Tra Re Djokovic e il Master c’è solo Federer (Angelo Mancuso, Il Messaggero)
Uno contro tutti. Domenica all’O2 Arena di Londra cominciano le Atp World Tour Finals, il torneo riservato ai migliori 8 giocatori del 2015, e mai come quest’anno il favorito è uno solo: è Novak Djokovic. Stagione straordinaria, questa, per il n. 1 del mondo: 14 finali in 15 tornei con dieci successi, in classifica una distanza siderale dal n. 2 ATP Andy Murray (quasi il doppio dei punti) e per la quarta volta negli ultimi 5 anni chiuderà da numero 1. Il suo bilancio nel 2015 è sinora di 78 successi e solo 5 sconfitte. C’è una statistica interessante: Federer ha vinto il suo match n.682 (l’attuale bottino di Djokovic) al primo turno degli Australian Open 2010 quando aveva 28 anni e 5 mesi, l’identica età di Nole. Il serbo è dunque in linea con colui che è indicato tra i più grandi di sempre. Il suo avversario più pericoloso a Londra è proprio l’elvetico, anche perché si gioca al meglio dei tre set. Lo svizzero è alla 14esima partecipazione, ha vinto 6 volte e in questa stagione, a dispetto dei suoi 34 anni, è stato grande protagonista. Andy Murray sembra invece distratto dalla finale di Coppa Davis: dal 27 al 29 novembre a Gent guiderà la Gran Bretagna contro il Belgio e l’occasione di riportare l’insalatiera d’argento in patria 79 anni dopo Fred Perry è unica. A Londra lo attende il veloce, ma lo scozzese fino a ieri si è allenato sulla terra rossa, superficie sulla quale si giocherà in Belgio. Nel girone di Djokovic sono stati sorteggiati Federer, Berdyck e Nishikori, mentre in quello di Murray ci sono Wawrinka, Nadal e Ferrer. Rispetto alla passata edizione tornano i due spagnoli al posto di Cilic e Raonic. Per di più Rafa un anno fa era assente per infortunio, ma si era qualificato: segno che nel 2015 poco si è mosso nel circuito. Il Masters è l’unico grande torneo in cui il maiorchino ha sempre fallito. E lui, che notoriamente ama la terra, ha polemizzato con l’Atp: «Ci si qualifica giocando su 4 superfici diverse, poi al Masters c’è sempre il cemento indoor. Non mi sembra giusto». La presenza della coppia formata da Fabio Fognini e Simone Bolelli tra le 8 al Masters di specialità è una prima assoluta. In singolare ci erano riusciti Adriano Panatta nel 1975 e Corrado Barazzutti nel 1978, ma mai nessun doppio italiano aveva centrato la qualificazione. L’impresa è riuscita al doppio di Davis, che ha cominciato il 2015 con il trionfo agli Australian Open e ha poi raggiunto le semifinali al Roland Garros e le finali a Indian Wells, Montecarlo e Shanghai. I favoriti sono i gemelli Bob e Mike Bryan, ma il ligure e il bolognese sono l’unica coppia di singolaristi in gara e potrebbe essere un vantaggio. Alle Finals il doppio viene trattato come il singolare e non relegato su campi secondari. Stessa la formula: due gironi e semifinali incrociate tra le prime due coppie di ciascun raggruppamento.
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Fognini e Bolelli, il Masters vale doppio (Stefano Semeraro, La Stampa)
Finalmente anche i maschi salgono in cattedra, visto che nell’ultimo decennio sia il Master di singolare che quello di doppio sono stati frequentati con assiduità dalle nostre ragazze. Dei maestri in azzurro invece si era quasi persa la memoria. Due sole presenze in singolare (Panatta nel 1975 e Barazzutti nel 1978) e nessuna in doppio. A Londra, dove domenica si aprono le Atp Finals, avremo una coppia di italiani: Fabio Fognini e Simone Bolelli, campioni in doppio degli Australian Open, semifinalisti al Roland Garros e numero 5 del mondo. L’obiettivo minimo è vincere almeno una partita, che già sarebbe un record per il tennis maschile, visto che sia Panatta che Barazzutti persero tutte le loro partite. Sperare in qualcosa in più di una sola vittoria è lecito, visto che i due hanno vinto uno Slam proprio sul cemento. La prima edizione del Masters, 45 anni fa, la vinsero in doppio Arthur Ashe e Stan Smith, due giganti anche in singolare, ma nel frattempo le cose sono molto cambiate. Il doppio è stato abbandonato dai big e si è trasformato in un ghetto dorato dove regna una casta di specialisti un po’ in là con l’età e senza classifica o quasi in singolare, come gli eterni gemelli Bryan, 37 anni, o i numeri 1 del momento, il croato Dodig (30) e il brasiliano Melo (32). Tutta gente che il doppio lo sa giocare, eccome, e garantisce spesso match spettacolari, ma lontana dai quartieri alti della classifica ATP di singolare. Djokovic e gli altri, che a Londra puntano al ruolo di Maestro dei Maestri in singolare, il doppio lo giocano per allenarsi, per sfizio o per dovere in Coppa Davis, anche perché il duplice impegno non è facile da conciliare. Fognini, che insieme a Bolelli a Londra ha la miglior classifica in singolare (21, Simone è 58º), è uno dei soli cinque che nel 2015 hanno vinto almeno 20 partite sia in singolare sia in doppio. «La finale al Masters per me e Simone è un bellissimo regalo – ammette Fognini -, il premio per una stagione lunga e dispendiosa. Il doppio a inizio anno mi ha aiutato a tenermi a buoni livelli mentre faticavo in singolare, ma non so se nel 2016 faremo ancora coppia fissa: gli impegni sono davvero tanti». Ragione in più per onorare come si deve questo Masters.