Parlando di un tipo come il canadese Milos Raonic, il concetto di potenza, visto il fisicone del ragazzo, è perfettamente in sintonia con il personaggio. 1.96 per 98 kg, e parecchi di questi chili sono muscoli, un autentico armadio. Tra l’altro, rispetto all’ultima volta che l’avevo visto dal vivo l’anno scorso, l’impressione è che si sia irrobustito, non diventato più pesante (guai, già così non scherza), ma più strutturato, e abbia definitivamente perso l’aria da “bambinone cresciuto in fretta”, dinoccolato e troppo alto di baricentro. Quadricipiti e flessori femorali, e polpacci, ormai sono veri e propri pistoni, struttura ovviamente necessaria per equilibrare il peso e l’altezza. E soprattutto, le gambone di Milos, già tanto migliorate da un anno e mezzo a questa parte, sono definitivamente diventate incredibilmente efficaci, precise e rapide come richiesto da un footwork di altissimo livello: senza però perdere in capacità di spinta, un lavoro fisico esemplare.
Stamattina Melbourne era avvolta da una nebbiolina molto fitta, a tratti quasi piovigginava, e per quanto i campi dell’Australian Open siano magnifici, nuovi e curatissimi, un minimo di patina umida sulla superficie si era depositata senz’altro. Terreni di gioco assolutamente agibili, intendiamoci, ma certamente con una aderenza alla frizione delle suole delle scarpe un po’ inferiore al consueto. Una di quelle giornate in cui è meglio essere precisi con gli appoggi, perchè il rischio della scivolata è in agguato a castigare gli eventuali passi troppo lunghi, i caricamenti non centrali con l’equilibrio, i cambi di direzione troppo strappati e poco fluidi. In breve, la classica situazione in cui ci si deve muovere leggeri.
Beh, questo fenomeno di Milos, non solo riesce a muoversi con leggerezza, ma in assoluta disinvoltura, vola. Vola a salire sui colpi con una potenza che ha pochi eguali nel circuito, e con movimenti da ballerino, davvero incredibile data la stazza, e visto da vicino è di un’esplosività spaventosa. In testa al pezzo vediamo un paio di dritti inside-out, notiamo l’azione verso l’alto-avanti della testa della racchetta, bilanciata dall’azione delle gambe che proiettano il peso con il giocatore che sarà a venti centimetri da terra nella fase di esplosione del follow-through, ben visibile nell’immagine di destra.
Qui sopra, la preparazione alla risposta, con l’attivazione dei piedi e l’esecuzione degli step a portarsi in postura dinamica, Milos riesce a farli in modo tanto felpato da creare l’illusione ottica di un cuscino d’aria sotto le suole, come se levitasse. Qui sotto, l’esecuzione degli anticipi di rovescio in risposta, è affascinante vedere l’inizio dell’appoggio (prima immagine a sinistra), con le gambe già caricatissime, e poi la fase di swing e impatto, nel frame centrale Raonic è sulle punte come una ballerina di danza classica, pazzesco, e poi decolla a una spanna e mezza dal terreno sparando il lungolinea. Una belva.
Infine, arriviamo al colpo migliore del canadese, lo strepitoso servizio che supera tranquillamente i 230kmh. Vediamo qui sotto la fantastica fase di caricamento e swing a colpire, movimento a dir poco esplosivo, che come al solito proietta il giocatore in sospensione altissima, ma in completo controllo dell’asse di equilibrio. Bellissimo, ma nulla di strano.
Ma se andiamo ad analizzare le immagini laterali dal lato spalle, ecco un dettaglio che si percepisce poco dalle consuete riprese televisive: sappiamo tutti che Raonic chiude in avanti l’articolazione del polso destro, fin dall’inizio della fase di caricamento e ben prima del mulinello . Ma quanto lo chiude? Ebbene, potete vederlo da soli qui sotto: ecco da dove parte la spaventosa frustata con la pronazione in avanti-basso sull’impatto, che rende le fucilate di Milos fulminanti e illeggibili. Una flessochiusura da contorsionista, che arriva ad essere tanto estrema da superare abbondantemente i 90 gradi di piegamento interno – solo a guardargli il polso nelle foto mi scricchiolano le ossa – che con la stressa meccanica di un lancio a effetto del baseball crea un “effetto frusta” a martellare giù la palla dopo il successivo sviluppo del mulinello a colpire. Praticamente, una leva di spinta supplementare ottenuta di pura potenza articolare, “don’t try this at home” perché vi fate male, ma ragazzi che roba.
La conclusione del tutto la vediamo qui sotto, pronazione sull’avambraccio velocissima, e testa della racchetta che si chiude in modo tanto deciso da far rischiare a Milos di colpirsi da solo.
Risultato, uno dei servizi migliori di sempre, a mio avviso paragonabile al leggendario Sampras, e se riguardiamo la prima immagine a sinistra della sequenza di caricamento, ripensando a Pistol Pete, le somiglianze ci sono e non sono poche. Grande, grandissimo colpo.