Lo scorso ottobre, Danka Kovinic ha raggiunto la prima finale di un torneo WTA. Purtroppo per lei le lacrime di gioia versate dopo la semifinale di Tianjin (“Sono troppo felice”), non sono state replicate dopo l’atto conclusivo del torneo cinese, dato che si è dovuta inchinare di fronte ad Agnieszka Radwanska che l’ha sconfitta nettamente con il punteggio di 6-1 6-2. La tennista montenegrina era ugualmente soddisfatta al termine del match. Un quotidiano del suo paese è riuscito a contattarla telefonicamente e ad intervistarla, poco prima della sua partenza dalla Cina per rientrare in Europa, le ha chiesto se l’emozione le avesse giocato qualche brutto scherzo considerato il severo punteggio finale.
“No, non ero emozionata. Ero felice di giocare contro una top ten e di poter lottare per il titolo. Penso che avrei opposto maggiore resistenza se fossi stata più riposata. Però da giovedì avevo giocato sempre match finiti al terzo” ha risposto la Kovinic. In effetti prima delle lacrime dopo la vittoria in tre set contro la Jovanovski, Danka era stata costretta al terzo set sia agli ottavi che ai quarti.
Lacrime, quelle sul volto della giovane atleta (ha compiuto 21 anni lo scorso 18 novembre), non certo ingiustificate.
“In quel momento credo che mi sia venuto in mente tutto quanto. Quanto ho lavorato duramente, alzandomi presto al mattino per andare ad allenarmi, che la temperatura fosse -10° oppure + 35°. E soprattutto, quanti tornei ho dovuto giocare prima di arrivare alla mia prima finale WTA“.
La finale raggiunta in Cina è la ciliegina sulla torta di quella che è stata la migliore stagione della Kovinic. Dopo dei buoni risultati a livello juniores (n. 5 della classifica mondiale nel 2012, quando è anche arrivata in finale al Bonfiglio) e dopo aver vinto complessivamente 7 tornei ITF, quest’anno la montenegrina si è fatta notare a livello WTA, raggiungendo i quarti di finale in ben 4 occasioni – a Charleston, Praga, Bucarest e Bad Gastein – prima dell’exploit di Tianjin. Inoltre, dopo che lo scorso anno era riuscita per la prima volta ad entrare nel tabellone principale di uno Slam (a Parigi), quest’anno è arrivata per tre volte al main draw di un Major (solo in Australia è stata eliminata nelle qualificazioni) e due volte ha superato il primo turno (a Parigi e a New York).
Grazie anche ai punti conquistati a Tianjin l’atleta montenegrina ha fatto un bel salto in avanti in classifica, arrivando a raggiungere il suo best ranking al n. 56 WTA e concludendo la stagione solo un gradino più sotto, in 57esima posizione.
Best ranking a cui ovviamente ha fatto riferimento, quando le è stato chiesto cosa portava con sé dalla trasferta asiatica, doveva aveva giocato ben 4 tornei consecutivi (Guangzhou, Wuhan, Pechino e Tianjin) e conquistato 213 dei suoi 978 punti complessivi.
“Beh, sicuramente mi porto dietro la mia prima finale ed il mio miglior ranking. Ma anche il match a Wuhan contro la Vinci, che è stata finalista nell’ultimo Slam, e la possibilità di allenarmi con giocatrici più esperte, una cosa che aiuta molto a migliorarsi. In particolare, giocando sul cemento, ho migliorato nei tempi di reazione alla risposta al servizio e negli scambi prolungati da fondo” ha detto la Kovinic, che ha nel servizio (ha piazzato 155 ace in 321 turni di battuta in questa stagione) e nel dritto le armi migliori.
La Kovinic, nata a Cetinje ma cresciuta a Herceg Novi, ha iniziato a giocare nel club locale a sette anni e mezzo anche se “mi allenavo contro il muro della nostra casa da quando avevo cinque anni e i miei mi avevano comperato una racchetta di plastica”. A undici anni è andata a giocare a Belgrado perché in Montenegro non c’erano tornei di livello adeguato e dove ha incontrato Veljko Radojicic, che è diventato il suo allenatore e la segue tuttora.
Veljko Radojicic non è un allenatore qualunque; non solo è stato allenatore proprio di quella Jovanovski battuta in Cina ma anche di Jelena Jankovic, che ha lavorato con lui dai 9 ai 18 anni e che è l’idolo di Danka.
“Jelena è il mio idolo, la mia stanza era tappezzata di suoi poster, ritagliavo le sue foto dai giornali, ero letteralmente pazza di lei ” aveva raccontato tempo fa la giovane montenegrina. “È stato Veljko a farci conoscere. Quando ero piccola guardavo i suo allenamenti e al mio primo Slam juniores a Parigi, nel 2010, Jelena mi è stata molto vicina, chiacchieravamo insieme, mi portava fuori a cena. Lei e sua madre guardavano i miei match e io avevo i biglietti per guardare le sue partite. È veramente una ragazza super”.
