Proprio alla fine della stagione, al Masters 1000 di Paris-Bercy, Viktor Troicki è tornato a far parlare di sé.
Grazie a due convincenti vittorie, contro l’americano Sock e lo spagnolo Feliciano Lopez (n.15 ATP), è arrivato sino agli ottavi di finale del torneo parigino, dove ha poi perso un match tirato contro il n. 4 del mondo Stan Wawrinka 6-4, 7-5.
Il quotidiano serbo “Vecernje Novosti” ha chiesto al tennista serbo cosa ne pensasse della sua stagione, iniziata con molte aspettative dopo che lo scorso anno, al rientro dalla controversa squalifica di 12 mesi per essersi rifiutato di sottoporsi ad un controllo antidoping durante il torneo di Montecarlo, dalla posizione n. 847, che aveva quando in luglio ha disputato il suo primo torneo post squalifica era riuscito a risalire in 5 mesi sino alla soglie della Top 100 e infine a rientrarvi proprio a partire dall’anno nuovo (n. 94). Una stagione che non si può certo definire negativa quella del giocatore serbo, considerato che ha vinto il suo secondo torneo ATP in carriera e concluderà l’anno tra i Top 25, ma che è stata caratterizzata da un andamento altalenante e che, per come si era messa ad un certo punto, alla fine dei conti gli ha lascia un po’ di amaro in bocca.
Il 29enne belgradese aveva infatti iniziato l’annata molto bene, con la vittoria nell’ATP 250 di Sydney provenendo dalla qualificazioni. A seguire, sempre sul cemento, dopo il terzo turno agli Australian Open aveva poi raggiunto in un paio di occasioni i quarti di finale, risultati che gli avevano consentito di rientrare tra i primi quaranta giocatori del mondo. In primavera però si eclissava un po’ e sulla terra riusciva a superare più di due turni solo a Roma (sconfitto da Nihisikori negli ottavi). Bastava quel poco però – dato che non aveva punti da difendere – per risalire addirittura nella top 30, per la prima volta dall’ottobre 2012. Ma ecco che Troicki tornare a brillare – e molto – sull’erba, con la finale a Stoccarda, la semifinale ai Queens e poi gli ottavi a Wimbledon.Gli exploit sul manto verde gli consentivano un ulteriore balzo in classifica: tornava tra i top 20 dopo quasi 4 anni (l’ultima volta era accaduto nel novembre 2011).
Il periodo buio della squalifica era finalmente alle spalle e Troicki poteva addirittura cominciare a fare un pensierino a migliorare quel best ranking al n. 12 del giugno 2011 e di conseguenza alla top 10. Ma proprio nel suo momento migliore, Troicki si è avvitato su sé stesso.
Non si sa se siano state le due cocenti sconfitte consecutive al quinto set, a Wimbledon contro Pospisil e in Coppa Davis contro Delbonis, dopo che in entrambe le occasioni era in vantaggio per due set a zero, ad aver avuto un effetto devastante su di lui, ma sta di fatto che nei tornei successivi sul cemento americano, pre US Open, non è mai riuscito a superare il primo turno.
E quando sembrava finalmente essersi rimesso in careggiata con le due vittorie consecutive a Flushing Meadows, ecco arrivare una nuova, dolorosa, sconfitta al quinto set nei sedicesimi contro Young, anche in questo caso dopo essersi ritrovato con due set di vantaggio (curioso notare come tutti e quattro match del 2015 di Troicki finiti al quinto hanno visto prevalere il giocatore che era sotto di due set: il serbo ha perso i 3 match citati, ma aveva vinto in rimonta in marzo il match di Davis contro il giovane croato Coric che si era trovato in vantaggio per 6-4 6-1).
Così Troicki si eclissa di nuovo: prima di Parigi, nei cinque tornei disputati dopo New York non è riuscito a vincere due match di fila. Di conseguenza la sua ascesa in classifica si è fermata a quella posizione n. 19 raggiunta ad inizio agosto. Anzi, è iniziata anche una piccola marcia indietro fino alla casella n. 27 in cui si è ritrovato quanto è arrivato a Parigi, che fortunatamente è riuscito ad interrompere grazie alle due vittorie in terra francese. Vittorie che gli hanno permesso di finire l’anno in 22esima posizione, eguagliando così il suo miglior piazzamento a fine stagione ottenuto nel 2011.
Ma in tutto questo, quello che colpisce è l’andamento sinusoidale della sua stagione, che risulta evidente dalla percentuale di vittorie nei diversi periodi (n.b. sono stati presi in considerazione solo i match nei tornei ATP, comprese le qualificazioni a Brisbane e Sydney, ed esclusi i match di Coppa Davis):
gennaio-marzo, 18 vittorie e 7 sconfitte in 8 tornei (uno vinto) -> 72%
aprile-maggio, solo 4 vittorie su 10 match disputati in 6 tornei -> 40%
giugno, 10 vittorie su 14 incontri in 4 tornei -> 71%
agosto-ottobre, in 10 tornei, 4 vittorie su 14 match -> 29%
La prima cosa che gli è chiesta dal giornalista del quotidiano serbo è stata proprio quella di commentare il particolare andamento della sua stagione.
