Divertissement liberamente shakesperiano. Dramma semiserio in tre atti e sonetto. Ovvero di come Murray (Lady Muzza) alfine sconfisse le proprie paure ed ascese al trono d’Inghilterra superando l’insidioso sovrano serbo
Molto rumore per Muzza
(anche noto come Lady Muzzbeth)
Personaggi
I regnanti:
Re Ruggero
Rafa Gambadilegno
Joker Nole
Lady Muzza
Gli aspiranti al trono:
Jurek Jagellone
Bernardo Paguro Beffardo
Ernesto Bracciodoro
Grigor Samsa detto ‘il bulgaro’
Milos di Montenegro
I comprimari:
Il bandito Steve
Il bandito Sergi
Il vecchio Tommy
Il vecchio Misha
Gli altri:
Giammartino Cannonaro
Il Nando Furioso
Davide
Tutti personaggi sono vestiti in sfarzosi abiti elisabettiani rigorosamente bianchi.
Prologo lungo
In scena Re Ruggero e Rafa Gambadilegno
Re Ruggero: “Ah! Il mio regno. Quanto mi è mancato e qual gioia mi porta al cuore posar lo sguardo sui verdi manti erbos…”
Rafa Gambadilegno: “Ok, maestà. Siamo arrivati a casa sua. Io ora però mi congedo che devo prepararmi. Come sa ho avuto poco tempo, impegnato com’ero nella vittoriosa campagna di Francia. Ci si vede mercoledì.”
Re Ruggero: “Vuoi dire domenica.”
Rafa Gambadilegno: “No, mercoledì. Il programma così recita quest’anno. Che ha maestà? La vedo pallido.”
Re Ruggero: “Una sedia. Fatemi sedere che mi gira tutto. Mercoledì… ossignore…”
Rafa Gambadilegno si allontana per prendere una sedia.
Entrano Il bandito Steve ed il bandito Sergi.
Steve: “Non mi è chiaro, io sono Steve o Sergi?”
Sergi: “Che importa? Non fa differenza. Credo.”
Steve: “Deh! A nessuno importa dei bricconi che si nascondono nell’ombra a tendere agguati ai ricchi crapuloni di passaggio. Chi si ricorderà di noi domani? Chi si preoccuperà dei nostri figli? Chi scriverà la nostra storia? Nessuno. Dopo aver fatto tremare i pezzi grossi spariremo nell’ombra come da cui siamo arrivati. Fa quello che devi fare ed esci in silenzio. Ecco il nostro destino.”
Sergi: “Eh?”
Il bandito Steve si guarda attorno. Vede Rafa Gambadilegno intento a portare con sè una sedia.
Steve: “Non fa nulla. Vedo un ricco messere laggiù. Vado e torno. Tu aspetta qua.”
Steve si avventa sul malcapitato come una furia.
Rafa Gambadilegno: “Ohibò! Mi aggrediscono! Aita! Non posso difendermi nelle mie precarie condizioni di salute. Aiuto! Accorruomo! Lei non sa chi sono io!”
Steve: “Signor mio io la conosco bene. Otto volte re di Francia. Ed è per questo che l’attacco con tal ferocia. In nome del popolo e della rivoluzione io dico: muori.”
Steve trafigge Rafa con uno stiletto. Rafa si accascia.
Rafa Gambadilegno: “Muoio. Colpito a tradimento sul suolo nemico in un attimo di distrazione. E non è neanche il primo atto.”
Intanto Sergi si è spostato di lato al palco guardando in platea dall’alto in basso. Di tanto in tanto lascia cadere un fiotto di saliva di sotto e ride compiaciuto.
Steve: “Ho fatto la mia parte per il popolo e per la rivoluzione. Ora tocca te, Sergi.”
Silenzio.
Steve: “Sergi?”
Sergi: “Ah, io sono Sergi? Pensavo di essere Steve, scusa.”
Steve: “Che stai facendo?”
Sergi: “Ammazzo gli scarafaggi con lo sputo.”
Steve: “Lodevole.”
Sergi ride. Steve lo guarda.
Sergi: “Che c’è?”
Steve indica Re Ruggero con lo sguardo.
Sergi: “Ah. Oh. Già! Vado.”
Steve: “Va.”
Sergi si avvicina a Re Rugero e lo pugnala alla schiena prima che questi possa alzare lo sguardo.
Re Ruggero: “Ma come? Ma perchè? Io sono il re. Incontrastato sovrano di queste terre. Che diamine stai facendo? Come osi? Mi pugnali? Per che cosa? Ma chi sei?”
Sergi si volta verso Steve.
Sergi: “Questo fa un sacco di domande. Che faccio?”
Steve: “Rispondi ad una ad una, poi ammazzalo e filiamo che si sta facendo tardi.”
Sergi si rivolge a Re Ruggero.
