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Gran Bretagna vs Belgio 3-1
[GBR] A. Murray b. [BEL] D. Goffin 6-3 7-5 6-3
Ci svegliamo con un cielo plumbeo su Gent, dopo una notte di tempesta. Sul tram che ci porta all’arena ci sediamo accanto ad una mamma di origini mediorientali, con il capo coperto dal tradizionale chador. Il figlio piccolo nel seggiolino di fronte scherza con una coetanea bionda, dai tratti chiaramente fiamminghi: una tenera scena di coesistenza tra culture diverse in Belgio dopo la tensione dei giorni scorsi. E poi salgono i tifosi british. Ci colpisce la percentuale di donne. Due di loro notano con un certo sdegno l’enorme manifesto pubblicitario di Tommy Hilfiger con Nadal in mutande. Il fuoriclasse spagnolo quando si parla di tennis te lo ritrovi sempre anche quando non c’entrerebbe niente. Alla stazione di Sint Pieters salgono anche i belgi e la linea 1 finisce per essere murata come sempre. Scattiamo per non rimanere imbottigliati nella folla, scordandoci che all’entrata la stampa ha un accesso privilegiato. Peccato che sia bloccato da un tavolo. Su alcuni dettagli l’organizzazione di questo evento non è certo stata impeccabile.
Ci aspettiamo di vedere il tennis in prima pagina sui principali siti d’informazione britannici, con la celebrazione dei fratelli Murray e di Andy in particolare, autore di una prova maiuscola in doppio. E invece no. A occupare i titoli delle sezioni sportive oltremanica c’è il pugile di origini irlandesi Tyson – nome evocativo per questa disciplina – Fury che a Dusseldorf davanti a 50mila persone ha conquistato il titolo dei pesi massimi contro la leggenda ucraina Wladimir Klitschko. Ma siamo sicuri che a breve gli occhi degli appassionati di sport britannici si sposteranno di nuovo sulle Fiandre. I giornali belgi credono invece in un altro miracolo dopo la rimonta da sotto 2-1 sull’Argentina in semifinale. Il francofono “7 Dimanche” – unico quotidiano locale che riusciamo a recuperare in una Gent in cui pure l’edicola è chiusa – cita il capitano Johan Van Herck “Pas Top, mai en Coupe Davis tout peut se passer” (non è la situazione migliore ma tutto è possibile). Sempre sullo stesso quotidiano Olivier Rochus sostiene che “David (Goffin) ha le chiavi per preoccupare Andy Murray”. Convinto lui.
Se in pochi danno delle chance a Goffin di impedire a Murray di vincere il suo terzo match in questa finale di Davis – come Pete Sampras 20 anni fa – e di sollevare l’insalatiera un motivo c’è. Il belga, n.16 del ranking ATP, nei due precedenti con lo scozzese non ha mai rimediato un set. Poche settimane fa negli ottavi di finale del Masters 1000, Goffin ha subito da Murray una severissima ripassata per 6-1 6-0. I due non si sono mai incontrati sulla terra. Il 25enne di Liegi lo ha ribadito in conferenza stampa ed evidentemente crede che questo fattore possa ribaltare la situazione.
Una volta calati gli ormai immancabili teloni si alzano decisamente i decibel della Flanders Expo. Gli altri componenti del team lasciano spazio ai due protagonisti di giornata: Andy Murray e David Goffin. L’atmosfera si scalda ulteriormente quando lo speaker annuncia il nome del n.1 belga. La marea rossa vuole trascinare il proprio beniamino all’impresa. Sulla panchina britannica notiamo l’assenza di James Ward, indiziato per giocare l’eventuale quinto match.
Murray comincia al servizio. Goffin lo vuole intimorire e sfodera subito nel primo scambio un bel vincente incrociato di dritto. Il pubblico belga non è troppo disciplinato e Murray è costretto a interrompere il lancio di palla un paio di volte. Lo scozzese riesce comunque a tenere il servizio. Nel gioco successivo Goffin concede già una palla break con una seconda a 133 km/h su cui si avventa Murray di rovescio. Ma il piccolo belga è bravo nel punto seguente a tirare fuori dal cilindro un vincente dritto al 31esimo colpo e poi a salvare il turno di battuta. Sul 2 pari è il nativo di Dunblane a rischiare di perdere il turno di servizio, giocando un po’ corto di dritto. Goffin però sulla palla break non approfitta di una seconda e Murray riesce a portare a casa la pelle ai vantaggi con un vincente seguito da pugnetto di auto-incoraggiamento. Goffin continua a mettere poche prime in campo – alla fine saranno solo il 51%- e così il due volte campione slam si procura tre palle break consecutive. Goffin annulla la prima ma non può nulla sul tracciante di dritto di Murray che sale sul 4 a 2. Il tennista vallone è ancora in difficoltà nel settimo gioco dove va sotto 15-40. Goffin però con coraggio cancella 3 set point e addossa su Murray la responsabilità di conquistare il parziale sul proprio servizio. Ma lo scozzese non ha problemi a prendersela e chiude per 6-2 con un dritto incrociato vincente dopo 48 minuti di gioco.
