Tra gli obiettivi 2016 del n.1 del mondo Novak Djokovic ci sono le Olimpiadi di Rio. Il fuoriclasse serbo ha dichiarato che punta a vincere finalmente l’oro olimpico, dopo che in entrambe le precedenti partecipazioni la sua corsa si è fermata in semifinale, sempre sconfitto dal futuro campione olimpico. Nel 2008 a Pechino fu infatti battuto da Nadal, conquistando poi la medaglia di bronzo con la vittoria su Blake nella finale per il terzo posto. Nell’ultima edizione di Londra 2012 fu invece Murray a stopparlo in semifinale, e non ebbe neanche la consolazione di un’altra medaglia olimpica, dato che fu sconfitto da del Potro nella “finalina” per il bronzo.
Uno che invece l’oro olimpico sa molto bene come si vince è Nicolas Massu. Il tennista cileno ai giochi Olimpici di Atene 2004 trionfò sia nel torneo di singolare che nel torneo di doppio, in coppia con il connazionale Fernando Gonzales. Una doppietta che gli ha permesso di entrare nella storia del tennis, dato che è il primo, e sinora l’unico, giocatore ad essere riuscito nell’impresa. In singolare Massu, testa di serie n. 10 e n. 14 ATP ai tempi, dopo aver battuto Kuerten e Spadea, fece l’exploit nei quarti di finale battendo in due set il n. 3 del seeding e n. 4 del mondo Carlos Moya.
Il torneo fu caratterizzato dalla precoce eliminazione di tutti i grandi favoriti e nessuno delle prime otto teste di serie riuscì a raggiungere la semifinale, dove il più alto del seeding era proprio Massu. Evento talmente inusuale nel tennis, considerato il sin troppo ligio rispetto delle gerarchie, da far sorgere più di qualche dubbio sul reale interesse del gruppone dei migliori all’evento. Ad Atene tra Federer, Roddick, Ferrero, Henman, Safin, Schuttler, Moya e Grosjean, solo questi ultimi due arrivarono ai quarti ed entrambi persero contro un cileno. Fu “mano de piedra” Fernando Gonzales a superare Grosjean in tre set, mentre Moya venne sconfitto appunto da Massu in due. E gli altri? Federer battuto al secondo turno dal giovanissimo Berdych; Roddick eliminato da Gonzales dopo un incontro “epico” contro Tommy Haas; Henman e Schuttler fatti subito fuori da Jiri Novak e Igor Andreev che neanche si presenterà al secondo turno; Ferrero superato da Fish, che arriverà fino alla finale; Safin trafitto da Feliciano Lopez.
Il cileno seppe sfruttare alla perfezione la situazione, battendo in semifinale Taylor Dent, n. 28 al mondo, e poi in finale in cinque set Mardy Fish, che in semifinale aveva avuto la meglio sul suo compagno di doppio alle Olimpiadi e grande amico Fernando Gonzales (che si consolò vincendo il bronzo).
Altrettanto clamorosa fu la vittoria in doppio di Massu e Gonzales, che non erano compresi tra le 8 teste di serie. Dopo la vittoria all’esordio sulla coppia della Bahamas Knowles/Merklein i due tennisti cileni sconfissero la coppia argentina, testa di serie n. 6, Etlis/Rodriguez e poi nei quarti riuscirono nell’impresa di superare i gemelli Bryan, grandi favoriti e coppia n.1 del seeding. Anche in questo torneo i pronostici non furono minimamente rispettati: in semifinale delle teste di serie arrivò solo la n. 5, la coppia indiana Bhupathi/Paes. Massu e Gonzales sconfissero poi in semi la coppia croata Ancic/Ljubicic, che non era tra le teste di serie, ma che solo un anno dopo avrebbe vinto tutti e quattro i match di Davis nel vittorioso cammino della Croazia verso la sua prima (e ad oggi unica) insalatiera. In finale, infine, ebbero la meglio in 5 set sui tedeschi Schuttler/Kiefer, che avevano battuto Bhupathi/Paes.
Già eccezionale a livello tennistico, l’impresa di Massu lo diventa ancora di più se si considera che quelle due medaglie d’oro sono ancora adesso le uniche conquistate dal Cile alle Olimpiadi. Per capire cosa abbia rappresentato questo risultato per il paese sudamericano, basterà ricordare che Massu e Gonzales al rientro in patria dopo la vittoria olimpica furono accolti da 6.000 tifosi e poi ricevuti dal presidente cileno Ricardo Lagos che volle congratularsi con loro di persona. Un trionfo che evidentemente era scritto nel destino di Massu, se si considera che la vittoria in Grecia ha un’altra caratteristica di assoluta eccezionalità con riferimento alla sua carriera. Analizzando infatti i risultati ottenuti dal tennista di Vina del Mar si scopre che ha vinto 5 tornei ATP e tutti sulla sua superficie preferita, la terra rossa. Ad Atene invece vinse sul cemento!