Sergi: “Io sono Steve e…”
Steve: “Sergi, tu sei Sergi.”
Sergi: “Ah, già. Dicevo. Io sono Sergi. Sono qui per giustiziarti Re Ruggero per… per… non ricordo.”
Steve: “Per il popolo e per la rivoluzione. O diamine. Spicciati.”
Sergi: “Giustiziarti per il popolo e per la rivoluzione. E… quali erano le altre domande?”
Re Ruggero esala l’ultimo respiro e si accascia al suolo.
Sergi: “Non si muove più.”
Steve: “Bene.”
Sergi: “Bene? Sicuro?”
Steve: “Altrochè. Il nostro dovere è fatto. Ora filiamo.”
I due si allontanano.
Sergi: “Filiamo verso dove?”
Steve: “Nell’anonimato, Sergi. Torniamo nell’anonimato.”
Sergi: “Bello l’anonimato. Mi piace. Ce l’hanno un bar nell’anonimato? Ho sete.”
Steve: “Andiamo Sergi, che è tardi.”
Atto Primo
Entrano in scena Joker Nole e Lady Muzza
Joker Nole: “Ah! Lady Muzza! Ammira! Il nostro nuovo regno. Dove io sarò re incontrastato, amato e temuto e tu sarai la mia consorte. Dama. Servitrice. Insomma, se non punti al trono il ruolo di numero due è tutto tuo.”
Lady Muzza: “Joker Nole, amico mio, sai che ti son fedele. Anche in quel di Nuova York ti avrei lasciato il passo al quinto parziale non ti fossi eccessivamente stancato la sera prima a far bagordi col vecchio Davide. La terra di Albione è la mia patria ma io non aspiro alla grandezza come te…”
Joker Nole: “Taci Lady Muzza, odo dei passi.”
Lady Muzza: “Non odo una fava, amico mio.”
Joker Nole: “Taci Lady Muzza. Ti dico che odo dei passi. Siam arrivati alla seconda settimana quatti quatti, senza farci scorgere ne sentire. Dobbiamo stare cheti e nascosti fino a domenica.”
Entrano il vecchio Tommy ed il vecchio Misha.
Joker Nole: “Ah! Bricconi! Usurpatori! Il mio trono mai sarà vostro! Mai! Mena Lady Muzza! Mena e randella!”
Il vecchio Tommy ed il vecchio Misha si guardano perplessi.
Tommy: “Ma, veramente, noi si passava di qua. Ci si accontenta di un posto in tavolata da dieci.”
Misha: “O da venti anche. Non è che alla nostra età si possa aspirare a governare, no?”
Joker Nole (estraendo il randello): “Non vi credo, lestofanti che non siete altro!”
Joker Nole aggredisce il vecchio Tommy col randello.
Joker Nole: “Piglia questo! E quest’altro! Delinquente! Infingardo! Maramaldo!”
Tommy: “Ahio! Si fermi! La smetta! La sciatica!”
Lady Muzza: “Che fo?”
Joker Nole: “Non star lì impalata Muzza, mena quell’altro, no?”
Lady Muzza prende il randello e inizia a menare il vecchio Misha.
Misha: “Ahio! Si fermi! Ho il rovescio ad una mano io. Sono specie protetta!”
Intermezzo catastrofico
Seduti attorno ad un tavolo ci sono Bernardo Paguro Beffardo, Ernesto Bracciodoro, Grigor Samsa detto il Bulgaro e Milos di Montenegro. Bevono copiosamente ma l’atmosfera è lugubre.
Ernesto Bracciodoro: “Ah! C’era qualcosa nell’aria. Lo sentivo, Fernando! Io. Il più baldo, ricco e talentuoso tra i pretendenti al trono. Disarcionato da un vecchio commediante che porta il nome di una canzone degli ABBA. Qual disonore.”
Grigor Samsa: “E io che dovrei dire allora? Il tuo almeno ha fatto tremar Lady Muzza. Io, con tutti gli occhi addosso. Con la pressione di dover emulare a tutti i costi Re Ruggero. Con la fidanzata che fa più punti, più soldi, più risultati ed ha più followers su twitter. In questo modo non ce la fo ad aspirare la trono. È bastato uno sloveno per mettermi in crisi. Non ho il fisico. Non ho la testa. Non ho il talento. Ahimè! Me misero! Me tapino!”
Barnardo: “Abbiamo finito di piangerci addosso? Io speravo meglio, d’accordo. Ma in fin dei conti ho battuto uno dei commensali della tavola dei dieci ed ho preso mazzate da un altro. Ma con onore.”
Milos: “Sijsling!”
Bernardo: “Che?”
Ernesto: “Ha bevuto troppo poverino. Biascica.”
Milos: “Sijsling!”