Le già flebili speranze di Goffin si riducono ad un lumicino dato che Murray quando ha vinto il primo set ha poi vinto tutti gli ultimi 61 match disputati. Ma il n.1 belga non conosce forse questa statistica e si fa più propositivo, procurandosi una palla break nel secondo gioco. La medaglia d’oro olimpica di Londra 2012 – che riceve un “time violation” sul 40-30 – si aggrappa a due prime potenti. Sul 1 a 1 Goffin ha ancora un complicato turno di battuta che riesce a mettere solo in cascina dopo 17 punti giocati e 2 palle break concesse. Da segnalare in questo gioco un pazzesco passante in avanzamento di Murray su una già precisa stop volley di Goffin nel 15esimo punto. Nonostante tutto, l’equilibrio nel parziale non si rompe. Murray tiene 3 turni di battuta a 0 ma anche Goffin ora è più solido. Nel cambio di capo sul 4-3 in suo favore il belga applaude il caloroso pubblico di casa che di conseguenza si galvanizza. In quello successivo si alza forte il coro “David, David!”. Goffin non si può certo lamentare del supporto. La svolta arriva sul 5 pari. Il belga stecca un paio di colpi e un concentrato Murray non si fa pregare e piazza il secondo break della partita: boato dei tifosi ospiti. Un orgoglioso Goffin riesce a salire 0-30 nel dodicesimo gioco ma alla fine Murray termina il set per 7-5 inventandosi un meraviglioso recupero di dritto.
Van Herck cerca di scuotere il suo giocatore in panchina ma la missione del minuto David sembra sempre più impossibile. E già nel game d’apertura deve fronteggiare una palla break. Esce però dall’intricata situazione con un brillante rovescio lungolinea. Avanti 1 a 0 e servizio Murray, Goffin si getta in avanti prendendosi 2 possibilità di vincere il turno di risposta. I campione britannico sfoga la sua rabbia imprecando e riceve un warning per oscenità. Il belga spreca la prima palla break ma sulla seconda Murray sotterra il dritto in rete. Gofffin conquista dunque il suo primo break dopo 2 ore e 16 di gioco. Il belga ora insiste con successo sulla diagonale del dritto. La sua gioia e quella dei suoi fans dura poco tuttavia perché lo scozzese recupera subito lo svantaggio e si riporta sul 2 pari – nonostante qualche polemica del belga sul 30 pari del quarto gioco per un overrule del giudice di sedia Maria. Risuona il suo feroce “Come on!” nel catino della Expo Flanders. Pare esserci comunque sicuramente più partita sulla terra di Gent. Lo dimostra il fatto che Goffin ha un altra palla break sul 3 a 2 in suo favore. Ma è solo un illusione perché nel gioco successivo Goffin si trova sotto 0-40 dopo un paio di seconde troppo morbide e un rovescio sbagliato inopinatamente. Murray colpisce una delle sue solite risposte aggressive e realizza un break apparentemente definitivo che lo porta sul 5-3. E non solo apparentemente perché Murray chiude l’incontro subito dopo al secondo match point con uno dei suoi marchi di fabbrica, il lob di rovescio, in due ore e 54 minuti.
La Coppa Davis va alla Gran Bretagna – o, per meglio dire, alla Scozia visto chi ha portato tutti i punti qui a Gent – a 79 anni di distanza dalle gesta del mitico Fred Perry. Andy Murray, one-man show di questa giornata trionfale, si getta a terra con le mani sul viso a coprire le lacrime. Tutti i compagni di squadra lo raggiungono. Quando si rialza ha una union jack a coprirgli la schiena. “Non mi sono mai sentito così bene!” afferma durante l’intervista in campo. Una dichiarazione significativa per un giocatore che è già stato capace di vincere da favorito del pubblico, con tutte le pressioni che ne conseguono, Wimbledon nel 2013 – anche in quel caso soppiantando dal libro dei record Fred Perry – e la medaglia d’oro olimpica a Londra l’anno prima. La Coppa Davis però ha sempre il suo fascino. E, nonostante questa finale in tono minore, è difficile negarlo.