Domenica di vigilia, detta “training day”, solo allenamenti su tutti i campi, cancelli chiusi, la giornata più bella. Come mi ero ripromesso fin dallo US Open, è giunto il momento di andare a vedere da vicino un po’ di “young guns”, per provare a farsi un’idea del tennis che ci aspetta nei prossimi anni. L’assenza di pubblico, e la conseguente security ridotta al minimo, oltre che consentire agli addetti ai lavori di stare comodi a bordocampo, o anche dentro, senza giapponesi che ti infilano la go-pro nelle orecchie tentando di filmare, comporta la possibilità di incontri e conversazioni memorabili e inaspettate.
Tanto per fare un esempio: allenamento di Roberta Vinci sul campo 5, una di pomeriggio, canicola totale, 35 gradi abbondanti e sole a picco. La nostra leggendaria “queen of slice” affetta un rovescio dietro l’altro, mettendo spesso in difficoltà la croata Donna Vekic, che peraltro non gioca affatto male, ed è dotata in particolare di un servizio molto incisivo per il tennis femminile. L’unico angolo al riparo è un ombrellone vicino alle siepe adiacente al campo, ed è lì che mi trovo quando sento qualcuno commentare accanto a me: “that backhand slice is terrific”. “Yeah, what a great shot”, rispondo senza guardare l’interlocutore. Ma poi la voce e l’accento mi fanno scattare qualcosa in mente, mi giro, e gomito a gomito con me, per sfuggire al solleone, trovo il signor Stanislas Wawrinka, evidentemente passato di lì a vedere il training della fidanzata. “Were you in New York?”, mi chiede Stan-The-Man. “I was”, gli dico, “incredible and unforgettable for us Italians”. “I sure believe it was”, continua Stan, sorridendo, e andandosene mi dà la mano e mi augura “good luck for all”. Carinissimo, gentile e simpatico: “good luck to you”, concludo, pensando alla magia di un ambiente dove trovarsi a scambiare due parole sulla tecnica del tennis con un plurivincitore Slam sembra (e in effetti è) assolutamente normale.
Ma ritorniamo indietro di un paio d’ore: alle 11, sul campo 17, non potevo esimermi dall’andare ad assistere alla sessione di allenamento programmata tra Nick Kyrgios (20 anni) e Alexander Zverev (18). Due tra i migliori prospetti (salvo tracolli fisici o psicologici) per i prossimi anni di tennis, insieme a Kokkinakis, Chung, Rublev e Coric. Il talentino americano Fritz è a sua volta notevolissimo, ma ha ancora bisogno di un po’ di tempo.
Nick e Alexander sono molto simili tecnicamente, appena più strappato e muscolare l’australiano, più fluido e dinoccolato il tedesco, che in effetti è anche 5 centimetri più alto (1.98 contro 1.93). Nel tennis di oggi, ormai, vanno considerati praticamente normotipi, l’uno e novanta è la base standard dell’atleta moderno.
Si sono presi a pallate dall’inizio alla fine dell’ora di training, esprimendo in pieno il massimo potenziale della tecnica esecutiva moderna: servizi pesantissimi e carichi, drittoni semiwestern anticipati al limite (appena meglio Kyrgios), solidissimi rovesci bimani (appena meglio Zverev), splendido footwork e affondi estremi con le ginocchia (obbligatori data l’altezza), e anche una più che discreta “mano” nei colpi di tocco.
Potete vedere nelle immagini inserite nel pezzo alcuni esempi delle cose più belle che mi hanno fatto vedere oggi: il gran dritto di Nick, con testa della racchetta rivolta in basso e richiamata all’ultimo, e caratteristica postura della mano sinistra in ricerca della palla, l’impeccabile rovescio di Alexander, che è quasi due metri ma va sotto la palla con le gambe da far paura.
E soprattutto, i due fulminanti servizi, con testa della rachetta correttamente e assolutamente chiusa in avanti in ogni fase del movimento (lo vedete bene nella sequenza dei servizi di Kyrgios), a trovare l’accelerazione e la frustata finali sulla palla con pronazioni di avambraccio e polso violentissime, il tutto mantenendo un asse di equilibrio perfettamente centrale (e questo invece lo si può notare meglio nelle immagini del servizio di Zverev).
Ovviamente tutto può succedere, dal punto di vista caratteriale Alexander sembra più posato e serio (d’altronde è tedesco) mentre il limite maggiore di Nick è sicuramente il carattere istrionico e a volte eccessivamente sopra le righe, ma sarei pronto a scommettere che la partitella di allenamento a cui ho assistito stamattina entro pochi anni capiterà di rivederla come finale di tornei importanti, e perchè no, anche Slam.