Ma il campione cileno detiene anche un altro, piccolo, primato: è stato il primo giocatore sconfitto da Djokovic in una finale ATP. Accadde nel luglio del 2006 ad Amersfoort, in Olanda, dove il 19enne belgradese sconfisse in finale proprio il cileno, a quei tempi n. 37 ATP, in due set molto combattuti: 7-6, 6-4 il punteggio finale per il giovane serbo, che con quella vittoria fece il suo ingresso tra i primi 30 giocatori del mondo (n. 28).
E proprio per questo il sito serbo “Alo” lo ha intervistato in esclusiva, chiedendogli per prima cosa di quella finale persa 9 anni e mezzo fa.
“Novak era incredibile già allora. Sul serio. Era un ragazzino ma capii subito che sarebbe diventato uno dei migliori giocatori del mondo. Lo guardai giocare in semifinale e mi resi immediatamente conto che in finale sarebbe stata dura. Perciò non fui stupito dalla sconfitta in finale. Chiaro, non mi fece piacere, ma non fu una clamorosa sorpresa” ha detto “el vampiro”, come veniva chiamato Massu nel circuito. Nell’intervista, il cileno ha rivelato anche l’origine di questo curioso soprannome. “Da ragazzo, un amico diceva assomigliassi ad un vampiro e iniziò a chiamarmi così. La cosa si diffuse tra gli altri amici e dopo arrivò anche nel circuito ATP” ha raccontato il 36enne di Vina del Mar.
Non poteva di conseguenza mancare una domanda sulle possibilità di Djokovic di conquistare l’oro olimpico, uno dei pochi trofei che manca alla sua collezione. “Non vedo il motivo per cui Novak non possa riuscire a conquistare l’oro a Rio il prossimo anno. È il grande favorito e al posto suo farei anche un pensierino al doppio, perché non è tutto nel talento, ma nella testa, ovvero nella mentalità e nell’approccio all’allenamento. E in questo Djokovic è il più forte. È veloce. Gioca in maniera fantastica da fondo, è incredibile quanto sia riuscito a migliorare la battuta, è pieno di autostima. Non mi ricordo di qualcuno che abbia avuto un’annata come la sua. È sicuramente uno dei più grandi. Per quanto ne so, lui è uno che vuole vincere tutto, perciò solo un evento del tutto straordinario può impedirgli di vincere, non solo a Rio ma anche al Roland Garros” ha dichiarato Massu.
Parole che oltre a rappresentare l’ennesimo riconoscimento alla straordinaria stagione di Nole, supportano ed avvalorano la scelta di Djokovic di giocare in coppia con Zimonjic il doppio olimpico a Rio. I due serbi si conoscono da molto tempo, hanno già giocato assieme in Coppa Davis (in 5 occasioni, l’ultima quest’anno nella vittoria per 5-0 della Serbia sulla Croazia) e quindi l’affiatamento non dovrebbe essere un problema.
Come non lo era per Massu, che giocò il doppio con un amico di lunga data come Fernando Gonzales, con cui aveva già giocato e vinto gli US Open juniores nel 1997 e con cui giocò 13 volte in Davis, per un totale di 9 vittorie e 4 sconfitte, miglior coppia di sempre del Cile. Un’amicizia, quella tra “el vampiro” e “mano de piedra” che dura tuttora. “Naturalmente siamo in contatto ancora oggi. Ci conosciamo da quando eravamo ragazzini, abbiamo vinto l’oro olimpico insieme. Anche le nostre famiglie si frequentano, siamo stati insieme proprio pochi giorni fa a Las Vegas” ha raccontato Massu in merito al rapporto che lo lega all’ex n. 5 del mondo.
Massu invece in carriera è arrivato sino alla posizione n. 9 ATP, best ranking raggiunto nel settembre 2004, proprio in seguito alla vittoria olimpica. Vincitore, come detto, di 6 tornei (comprese le Olimpiadi) e finalista in altre 9 occasioni, il cileno – classe 1979 – si è ritirato nel 2013, dopo che già da qualche anno era scivolato nelle retrovie della classifica ATP. Dopo dieci anni di permanenza pressoché costante nella top 100, vi era infatti uscito definitivamente nel giugno 2010. Da quel momento il declino è stato rapido: nel maggio 2011 è stato per l’ultima volta tra i primi 400 giocatori e poi si è barcamenato per un paio d’anni tra la 500esima e la 600esima posizione mondiale, prima di sprofondare ulteriormente in classifica e chiudere definitivamente la carriera nel luglio del 2013. E festeggiando l’addio al tennis con una esibizione nel novembre successivo a Santiago, alla quale partecipò proprio Djokovic, assieme a Nadal e Nalbandian.
Ma ora, dopo due anni e mezzo, è desideroso di rientrare nel circuito sotto una nuova veste, quella di allenatore. “Sto pensando di ritornare come coach. Mi manca la vita del circuito e penso di essere pronto per lavorare con qualcuno” ha dichiarato in conclusione Massu. Magari qualche giocatore nel circuito è il caso che inizi a farci un pensierino: avere al proprio fianco un doppio oro olimpico proprio nell’anno delle Olimpiadi potrebbe rivelarsi una grande idea…