Il numero 156 ATP James Ward non ha di certo passato una off season serena: difatti il suo storico allenatore Darren Tandy si è arreso al cancro al colon durante la vigilia di Natale. Il tennista londinese ha confessato di aver percepito che c’era qualcosa che non andava nella salute di coach Tandy dopo aver raggiunto il terzo turno a Wimbledon, risultato che gli permise l’entrata nella top 100: “L’intera faccenda è stata un vero e proprio shock. Darren e la sua famiglia non volevano che tutto diventasse pubblico e io ho rispettato questa decisione, ma era difficile nascondere il dolore perché la gente mi chiedeva le cause delle mie brutte prestazioni (dopo Wimbledon nove uscite al primo turno consecutive, ndr) e io non potevo sfogarmi. Solo dopo gli US Open capimmo la gravità della situazione”.
Ward ha passato gli ultimi giorni dell’anno a Perth come il suo compagno di Davis Andy Murray, ma per motivi diametralmente opposti: mentre il n. 2 del mondo partecipava alla Hopman Cup come portabandiera britannico insieme a Heather Watson, la presenza di Ward in suolo australiano era dovuta al funerale del suo allenatore. Adesso si allena con Morgan Phillips e sta cercando di prepararsi al meglio per le qualificazioni agli Australian Open, dove affronterà al primo turno il canadese n. 619 ATP Peter Polansky: “Devo lavorare duramente per riprendere la forma. Mi sto avvalendo dei consigli di Phillips che è un ex tennista britannico. In futuro vedremo se la nostra collaborazione potrà andare avanti”.
In patria è ormai considerato un eroe in seguito alla sua decisiva vittoria su John Isner nel primo turno di Davis Cup contro gli USA. La seconda parte dell’intervista verte proprio sul trionfo dell’insalatiera da parte della nazionale britannica, ma nonostante il gran contributo dato da Ward il capitano Smith gli ha preferito il giovane Kyle Edmund nella finale contro il Belgio: “Se dicessi che non sono rimasto deluso dall’esclusione mentirei, ovviamente tutti vogliono giocare in Davis ma bisogna comunque rispettare a testa bassa le scelte del capitano Smith. Sono stato l’unico giocatore ad aver portato vittorie oltre ad Andy e Jamie Murray, ciò mi riempie d’orgoglio. Durante la mia carriera ho sacrificato parte della stagione per la Davis e a volte ci si dimentica di quanto sia impegnativa, soprattutto a livello mentale, questa competizione. Negli ultimi mesi del 2015 ho viaggiato molto, vincendo pure un Challenger in India e preparandomi alla terra rossa con i Challanger sudamericani, a mio avviso era il miglior modo per prepararmi alla finale di Gent; magari in futuro dovrò essere un po’ più egoista e pensare maggiormente alla mia carriera da singolarista“.