Sembrano Brett Sinclair e Danny Wilde nella mitica serie televisiva anni ’70, non sottovalutateli.
Due belgi affilano le armi in silenzio attendendo lo scontro finale di Gent, anzi Gand perché siamo nelle Fiandre ma i due sono valloni, ben contenti che i riflettori siano sui rivali d’Albione.
David Goffin e Steve Darcis insieme a Bemelmans e Coppejans hanno portato il piccolo Belgio in finale per la seconda volta dopo quella preistorica del 1904, eliminando per via la Svizzera orfana di Stan e Roger, il Canada senza Raonic e Pospisil per meritarsi questa buona sorte nella semifinale casalinga contro l’Argentina, quando hanno saputo risalire dall’1-2 post doppio vincendo entrambi gli ultimi singolari.
In quell’occasione è stato proprio il meno forte dei due a portare il punto decisivo, sconfiggendo Delbonis in quattro set dopo che Goffin aveva pareggiato distruggendo Diego Schwartzman.
Quei due singolari decisivi rispecchiano bene le peculiarità dei due alfieri belgi, sette anni e un mare di talento di differenza.
David Goffin è nato a Rocourt, un sobborgo di Liegi, e compirà 25 anni in dicembre. Pro dal 2009 si è subito fatto notare per facilità di gioco e un evidente talento tennistico che gli consente, quand’è in giornata, di creare fastidi a tutti i big del circuito. Ha un fisico normale e difetta in potenza, questo sarà sempre il suo limite ma la velocità di braccio e la pulizia nell’impatto sono notevoli, facendo di lui uno dei giocatori più piacevoli da vedere in assoluto. Nel 2014 è stato capace di scalare 91 posizioni nella classifica ATP grazie alle vittorie a Metz e Kitzbuhel e alla finale a Basilea raggiungendo a fine anno il ventiduesimo posto. Oggi è n°16 e anche se il 2015 non ha portato titoli le finali sull’erba di S’Hertogenbosch e sulla terra di Gstaad ne confermano la solidità.
I suoi risultati raccontano di un tennista pericoloso su ogni tipo di superficie proprio perché dotato di varietà di soluzioni così ampie da consentirgli di spaziare con successo dall’erba alla terra fino ai tappeti indoor. Certo, l’erba oggi più che altro è t…erba ma questa è un’altra storia.
Steve Darcis non ha ricevuto dagli dei della racchetta gli stessi doni dispensati al più giovane compagno ma come racconta la leggenda, nella quale si narra come Dio creò la livrea multicolore del picchio pulendo su di lui i pennelli usati per gli altri animali, così Steve possiede un bagaglio tennistico completo ma soprattutto una testa da combattente mai sconfitto in partenza nonostante i non eclatanti risultati ottenuti da pro. Il numero 84 dell’ATP ha un best rank di 44, raggiunto a dicembre 2008 e due soli titoli in carriera.
Nato 31 anni fa a Liegi, il suo soprannome è “The Shark” e descrive bene la sua aggressività sul campo di gioco, come ben sanno Rafa Nadal, eliminato in tre set secchi, puliti e senza errori a Wimbledon 2013, o Thomas Berdych, sconfitto dal belga nel corso del torneo olimpico 2012. Non si trattava del miglior Nadal e forse neanche del miglior Berdych, se mai ce n’è stato uno, ma il fatto è che quando Darcis intravvede la possibilità non trema e fa il colpaccio. Non è uno che molla facilmente, ha colpi nitidi e sbaglia poche scelte tattiche, in più la motivazione che può dare una finale di Davis in casa e a fine carriera può essere enorme.
Di entrambi non si sente parlare molto spesso, per quanto riguarda le prestazioni in singolare. Così come poco si sente parlare di Ruben Bemelmans (108), Kimmer Coppejans (128) e Niels Desein (267).