Grigor: “Lui lo paragonano al re Pietro I detto il Pistola, che regnò qui molte ere or sono. Ma poverino non ce la fa proprio. L’erba gli va indigesta peggio di un top di dritto mancino sul rovescio di Re Ruggero. Ci credo che si sbronza.”
Grigor: “Il Pistola? Che brutto soprannome…”
Bernardo: “Certo che se va avanti così anche il povero Milos rischia di far la fine di Alessandro Dolgopopone, fulgido talento, nonchè immane sciupone che aspira ai piani alti, ispira ammirazione in molti ma alla fine dei conti con combina una ciolla.”
Grigor: “Come parli bene.”
Ernesto: “Giovani! Anche per bere e sbronzarsi ci vuol talento io dico. Ed in questo campo posso affermare con certezza che non mi batte nessuno!”
Ernesto alza un boccale al cielo e lo scola in sol fiato.
Milos (si alza ed urla al cielo): “Sijsling! Sijsling! Manco so come si scrive! Siiiijsling!!”
Ernesto rutta. Milos collassa con la testa sul tavolo e si mette a russare.
Grigor: “Beh!”
Bernardo: “Dov’è finito Jurek?”
Grigor: “Chi?”
Bernardo: “Lo Jagellone. Uno di noi. Dovrebbe esser qui. Dov’è andato? Che sia mica andato davvero a tentar l’ardita impresa?”
Grigor ed Ernesto insieme: “Oooooh! L’ardita impresa!”
Atto secondo
In scena Lady Muzza ed il Nando Furioso
Lady Muzza sta venendo presa a randellate dal Nando Furioso.
Nando: “Ah! Tiè! Toh!”
Lady Muzza: “Ahi! Ahi! Ahi! Oddio vacillo! La pressione! Non reggo la pressione.”
Nando: “E chi sei? Lord Kelvin? Tiè. Prendi questo. E quest’altro.”
Lady Muzza: “Ahio! Fermo. Kelvin chi? Quello di Kelvin e Hobbes?”
Nando: “Eh? Ma cosa…”
Lady Muzza approfitta dell’incertezza del Nando Furioso per rialzarsi e riempirlo di mazzate.
Lady Muzza: “Deh! La mia arte oratoria t’ha sviato vil Nando, volgar randellatore. Ora mira come ti lavoro ai fianchi e come scarico la tua misera carcassa nel Tamigi con gran sollievo di Albione tutta.”
Entra Joker Nole
Joker Nole: “Lady Muzza! Che mi combini? Non mi starai mica tradendo con simil belloccio brillantinato?”
Lady Muzza: “Non sia mai, mio signore. Il vile ispanico mi ha sedotto con l‘inganno ma io, più astuta della sventurata Ana, più scaltra della regina stessa (che per inciso non si fa mai vedere nei giorni buoni), gli ho risposto per le rime.”
Si ode una musica che richiama Morricone.
Tutti e tre si voltano. Sul lato opposto della scena si trova Giammartino Cannonaro che scruta Joker Nole con aria torva.
Nando: “Beh, io avrei un appuntamento. Con Feliciano si va a ballare stasera, sapete. Quindi tolgo il disturbo. I miei ossequi.”
Il Nando Furioso esce.
Joker Nole: “Anche tu Lady Muzza. Allontanati. Non è affare per fanciulle deboli di cuore quello che sta per consumarsi su questo palco.”
Lady Muzza: “Come desideri mio signore.”
Lady Muzza si fa da parte passando a fianco all’immobile Giammartino. Nel defilarsi infila una fialetta nella tasca dei pantaloncini di Giammartino e gli sussurra all’orecchio.
Lady Muzza: “Allora siamo d’accordo Giammartino, mio possente amico argentino. Durante il duello lascerai cadere alcune gocce di questa pozione nel timpano del nostro sovrano Joker Nole e quando io avrò il regno come primo editto restituirò al vostro popolo le Falkland.”
Giammartino: “Ce le avete già ridate le Falkland.”
Lady Muzza: “Ah! E allora che…”
Joker Nole: “Lady Muzza. Suvvia, levati di torno che queste son cose da uomini.”
Giammartino (tra sè e sè): “Prima prendo Manhattan e poi prendo Berlino!”
Joker Nole: “Eh?”
Giammartino: “Giammartino mena!”
Giammartino parte alla carica. Lady Muzza si fa da parte. Joker Nole e Giammartino Cannonaro se le danno di santa ragione per quasi cinque ore.
Joker Nole: “Giammartino. Per cortesia, crepa che non ce la faccio più.”
Giammartino: “No. Giammartino randella!”
Joker Nole si piega sulle ginocchia per preder fiato e Giammartino gli versa le gocce nell’orecchio.
Joker Nole: “Che fai? Vigliacco!”
Giammartino: “Nulla! Giammartino mazzola!”
