La Gran Bretagna dei fratelli Murray ha vinto il doppio, come si aspettavano i più, e ora, alla vigilia del match fra i numeri uno, Andy Murray vs. Goffin, il team Brit è superfavorito perchè anche se la terra rossa non è la superficie prediletta del n.2 del mondo lui ha pur sempre raggiunto 3 volte le semifinali al Roland Garros e David Goffin nemmeno una. Andy, l’unico a non perdere mai il servizio (Darcis lo ha ceduto 4 volte, Jamie 3, Goffin una), è stato il miglior in campo, il più solido. Favorito anche dai servizi non straordinari di Goffin e Darcis, Andy ha potuto far brillare il colpo più brillante del suo repertorio: la risposta. E per quanto concerne il servizio soltanto sul 4 pari del primo set Andy ha concesso una palla break sulla propria battuta, ma l’ha salvata con un bel servizio sul rovescio di Darcis. Pur avendo servito lui 11 volte e Jamie soltanto 8 (due per set, subendo appunto 3 break), Andy ha concesso soltanto 14 punti sulla propria battuta e Jamie invece 28. In media, in rapporto ai games di servizio, più del doppio. Se Darcis non fosse crollato nel finale Jamie sarebbe stto il peggiore in campo.
Per tenere i servizi in doppio è ovviamente importante anche che il partner a rete contribuisca, con continui movimenti ed intercettazioni, a complicare le risposte degli avversari. In questo Jamie si muove molto più di quanto faccia Andy, e questo ha aiutato Andy a tenere i propri servizi. Ma la qualità della battuta di Andy era decisamente superiore a quella di Jamie, molto più fragile emotivamente.
All’inizio Darcis, che rispondeva da sinistra, è stato il migliore dei belgi, soprattutto quando si spostava attorno alla palla per colpire di dritto. Alcuni suoi colpi sono stati davvero spettacolari. Al suo posto avrei giocato qualche lob liftato in più, perchè Jamie si appiccicava talmente a rete che scavalcarlo non avrebbe dovuto essere impossibile, mentre come prontezze di riflessi era notevole. Era stato però uno smash abbastanza facile sbagliato da Darcis sul 4-5 40 pari nel primo set a far arrivare al setpoint i Murray e naturalmente lì ci ha pensato una gran risposta di Andy a mandare in archivio quel set iniziale.
Da metà secondo set è cresciuto Goffin, che nel primo set e mezzo aveva sbagliato palle abbastanza facili – anche dritti a metà campo che avevano ricordato identici errori commessi nei primi due set contro Edmund il giorno prima – però da metà terzo set Darcis è precipitato in una crisi nera. Ha perso 4 volte di fila il servizio dal 2-1 con break che aveva illuso il belgi: due a 15, una a zero, una ai vantaggi, di fatto compromettendo sia il terz sia il quarto set. Si può perdere uno, due, anche tre servizi, ma li si devono almeno lottare. Non è successo. E non è che i due Murray facessero cose straordinarie.
Sia chiaro: non è stato un grande doppio. Tre dei quattro lo giocavano da singolaristi, più da fondocampo che a rete, e il quarto, Jamie Murray era il più debole del lotto a dispetto del suo best ranking come doppista: è n.7 (e non è mai stato più su). Se fosse stato un gran doppio ci sarebbero stati pochissimi break, sebbene sia stato giocato sulla terra rossa. Invece nel terzo set, quello che in pratica ha spostato gli equilibri dopo che erano stati i belgi a portarsi avanti di un break (2-1 con break a Jamie che aveva già subito il break che aveva deciso l’unico set vinto dai belgi, il secondo) si sono verificati ben cinque break nell’arco di cinque games, dal terzo all’ottavo. Due subiti da Jamie, due da Darcis e uno da Goffin.
C’era grande atmosfera, le due schiere di tifosi facevano un baccano d’inferno, ma in maniera folcloristica, coroegrafica, divertente. Fondamentalmente corretta. Ci sono stati quei rovesciamenti di fronte nel terzo set che sono sttai accolti con grandi grida e cori entusiasti, ora da una parte, ora dall’altra. Davvero la Coppa Davis è l’unica manifestazione in cui il doppio diverte, eccita, appassiona. Perfino nel quarto set, vinto 6-2 dai fratelli scozzesi, c’è stata una decina di minuti in cui non sono mancate le emozioni: Jamie Murray si è trovato sul 2-1 – subito dopo che Darcis aveva perso la battuta – a fronteggiare ben sette palle break, le prime tre consecutive sullo 0-40. Ma Darcis, che ormai era entrato in crisi, non ha praticamente risposto in sei occasioni, vanificando le brillanti risposte di Goffin che sui punti pari giocava adesso benissimo. Soprattutto un’orrenda steccata di rovescio a due passi dalla rete e dagli inermi fratelli ha affossato definitivamente ogni speranza di recupero.
