Quando un giocatore o una giocatrice attraversa, per una partita o per un torneo, quella che viene comunemente definita fase di “trance agonistica” (gli americani la chiamano essere “in the zone”), ovvero si trova in quella rara e fuggevole condizione nella quale va tutto in modo perfetto, il controllo dei colpi è totale, così come quello della partita e del gioco in generale, gli spettatori possono godere di uno show notevole. Trattandosi di professionisti al massimo livello, vederli provare a ripetizione soluzioni rischiosissime e spettacolari, con alte percentuali di successo, rappresenta il top assoluto che il nostro sport possa offrire. Se poi il campione o la campionessa in questione è un tipetto come Agneszka Radwanska, probabilmente la “mano fatata” per definizione del tennis femminile di oggi, assistere a quello che è in grado di inventare mentre è nella sua “zona magica” è qualcosa di memorabile.
Dopo aver perso due incontri di Round Robin, e aver acciuffato la qualificazione in semifinale alle WTA Finals di Singapore per un pelo, “Aga la Maga” è salita su una nuvoletta altissima, nel cielo del talento tennistico, un luogo dove nessun’altra può arrivare. E ci è andata per vincere il titolo, battendo Petra Kvitova in una finale che meglio giocata non si può, dopo aver mandato in manicomio Simona Halep nell’ultimo match del girone, e aver neutralizzato la potenza di Garbine Muguruza in semi. Nel farlo, la polacca vestita dalla Lotto con l’elegante completino blù che potete ammirare in tutte queste foto, ha messo in campo ogni aspetto della sua straordinaria classe e del suo talento manuale, un tennis di tocco e geometrie che ha pochi eguali nel circuito femminile. L’esecuzione che più delle altre evidenzia le straordinarie capacità di timing, reattività muscolare, elasticità articolare e soprattutto incredibile gestione dell’equilibrio, è l’anticipo estremo da fondocampo, giocato in controbalzo stando bassissima, che Aga riesce a produrre per neutralizzare le bordate delle rivali più potenti. La si vede spesso farlo in uscita dal servizio, per incontrare le risposte aggressive senza perdere campo, ma quando sta davvero bene lo prova anche durante lo scambio in manovra: difficoltà massima, efficacia letale se ben colpito, perchè toglie metri e tempo contemporaneamente all’avversaria. Contro la Kvitova in finale, in una situazione di punteggio delicatissima (inizio secondo set, 1-0 sopra, al servizio, 40-30, palla per andare 2-0), Radwanska risolve uno scambio duro con due anticipi da accucciata consecutivi, di dritto, roba da bacchetta magica: quello che combina Aga va assolutamente analizzato a fondo.
Nelle prime immagini la vediamo in fase di preparazione, ha già messo giù gli appoggi in stance lievemente aperta, e ha già deciso (a livello totalmente istintivo, sono poche frazioni di secondo) che da lì non indietreggerà, qualunque cosa le arrivi. Sta andando giù al massimo con il baricentro, e caricando il peso: osservando il piede sinistro, avanzato, lo vediamo andare in appoggio completo. Ma una volta “piantata giù” in questo modo, come farà Aga a trasferire peso in avanti verso la palla, senza risalire e rimanendo sotto il colpo, cosa indispensabile dovendo anticipare così tanto?
Ecco lo swing a colpire, ed ecco svelato il segreto: in assenza di ingresso dell’anca a partire dalla gamba posteriore, la destra, che non può proiettare spinta in avanti in modo “standard” perchè già quasi totalmente flessa, la nostra “maga” ottiene l’azione in avanti dei fianchi e del busto ruotando verso l’interno l’intera gamba stessa, con perno sulla punta del piede (nelle immagini qui sopra), fino a sdraiare letteralmente il ginocchio a terra, così come il piede e la caviglia, che vengono praticamente trascinati più che appoggiati (nelle immagini qui sotto). È incredibile come riesca a mantenere sotto controllo l’asse di equilibrio.
Partito il primo dritto, esterno, ecco in arivo il secondo, che Aga chiuderà vincente in cross. La posizione di partenza è un po’ più chiusa, la flessione delle gambe è lievemente meno estrema, e ci fa capire ancora meglio la mossa di “limbo”, da ballerina, che la Radwanska riesce a realizzare con gli arti inferiori.
Nei primi tre frame in alto, qui sopra, la vediamo in preparazione fino all’impatto, e stavolta Aga si permette di andare appena meno giù del solito, limitandosi ad arrivare a pochi centimetri da terra col ginocchio destro, senza tocccare il campo (quasi quasi un colpo comodo per lei, figuriamoci). Ma proprio per l’affondo meno estremo, possiamo apprezzare ancora più chiaramente l’azione di rotazione sul piede posteriore, che qui non arriva a esserere trascinato ma va in flessione esterna completa sulla punta, accompagnando lo swing a colpire senza il minimo appoggio: in pratica, Aga qui sta giocando in equilibrio su un piede solo, il sinistro, che rimane perfettamente centrale rispetto alla giocatrice come si può notare negli ultimi tre frame in basso. Il destro lo usa come fosse un “pivot joint”, un giunto cardanico, in proiezione verso avanti ma senza caricamento, non c’è spinta da terra ma il peso semplicemente scorre dietro alla testa della racchetta. Se ci prova un tennista da circolo, finisce a “pelle di leone” con serio rischio di distorsione alla caviglia.
Nel video, apprezziamo quanto analizzato tutto insieme, gustandoci i replay frontali e laterali. Una postura tanto estrema, e un controllo dell’equilibrio tanto clamoroso, sono veramente cose rare da ammirare, e dal punto di vista tecnico rendono il successo al Masters di “Aga la Maga” un giusto premio al talento. In un periodo di cambio della guardia generazionale nel circuito WTA, con le campionesse storiche che a volte faticano (Williams e Sharapova), le altre che a volte sono incostanti (Halep e Kvitova), e le giovani ancora in arrivo ai massimi livelli (Muguruza, Garcia, Bouchard), se la Radwanska saprà offrire prestazioni simili con continuità potrebbero arrivare altri trofei “pesanti” per lei, e sarebbe bello, perchè una in grado di fare numeri del genere uno Slam lo meriterebbe senz’altro.