L’esitazione per versare le gocce nell’orecchio di Joker Nole è fatale a Giammartino. Il sovrano lo colpisce violentemente sulla nuca ed il gigante argentino stramazza a terra.
Joker Nole: “Nessuno si prende gioco del numero uno. Mi prendevate in giro? Mi chiamavate giullare? Pensavate che fossi smidollato buono solo a canzonare? Ora tutti voi dovete inchinarvi al mio cospetto e ridere alle mie battute.”
Giammartino: “Ahio! Giammartino schiatta!”
Intermezzo: ’Sonetto polacco’
di Jurek Jagellone
Chiamatemi Jurek Jagellone,
quivi giunsi a tentar l’impresa
di abbatter la maestà offesa
e nel contempo risolver la questione
di chi debba diventar campione.
Per un set e mezzo della contesa
colpii la palla forte e tesa
ma poi crollai per la tensione.
Compresi di avere l’occasione
di ottener una vittoria inattesa
ma finii per firmar la resa
rimandando ancor la successione.
Or più paria non sono, per quanto sia ancor lontano
dal posar sull’ambito trono il riverito deretano.
Atto terzo
In scena Joker Nole e Lady Muzza
Joker Nole: “Lady Muzza non me la conti giusta. Il tuo sorriso sornione non mi piace per nulla. Che cosa hai in serbo?”
Lady Muzza: “In serbo, maestà? Ma nulla. Nè in serbo ne in alcuna lingua slava. Sai bene che a mala pena parlo l’inglese.”
Joker Nole: “Mi sento frastornato. Il capo mi gira e l’orientamento mi manca.”
Lady Muzza: “Il caldo gioca brutti scherzi mio signore. Ecco, prendi un break di vantaggio, così da bravo. vedi che va tutto bene?”
Joker Nole: “Grazie Lady Muzza. Ehi! Che fu del mio break? Vedo qua che son sotto di due set. Non starai tramando qualcosa?”
Lady Muzza: “Mio signore voi straparlate, vaneggiate, farneticate. Il break lo prendeste mezz’ora fa. Da allora sono io in vantaggio, è vero. Ma amministro in nome vostro, sia chiaro, finchè non ritroverete le forze.”
Joker Nole: “Ah, Lady Muzza. Comprendo solo ora il tuo infame tradimento. Ma non la passerai liscia.”
Joker Nole si alza e si avventa su Lady Muzza che fugge nascondendosi dietro le tende.
Lady Muzza: “Oddiomiopanico! Calmatevi maestà! Vi prego. Le coronarie. Non vi fa bene agitarvi così.”
Lady Muzza (tra sè e sè): “Quanto ci mette a crollare il pachiderma? Non ce la faccio, la pressione mi attanaglia, se questo non perisce al più presto le cose si mettono male.”
Joker Nole: “Lady Muzza! Doppiogiochista, traditrice. Ora pagherai con la vita l’aver osato… osato… pagherai con la vista l’aver oliato… vagherai per la pista di… non mi sento molto bene. Lady Muzza? Che accade?”
Joker Nole rimane ciondolante in mezzo al palco. Lo sguardo perso nel vuoto.
Joker Nole: “Lady Muzza? Dove siete? La vista si appanna, la testa mi gira, l’udito mi ronza.”
Lady Muzza esce da dietro le tende e si avvicina cautamente.
Lady Muzza: “Maestà?”
Joker Nole: “Io… Io… Faccio l’imitazione di Andy Siluro dal Nebraska… o dell’algida Masha che fa sempre ridere… Io sono Joker Nole. La gente mi ama perchè faccio ridere. Io sono… Chi sono?”
Lady Muzza tocca Joker Nole con un dito.
Joker Nole si schianta sul pavimento con un tonfo sordo. Lady Muzza gli si avvicina e si impossessa della corona.
Lady Muzza: “Oh! Finalmente! La tanto ambita corona. Ora i menestrelli d’Inghilterra saranno finalmente saziati e son certo che la vista di tale orpello sul mio capo strapperà un sorriso anche a quel satrapo del mio maestro d’arme, Ivan d’Ostrava. Ora sono io Lady Muzza a regnare sui verdi prati. Son finiti i dominii ed i dominatori. Sotto il mio regno ci sarà posto per tutti. Ho detto.”
Epilogo
In scena Davide
Davide: “Hey! Sono Davide. Sono numero tre. Sarei anch’io aspirante al trono. Posso? Eh? Posso?”
Il resto è silenzio.
Davide: “Hey! C’è nessuno? Ho detto che sono Davide. E voglio la mia fetta di gloria? Dove sono andati tutti?”
Il resto è silenzio.
Davide (tra sè e sè): “Eco… Eco… Mamma?”
Ho detto che il resto è silenzio!
Davide: “…”
Oh, ecchediamine!