo, chiudendo il cielo plumbeo di Singapore e i mille rumori della città fuori dalla porta, circondata dal suo clan: il preparatore fisico Max Tosello, coach Salvador Navarro, Corrado Barazzutti, mamma Conchita e papà Oronzo, la futura cognata Fulvia Fognini, sorella di Fabio. Lunedì si era concessa una visita ai Giardini del Futuro, lo spettacolare parco attrazione a Marina Bay, vicino al tracciato che ospita il GP di Formula 1, e un passaggio su Twitter per dimostrare solidarietà con l’amico Valentino Rossi («io sto con VALE»). Ieri l’importante era restare concentrarsi sul presente. Colazione, allenamento in palestra (non in campo), una visita alla spa dell’hotel, chiacchiere. Magari un film, un po’ di tattica, il minimo necessario, per decidere come affrontare la carissima nemica Maria Sharapova. Le due del resto si conoscono bene. Il bilancio dei precedenti (3-2) è a favore di Flavia, che ha vinto gli ultimi tre match, tutti sul duro, l’ultimo quest’anno a Indian Wells. Maria, oggi n. 4 del mondo, è reduce da un lungo stop, ma – sostiene la brindisina con la giusta dose di disincanto – «se non fosse al cento per cento non sarebbe neppure venuta qui». Proprio la russa ha avuto belle parole sul suo conto, dopo l’annuncio del ritiro a fine stagione: «Flavia ci mancherà, perché nella spogliatoio è una presenza di riferimento». L’ennesimo messaggio pieno di affetto di un ambiente nel quale Flavia ha lasciato un segno, e non solo per i risultati, ma anche con la sua simpatia, la sua umanità (…)
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Pennetta e Sharapova si sfidano per la storia (Alberto Giorni, Il Giorno-Il Resto del Carlino-La Nazione)
Mezzogiorno (e mezzo) di fuoco. Alle 12.30 italiane (diretta su SuperTennis), Flavia Pennetta si gioca l’accesso alla semifinale delle Wta Finals di Singapore in una grande sfida con Maria Sharapova, che guida il Gruppo Rosso a punteggio pieno con due successi. Flavia finora ha ottenuto una vittoria e una sconfitta, e la qualificazione dipenderà anche dall’altra sfida, in programma alle 8, tra la favorita romena Simona Halep, n.2 mondiale, e la polacca Agnieszka Radwanska. La brindisina scenderà in campo conoscendo già il risultato e saprà come regolarsi. In caso di (probabile) vittoria della Halep, la Pennetta sarà obbligata a battere la Sharapova in due set; se invece la Radwanska prevarrà in tre set, a Flavia basterà un successo con qualsiasi risultato; se infine la Radwanska vincerà in due set, l’azzurra si qualificherebbe anche con una sconfitta in tre set.
In ogni caso, la nostra giocatrice dovrà sfoderare una prestazione super per spuntarla su una Sharapova presentatasi a Singapore in ottima forma; c’erano molti dubbi sulle sue condizioni fisiche dopo un’assenza di più di tre mesi per problemi fisici, ma la siberiana li ha spazzati via in fretta. La Pennetta conduce 3-2 nei precedenti, tutti conclusi con una battaglia di tre set. Il duello più recente risale allo scorso marzo a Indian Wells, quando Flavia si impose in rimonta 3-6, 6-3, 6-2: «Ci siamo affrontate diverse volte – le sue parole – e sarà veramente dura. Se non fosse stata al 100%, di sicuro Maria non sarebbe venuta qui. E’ piena di adrenalina perché quando ritorni in campo dopo così tanto tempo hai un sacco di energia, ma mi giocherò le mie chance (…)