Può essere interessante provare a tracciare un profilo tecnico dei due giocatori risultati determinanti nella bella cavalcata dei Belgi verso la finale, David Goffin (4 vittorie in singolare, imbattuto) e Steve Darcis (4 vittorie e 2 sconfitte, decisivo all’ultimo singolare contro l’Argentina in semifinale). Entrambi normotipi fisici (1,80 per 68 kg Goffin, 1,78 per 73 kg Darcis), giocano un bel tennis, con caratteristiche differenti ma grande pulizia stilistica. Attaccante da fondocampo David, giocatore a tutto campo (con gran rovescio a una mano) Steve. Con un azzardo utile a esemplificare, potremmo definirli le versioni “normali” di Djokovic e Federer: se Nole e Roger non fossero dei fuoriclasse assoluti e probabilmente irripetibili nella storia del tennis, se togliessimo a tali mostri di talento e continuità una giusta percentuale di qualità fisiche e di classe tennistica pura, probabilmente avremmo proprio qualcosa di simile a Goffin e Darcis.
David è un ottimo esempio di tennista moderno, dritto semiwestern, rovescio bimane, e buon servizio. Ottimo il footwork, e notevole l’intelligenza tattica. La sua caratteristica peculiare è una grande facilità negli impatti e nell’accelerazione della palla, colpita senza grande top-spin, e spesso anticipata mentre ancora sale dopo il rimbalzo. Le esecuzioni sono perfettamente scolastiche, e il timing ineccepibile gli consente spesso l’efficace uscita in lungolinea dagli scambi in pressione, con accelerazioni ficcanti e vincenti spettacolari. La sua classifica, ormai stabile nei primi 20, è il giusto premio per una tecnica estremamente pulita e un modo di stare in campo molto ordinato. Il problema che impedisce a Goffin di raggiungere risultati ancor migliori è l’insufficiente pesantezza dei colpi, non abbastanza caricati di rotazione per risultare incisivi contro i migliori. Un po’ come Gilles Simon o Marcos Baghdatis, David è capace di grandi exploit, ma per ottenerli deve rischiare al massimo ed essere precisissimo dall’inizio alla fine, cosa che ovviamente non può essere la norma del suo gioco per una semplice questione di percentuali. Gran bel tennista, con “cilindrata” limitata rispetto a troppi di quelli che lo precedono in classifica.
Steve è più classico tecnicamente, ed è dotato di maggiore propensione all’attacco e al gioco di volo. Il dritto e soprattutto l’ottimo rovescio a una mano sono da giocatore della generazione precedente, il servizio è molto buono e vario, i campi veloci sono quelli dove si esprime al meglio (abbiamo già ricordato il clamoroso exploit contro Rafa Nadal a Wimbledon nel 2013). La sua caratteristica peculiare è la grandissima duttilità, Darcis è uno brillante che sa fare veramente tutto e veramente bene, anche sulla terra battuta (scelta dai belgi per limitare almeno in parte la superiorità di Andy Murray), ottima mano, talento e precisione nel gioco di volo. Come nel caso di Goffin il problema è una categoria di “peso” tennistico insufficiente per il power-game moderno, perché puoi giocare bello, pulito e spettacolare quanto vuoi, ma se agli altri la palla viaggia a trenta all’ora in più, e caricano un top-spin tanto superiore a quello che riesci a imprimere tu, si spiega il best-ranking di 44 del mondo. Peccato che il gioco di oggi non possa prescindere da una componente fisica, e di pura e semplice esplosività e forza muscolare, se si ambisce a raggiungere i piani alti della classifica, perchè Darcis dal punto di vista tecnico è praticamente ineccepibile.
A mio avviso, David e Steve saranno favoriti nei loro due incontri contro il secondo singolarista britannico (probabilmente Edmund, ma anche contro Ward il discorso non cambierebbe). Data la netta superiorità in doppio dei fratelli Murray, davvero difficile immaginare che possano farsi sorprendere, la missione impossibile dei due “piccoletti” Belgi sarà cercare di fare lo sgambetto ad Andy: difficilissimo, ma non completamente impossibile. La terra battuta limita almeno in parte la superiore potenza dello scozzese, e se Goffin piazzasse la partita perfetta, oppure Darcis azzeccasse una giornata da Wimbledon, forse una chance ci potrebbe anche stare.
Insomma, Gran Bretagna grande favorita come si sente in giro o no? Il destino dell’insalatiera d’argento 2015 si deciderà a poco più di un’ora di distanza dalla piana di Waterloo e la vicinanza con un luogo che è la disfatta per antonomasia dovrà tenere bene all’erta i brits. Che però lì, contro Napoleone, vinsero…
Luca Baldissera e Raffaello Esposito