Come da titolo, benritrovati a bordocampo, pronti a seguire in compagnia l’edizione 2016 del cosiddetto “Happy Slam”. Definizione che mi sento di condividere senza riserve: non appena ho rimesso piede nel magnifico complesso sportivo che ospita gli Australian Open, e ne ho nuovamente respirato l’atmosfera al tempo stesso rilassata ed elettrizzante, allegra ma senza stress, circondato da un’organizzazione professionale e attentissima, tutta disponibilità e sorrisi, mi sono reso conto di quanto tutto questo mi era mancato dopo la splendida esperienza del 2015.
Il sabato pre-torneo è una giornata molto “incasinata” a Melbourne Park, con l’ultimo e decisivo turno delle qualificazioni maschili e femminili, e contemporaneamente la divertentissima “festa del tennis” dedicata ai bambini, il “Kid’s Day”, che riempie ogni angolo dell’impianto (nella foto in testa al pezzo, lo spiazzo davanti alla Rod Laver Arena stamattina) di ragazzini felici come pasque di poter giocare a tennis sugli stessi campi calcati dai campioni. Giochi, musica, gare e spettacoli di ogni genere, veramente un bel modo di promuovere il nostro sport.
Ovviamente, non appena ritirato l’accredito stampa, e preso possesso del mio desk nella media room, la prima cosa che ho fatto è stata avventarmi sulla “training schedule” di giornata, il programma degli allenamenti, per decidere con chi iniziare il mio ormai tradizionale “stalking” mattutino alla ricerca di spunti tecnici interessanti. E ho doverosamente optato per la campionessa in carica e numero uno del mondo Serena Williams, sul suo prediletto campo 16, l’ultimo in fondo prima del parcheggio riservato alla transportation giocatori.
La curiosità era tanta, l’ultima volta che avevo visto Serena dal vivo era stato in occasione dell’ormai mitica semifinale newyorkese, nella quale Roberta Vinci aveva compiuto l’impresa del secolo, e fatto veramente male, in particolare dal punto di vista psicologico, alla “pantera nera”. Per combinazione, poi, l’ultima puntata della rubrica tecnica da bordocampo degli scorsi Australian Open l’avevo dedicata proprio a Serena, e il confronto ci stava tutto.
Ebbene, ma potete vederlo da soli osservando le immagini dell’allenamento pre-finale di Serena 2015 e quelle fresche di stamattina della sessione pre-torneo di Serena 2016, il confronto è decisamente negativo. A partire dall’attegiamento del corpo, le spalle spesso basse e la testa ciondolante, e arrivando alle vere e proprie esecuzioni dei colpi, la giocatrice che ho visto oggi ha davvero poco a che fare con la belva che avevo ammirato dodici mesi fa su questo stesso campo.
Serena ha passato mezz’ora buona ad allenare il rovescio (il colpo che l’aveva tradita allo US Open, costantemente aggredito dalla Vinci con le palle basse e tagliate), in particolate lo slice, sia in risposta a uno slice avversario, sia come manovra sul palleggio standard in top-spin. Le foto qui sopra parlano chiaro, approccio al colpo molto rigido soprattutto con la gamba avanzata, e scarsa preparazione al trasferimento del peso (piede posteriore, il sinistro, piantato giù senza dinamica). Nella terza immagine, una scena che si è ripetuta più volte, con la Williams che osserva più sconsolata che infastidita il punto ben fuori dalle righe del campo dove è finito il suo rovescio.
Patrick Mouratoglou è intervenuto diverse volte a spronare Serena, e come vediamo nelle foto qui sotto, finalmente la campionessa americana ha cominciato ad andare giù con il peso nel modo richiesto da questa esecuzione, e ad aggredire la palla mettendoci sopra tutti i chili di spinta necessari. Oltre che una maggiore flessione delle ginocchia (che le hanno dato problemi ultimamente, il che spiegherebbe le difficoltà che ho notato oggi), possiamo notare un corretto trasferimento del peso in avanti, osservando in dettaglio il piede sinistro, che non è più “avvitato” al terreno, ma viene quasi trascinato in avanti fino ad andare in semi-rotazione sulla punta.
Se il problema sono solo le ginocchia doloranti, la cosa non deve preoccupare i tifosi della Williams, una magagna fisica non grave si risolve di solito bene e in fretta. Quello che ha dato da pensare a me personalmente, invece, è stato l’atteggiamento generale, davvero dimesso e poco grintoso (per essere Serena, chiaro): ma una giornata di cattivo umore ci può stare, certo a ridosso di uno Slam non è il massimo, ma tant’è. Poco dopo, nei campi coperti vicino alla palestra, ho visto per una decina di minuti la nostra Camila Giorgi, minuti interamente passati ad allenare la risposta al servizio, mi è sembrato in modo piuttosto efficace. Chissà, chissà. Può tranquillamente essere che la Williams si ripigli quanto basta per il primo turno, e faccia un sol boccone dell’italiana. Anzi, è la cosa più probabile. Ma di certo sarà un match interessantissimo, per un motivo o per l’altro.
Nel frattempo, auguro un buon Australian Open a tutti, con la personale promessa di passare più tempo possibile a bordocampo inseguendo giocatrici e giocatori di ogni tipo, caratteristiche e nazionalità, alla ricerca di spunti tecnici, di particolari e di dettagli che spero così di poter fare almeno un po’ “vivere da vicino” anche a chi avrà piacere di leggere queste righe. Come si dice da queste parti, “stay tuned, mates”!