“La piccola differenza alla fine l’ha fatta la diversa esperienza per chi aveva giocato il doppio insieme tutto l’anno– ha detto il capitano belga Van Herck – abbiamo avuto chances ma non le abbiamo saputo sfruttare. Volevamo giocare da dietro e fargli giocare tanti scambi…Credo che la tattica fosse giusta”. Beh, certo una tattica che ha messo in difficoltà Jamie che ha un dritto modestissimo e che se doveva scambiare da fondo si trovava a malpartito con Goffin e, all’inizio, anche con Darcis. Perso il secondo set i britannici hanno compiuto una modifica tattica che ha loro permesso di resituire un po’ più di serenità a Jamie Murray: Andy ha preso una posizione più difensiva quando toccava a Jamie rispondere: “Stando più indietro ho dato un po’ più di trnquillità a Jamie sulla risposta. Se io sto appiccicato alla rete lui è costretto a rischiare molto la risposta, perchè altrimenti gli avversari a rete hanno facilità a chiudere la volee tirandomi addosso…se io sto più indietro loro fanno più fatica a chiudere il punto anche se intercettano la sua risposta. E poi ho dato più tempo a Jamie di venire a rete, dopo la sua risposta. E’ stato infatti molto più veloce a raggiungere la rete dopo quel cambio tattico. Una volta che arriva a rete lui è davvero molto forte”.
Darcis ha smentito quella notizia che mi era giunta all’orecchio da fonte belga, e cioè che avesse dovuto praticarsi un’iniezione di cortisone al polso destro…ma si è presentato sul campo con una vistosa fasciatura che pareva quasi bloccargli tutto l’avambraccio destro. E nel finale a me è parso che non riuscisse a fare il solito movimento con il servizio. Di qui le conseguenze disastrose. Oggi ha negato di avere il problema. Che sia per non dare vantaggi agli avversari nel caso il match arrivasse all’improbabile 2 pari?
Intanto un componente della famiglia Murray, Jamie, ha fatto il suo dovere: conquistare un punto nella finale di Davis. Ora tocca a Andy completare l’opera che dai tempi delle Isole Britanniche in Davis sembrano tradizionalmente affidate a dei fratelli: i Renshaw alla fine dell ‘800, i Doherty agli albori del ’90, i Lloyd in occasione dell’ultima finale giocata dai Brit prima di questa (1978, persa contro gli USA), i Murray oggi. “E’ forse un’occasione unica per noi quella di giocare questa finale…abbiamo una doppia chance, prima io e poi se perdessi, chi giocherà sul 2 pari. Speriamo di saperne approfittare” Andy Murray dixit. Io credo che Andy non si farà sfuggire l’occasione per centrare, dopo la medaglia olimpica nel 2012, Wimbledon nel 2013, anche questa grande opportunità. Dopo di che alla Regina Elisabetta non resterà che nominarlo baronetto, Sir Andy Murray. Non è che ai sudditi scozzesi sia capitato tanto spesso. Sì a Sean Connery, si al pilota Jackie Stewart, ma per ora Andy è soltanto OBE, insignito dell’Order of British Empire. Chissà che una Coppa Davis che mancava al Regno Unito dal 1936, non gli porti l’onorificenza più ambita. Mi farà effetto chiamarlo Sir.
Per finire un’annotazioncina senza pretese con… le lenti del fan italiano nel caso in cui oggi Andy Murray conquisti la storica decima Coppa Davis che ai suo connazionali mancava dal 1936, 79 anni fa: se ciò avverrà – consentendogli di eguagliare il record di McEnroe nell’82 e Wilander nell’83, tutti vinti gli 8 singolari giocati nei quattro incontri di Davis – con lui tutti i quattro “Fab Four” si saranno tolti la soddisfazione di vincere almeno una volta la Coppa Davis. E questo significa che non si danneranno più l’anima per vincerne un’altra, egoistelli come sono un po’ tutti. Quindi via libera a tutti gli altri Paesi, Italia compresa. Se alla finale 2015 sono arrivati due nazioni semi-scassate come la Gran Bretagna e il Belgio, ci può arrivare benissimo anche l’Italia di Fognini, Seppi e Bolelli. Purchè si sbrighino però. Perchè loro non sono più dei bambini, Seppi e Bolelli ormai trentenni, Fognini a maggio 29enne…e alle loro spalle non si profila nessun vero “prospect”, anche se a sentire i nostri dirigenti federali “tutto va bene, madama la Marchesa salvo che…”.