Tra gli obiettivi principali per il 2016 Danka ha indicato proprio il torneo con cui di fatto si apre l’anno, gli Australian Open, l’unico Slam in cui quest’anno non è riuscita a qualificarsi per il tabellone principale. Ma non solo.
“Vorrei riuscire ad andare più avanti di quello che ho fatto sinora nei tornei del Grande Slam“. Ma la cosa che mi renderebbe più felice sarebbe quella di qualificarmi per le Olimpiadi in Brasile . Per riuscirci è necessario che sia attorno alla 60esima posizione a fine giugno, quando si deciderà chi sarà ammesso“.
Danka è di Cetinje, la città montenegrina che ha dato i natali anche a Elena del Montenegro, sesta figlia del re Nicola I e regina d’Italia dal 1900 al 1946, in qualità di consorte di Vittorio Emanuele III di Savoia. E fu proprio a Cetinje che il tennis montenegrino mosse i suoi primi passi. Nel 1894 a Cetinje, che a quel tempo era la capitale della nazione, si disputò un torneo di tennis che vide partecipare i membri della famiglia reale, gli ufficiali della flotta mediterranea britannica ormeggiata nella baia delle Bocche di Cattaro ed i diplomatici europei della capitale montenegrina.
Ma nonostante le sue nobili e lontane origini, il tennis nel Montenegro è una piccola realtà.
Basti pensare che la Federazione di tennis montenegrina, nell’ambito di quella jugoslava, nacque appena nel 1978, formata da 6 club con circa un centinaio di soci in totale. Attualmente i club affiliati alla Federazione sono 47, per un totale complessivo di poco più di 200 giocatori agonisti, pressoché tutti a livello juniores. E a livello professionistico ovviamente la presenza non può che essere proporzionale alle dimensioni del movimento nazionale.
Nelle classifiche mondiali ci sono complessivamente quattro rappresentanti del Montenegro: a livello WTA oltre alla Kovinic c’è Ana Veselinovic, 27 anni, n. 768 del mondo; nel circuito maschile ci sono il n. 626 Ljubomir Celebic, 24 anni, ed il ventenne Igor Saveljic, n. 1576 ATP.
“Cerchiamo di aiutare Danka per quanto possibile. Siamo riusciti, ad esempio, a farle avere un contributo dal Comitato Nazionale Olimpico in quanto atleta di interesse olimpico. Vorremmo fare di più, ma i nostri mezzi sono limitati. Basti pensare che quest’anno il nostro budget era di 21.000 euro e solo le affiliazioni internazionali obbligatorie ci sono costate 10.000 euro” ha dichiarato nei giorni scorsi, dopo la finale raggiunta dalla Kovinic, il presidente della Federtennis montenegrina Dimitrij Rasovic. Del resto parliamo di un paese di soli 620.000 abitanti (la metà della popolazione di Milano) dove gli sport di squadra la fanno da padrone. Partendo dal calcio (i nomi di Savicevic, Vucinic e Jovetic dicono sicuramente qualcosa agli appassionati italiani), passando per il basket (il famoso allenatore Bogdan “Boscia” Tanjevic è montenegrino, è cresciuto in Montenegro anche Ratko Radovanovic, pivot della nazione jugoslava che vinse l’oro a Mosca nel 1980, e infine fino ai 14 anni giocava nei campetti della capitale Podgorica Nikola Mirotic, attuale giocatore dei Chicago Bulls e campione europeo con la Spagna, in quanto naturalizzato spagnolo), per la pallamano (la nazionale femminile è stata vicecampione olimpica e campione d’Europa nel 2012) e arrivando infine alla pallanuoto, dove il Montenegro è una potenza mondiale (argento ai Mondiali 2013, oro agli Europei 2008 e argento agli Europei 2012, quarto posto nelle ultime due edizioni delle Olimpiadi).
Insomma, in una nazione in cui gli sportivi sono molti, i tennisti sono pochi.
Nel suo piccolo, però, il tennis della nazione balcanica ha avuto lo scorso ottobre una settimana da ricordare.
Contemporaneamente infatti all’impresa della Kovinic, anche Ljubomir Celebic ha ottenuto il suo miglior risultato in carriera, vincendo il suo primo torneo ITF, un Future da 10.000$ a Santa Margherita di Pula, in Sardegna.
Se da un lato i risultati della giovane tennista montenegrina appaiono perciò ancora più sorprendenti considerate le piccole dimensioni del movimento tennistico da cui proviene, dall’altro invece non stupiscono in assoluto, se si osserva che due grandi agonisti del tennis maschile sono originari proprio di quelle parti. Il n. 1 del mondo Novak Djokovic, la cui famiglia è originaria della cittadina montenegrina di Niksic, e Milos Raonic, nato a Podgorica ma trasferitosi in Canada all’età di 3 anni. Dei due, è ovviamente il fuoriclasse serbo ad avere un grande seguito in Montenegro.
Che sia giunto il momento per gli appassionati di tennis del Montenegro di avere finalmente una loro atleta nel tennis che conta? Magari già alle Olimpiadi del prossimo anno, come sogna Danka…