[5] A. Radwanska b [4] P. Kvitova 6-2 4-6 6-3
Questo Masters di Singapore lo ha vinto, prima ancora di Maga Aga Radwanska…la superficie. Perfetta. La migliore per vedere un bel tennis. Ci ha permesso di vedere un torneo in cui quasi tutti i match sono stati spettacolari, piacevoli a vedersi. Certo, anche tanti break. Ma se tutti i games sono equilibrati c si diverte anche di più.
E quando si gioca bene a tennis ecco che la Radwanska può emergere. Se c’era una che meritava di essere chiamata “Master” -”Maestra” _ questa era certamente Agnieszka Radwanska.
La ragazza polacca non vince con i muscoli, vince con l’intelligenza, con i colpi di fino, con quegli “strettini” di rovescio tirati con le spalle alla rete che potrebbero sembrare fortunati ma non lo sono perchè sono troppo frequenti per esserlo.
Aga corre e riprende tutto, gioca passanti con la palla che cade subito dopo aver scavalcato a rete, nei piedi all’avversaria. E non regale un punto. Cinque soli errori gratuiti in un match di 2 ore e minuti! Contro i 53 errori non forzati di Petra Kvitova che pure stava vincendo 2-0 nel terzo set. Sono contento che Aga abbia vinto qui il più importante torneo della sua carriera – dopo la finale raggiunta a Wimbledon nel 2012 e tre altr semifinali in un paio di Slam (due sempre sull’erba inglese, uno all’Australian open 2014) , perchè quando una ragazza che è alta tre centimetri più di un metro e 70 e pesa soltanto 56 chili e riesce a competere contro ragazzone come Serena Williams, Maria Sharapova, Garbine Muguruza e Petra Kvitova che superano tutte – chi più abbondantemente e chi meno _ il metro e 80, e riesce a batterle giocando con un tennis di classe, souplesse e finezza.
Quanto dico naturalmente accresce anche i meriti di Flavia Pennetta, che solo pochi giorni fa, era riuscita a batterla addirittura in 2 set.
“Fino a poche settimane fa non sapevo nemmeno se sarei stata qui…e ora mi trovo con questo trofeo fra le mani” ha detto con ancora le lacrime agli occhi la ragazza di Cracovia, 26 anni, che giocava qui la sua prima finale di un Masters dopo aver perso due match su tre nel girone eliminatorio (sconfitta 46 63 64 da Sharapova e e 76 64 da Flavia) e qualificata soltanto grazie alla sua vittoria sulla Halep (e a quella della sua amica Safarova, pur già eliminata) sulla Kerber.
La Kvitova aveva già vinto questo torneo, prima degli ultimi tre successi consecutivi di Serena Williams, e ha sbagliato davvero troppo per meritare di vincere anche quest’edizione. Certo 41 vincenti contro 15 della Radwansa dicono che è stata lei soprattutto a cercare di fare la partita, sebbene il suo coach David Kotyza si affannasse a dirle “Petra pazienza, più pazienza, non avere fretta!” (Così mi garantisce un collega ceco qui in sala stampa).
Ma Petra pazienza non ce l’aveva. Aveva cominciato il primo set perdendo subito il servizio e finendo sotto 3-1, poi 4-1,e la stessa cosa è successo nel secondo, solo che lì è riuscita a raggiungere il 3 pari. E a portare casa qule set. La partita sembrava essersi indirizzata per il verso…ceco, più che per quello polacco, e invece sotto 0-2 la Radwanska non si è arresa, è tornata su, ha fatto 3 games di fila, ha subito lei l’ennesimo break (sono stati ben 11 in 27 games) ma ha vinto quello che gli inglesi chiamavano “the seventh crucial game”.
E nell’ultimo game, sul 5-3 per lei, ha strappato addirittura il servizio a Petra a zero!
Vittoria meritata, direi, anche se uno potrebbe avere la sensazione che sia sempre Petra a decidere il proprio destino. Adesso Aga chiude l’anno da n.5 dell’anno, proprio davanti a Petra.
In fondo Petra ha vinto già due Wimbledon – ed ha pure un anno in meno – e potrà vincere l’ennesima Fed Cup a Praga con l’amica Safarova contro la Russia di Maria Sharapova.
E’ mancata Serena, ma non è mancato lo spettacolo. E chissà che non ce ne sia stato di più. Chi ha vinto questo Masters è comunque una più che degna vincitrice. E con lei ha vinto un po’ anche Flavia Pennetta. Mi sembrerebbe ingiusto dimenticarlo.