Primo match della stagione per te. Sei soddisfatta?
Sì. È stato bello entrare in campo e avere l’opportunità di giocare il primo match. Non importa quanto ti alleni, quando entri in campo è sempre diverso. E’ certamente un sollievo essersi tolti di mezzo il primo.
Hai avuto più nervosismo dopo il periodo di inattività, dopo gli infortuni, cose del genere?
C’è sempre un po’ di nervosismo, alcune volte di più, altre di meno, quando inizia uno slam, soprattutto quando è il tuo primo torneo della stagione. È una sensazione diversa. Cerco di non concentrarmi troppo sull’avversaria o sull’atmosfera, ma mi concentro su me stessa e cerco di mettere in pratica ciò che ho fatto in una buona settimana di allenamento.
Quali aspetti del tuo gioco ti hanno particolarmente soddisfatta oggi e quali erano più arrugginiti?
Mi sono adeguata abbastanza bene alle condizioni, anche se non si nota molta. C’è un po’ di vento che tira da una parte. Verso la fine del secondo set ho iniziato ad arretrare. Non ero aggressiva come in tutto il match e questo le ha dato la possibilità di rimontare. Inoltre avrei potuto rispondere meglio. Ho servito abbastanza bene.
Oggi ci sono molte discussioni e dibattiti sulla storia dei match combinati che è venuta fuori. Certamente, giocatori come te che sono tra i primi 100 o primi 10 non si sono mai ritrovati a sopravvivere combinando i match. Che cosa pensi? Pensi che esista a un livello più basso, quando qualcuno resta tra i primi 200 del mondo per cinque o sei anni e deve pagare l’allenatore o i trasferimenti?
Onestamente, spero proprio di no. Per me il tennis ha sempre significato molto di più dei soldi. So che più vinci e più soldi guadagni. Ma ultimamente non è mai stato per me un fattore trainante. C’è molto di più. C’è la competitività. C’è la sfida per diventare migliori. C’è il fatto di giocare davanti a migliaia di persone, di giocare contro qualcuno che sta al di là della rete e di cercare di vincere quel match. Quando entri in campo, non lo fai per soldi.
Ti sto chiedendo: se non sei un giocatore del tuo livello che gioca di fronte a migliaia di persone.
Non penso che abbia importanza il tuo livello. Il tennis stesso è significativo. È la nostra carriera, il nostro lavoro. Io posso parlare solo per me, ma vogliamo avere successo migliorando, diventando migliori, superandosi, e tramite nient’altro. Vorrei che tutti la pensassero così. Renderlo uno sport migliore e più competitivo.
Siamo nella situazione in cui il tennis chiede ai giocatori di qualsiasi livello di non essere coinvolti in scommesse. Ma le nostre organizzazioni principali si fanno sponsorizzare da Betway e altre aziende. I giocatori non sono disposti a dire che sia una brutta cosa.
Personalmente non lo capisco. Non sono né a favore e né contro. Come sapete, nella mia carriera ho avuto molte grandi opportunità di lavorare con grandi marchi. Non è una direzione che ho sempre seguito. Non so nemmeno se ho avuto la possibilità, perché so che la mia dirigenza non avrebbe dato ascolto. È molto lontano dai miei interessi, tutto ciò di cui voglio essere parte e le persone con cui voglio lavorare. Deve essere vero e reale. È un qualcosa con cui non mi assocerei mai.
La mia domanda è, con tutto il rispetto: pensi che sia un problema avere dei contratti con sponsor che invitano a scommettere?
Non sono al loro posto. Non sto nell’organizzazione. Per me è difficile parlarne.
Oggi la tua avversaria ha detto che tu sei il motivo per cui ha iniziato a giocare a tennis. Sei il suo idolo. Ha ancora in camera tre poster in cui ci sei tu.
Deve toglierli (risata). È l’ora che ci metta i suoi.
Puoi darle qualche consiglio?
Non sapevo molto su di lei, prima di oggi non l’avevo vista giocare molto. Ho visto solo un paio di video, ho parlato con Sven del suo gioco. Le piace il ritmo, prende il ritmo abbastanza bene. Per essere l’esordio in uno slam è rimasta in partita fino alla fine. È notevole. Non ha mai mollato. L’esperienza non ha prezzo, soprattutto per qualcuno che non aveva ancora mai giocato in uno slam.
Traduzione di Chiara Nardi