“È vero, quest’anno è stato caratterizzato da diversi alti e bassi. Ho giocato anche delle buone partite, l’inizio è stato ottimo, ma la seconda metà dell’anno è stata piuttosto debole. Dopo diversi mesi, ho finalmente giocato nuovamente dei buoni match al Masters 1000 di Parigi e sono contento di questo. Mi dispiace però di essermi “fermato” dopo Wimbledon” ha dichiarato Troicki, a cui è stato chiesto se ci fosse una spiegazione per il calo di prestazioni avuto dopo i Championship.
“Semplicemente, è subentrata la stanchezza. Non ho avuto pause durante l’anno, ho viaggiato molto, e in questo senso ho fatto dei grossi errori di programmazione Sono arrivato alla saturazione. E di conseguenza non ho potuto dare il massimo fino all’ultimo torneo dell’anno” ha detto il tennista serbo, che nel 2010 con la vittoria su Llodra nel match decisivo permise alla sua nazione di vincere per la prima (e per ora unica) volta la Coppa Davis. Proprio lui che è per metà russo. I genitori di papà Aleksandar, nonna Irina e nonno Viktor – da cui ha preso il nome – erano infatti entrambi russi: arrivarono in Serbia da piccoli con le rispettive famiglie, che emigrarono dalla Russia in seguito alla rivoluzione bolscevica del 1917.
A Troicki, che compirà 30 anni il prossimo 10 febbraio, è stato poi chiesto quali sono i suoi piani per la prossima stagione.
“Stare bene e giocare un buon tennis! Avrei dovuto concludere già questa stagione tra i primi 20, ma non ho giocato il mio miglior tennis quando era necessario. Avessi vinto anche solo quelle due partite che non dovevo perdere – chiaro il riferimento ai due match persi negli ultimi due Slam stagionali citati in precedenza: gli ottavi di finale a Wimbledon ed i sedicesimi a New York, nei quali è uscito sconfitto dopo essere stato in vantaggio due set a zero – avrei raggiunto il mio obiettivo. Però, quando era più importante farlo, non ho giocato al livello necessario” ha risposto il tennista belgradese. Dimostrando di saper far di conto, dato che in effetti vincendo i match contro Rosol e Young avrebbe guadagnato ulteriori 270 punti ATP (180+90), che sommati ai 1487 effettivamente ottenuti in stagione gli avrebbero consentito di finire l’anno al diciassettesimo posto della classifica mondiale. In realtà a Troicki sarebbe bastato non imitare Nadal, clamorosamente sconfitto da Rosol in cinque set sull’erba dei Championship nel 2012, per rendere memorabile la sua stagione. Battendo il 30enne tennista ceco avrebbe raggiunto i primi quarti di finale in uno Slam e concluso comunque l’anno per la prima volta – lui che ha fatto il suo ingresso nella classifica ATP a 17 anni, nel giugno 2003, ed è diventato professionista nel 2006, in seguito alla decisione di tentare la carriera tennistica invece di andare a studiare e giocare in un college americano – tra i primi venti giocatori del mondo.
Non poteva mancare una domanda sull’argomento che evoca a Troicki gli spiacevoli ricordi della squalifica e del conseguente stop dall’attività agonistica, quello del controllo antidoping. Gli è stato chiesto se, dopo quello che è accaduto, ora si sottopone ai controlli con maggiore preoccupazione.
“No, quella storia è alle spalle! Naturalmente vengo controllato e, come allora, sono sempre risultato negativo” ha replicato brevemente Troicki.
Che successivamente, sempre al giornale serbo, ha rivelato i suoi obiettivi per il 2016.
“Voglio entrare nella top ten. Lo desidero da diverso tempo e spero di raggiungere questo traguardo il prossimo anno. Un altro obiettivo è qualificarmi alle ATP Finals. E se finisco l’anno tra i primi dieci ci sono molte possibilità che ci riesca. Lo vorrei molto“.
Riuscire ad arrivare lì in alto – più in alto di dove sia mai arrivato – e diventare uno degli 8 “Maestri” di fine stagione, sarebbe per Troicki il miglior completamento del comeback dopo la squalifica ed anche il modo migliore per mettersi definitivamente alle spalle quello spiacevole capitolo della sua carriera.
E chissà, magari così potrebbe non solo accettare finalmente l’accaduto, ma anche perdonare e addirittura ringraziare per quanto avvenuto quel 15 aprile 2013 a Montecarlo. Perché proprio da quella vicenda ha trovato dentro di sé la forza per raggiungere i suoi obiettivi più ambiziosi.
Una forza che, forse, non sapeva nemmeno di possedere.