C’è un tipo di giocatore che sta scomparendo dal tennis di altissimo livello, il tennis dei ragazzoni alti, potenti e al tempo stesso rapidi e scattanti. Ci sono i fenomeni naturali come Djokovic e Federer, che sono quasi normotipi fisici (insomma, comunque Roger 1.85 per 85 kg, un bell’armadio, da vicino ha due spalle che fan paura, Novak 1.88 per 78 kg, più magro ma bello alto anche lui) e le belve di reattività come David Ferrer, che probabilmente va dal letto al bagno a lavarsi i denti steppando in dinamica, e Rafa Nadal, che conosciamo tutti, e Andy Murray che è enorme, muscolatissimo pure lui, e Tomas Berdych che è una statua semovente, eccetera eccetera.
Lì in mezzo è dura per la gente “normale”, son passati i tempi degli Agassi e dei Davydenko, oggi come oggi ai piani veramente nobili della classifica trovi solo e solamente atleti che qualcosa, se non moltissimo, di speciale o almeno assolutamente notevole lo hanno tutti. Due tra le poche eccezioni a questa situazione le avevamo qui a Melbourne a livello di ottavi di finale, purtroppo opposti proprio ai due “mostri” del tabellone Roger e Nole, erano il belga David Goffin e il francese Gilles Simon. Dovendo scegliere chi tra i due analizzare, si allenavano contemporaneamente l’altro ieri mattina in vista delle rispettive “mission impossibles”, ho optato per David, e il frappuccino al cioccolato me lo sono fatto la campo 18 con l’avversario di Roger. Ovviamente la maledizione giornalistica si è verificata inevitabile, con il “mio” Goffin spazzato via rapidamente da Federer, e Simon che invece ha piazzato il partitone trascinando al quinto set “Robonole”. Ma pazienza, come vedremo valeva la pena lo stesso, da Gillou ci andremo la prossima volta.
Del tipo di giocatore che sta scomparendo David Goffin è un prototipo perfetto. 1.80 giusti, 68 chili, un ragazzo magretto – anche se ha fatto tanto lavoro fisico e si vede, i suoi bravi muscoli li ha chiaramente anche lui – che nel tennis professionistico di oggi ha un bel problema da risolvere: come ottenere potenza, spin e velocità di palla adeguate, senza avere i chili di peso da metterci sopra? La soluzione di David, che non è una novità ma è un modo di gestire la preparazione dei colpi ormai un po’ “vintage”, è l’unica possibile: aumentare l’ampiezza dell’ovalizzazione, facendo fare più strada alla testa della racchetta, e dando così più spazio all’attrezzo e al braccio per accelerare.
Lo vediamo qui sopra: nella prima immagine a sinistra, l’attimo che precede la caduta verticale della testa della racchetta, e la “pedata” dell’appoggio che viene messo giù, guardiamo dove arriva a portare la testa dell’attrezzo Goffin. Altissima, sopra la sua, di testa, addirittura rivolta in avanti fino all’altezza della spalla sinistra, da lì David fa partire lo swing, praticamente un 360°, una sventagliata pazzesca, che va a impattare perfettamente davanti al corpo, ben spinta a partire dalle gambe. Per farlo, ci vuole un talento incredibile, perchè se non hai una naturale percezione istintiva del punto di impatto “virtuale”, l’appuntamento che hai con la palla insomma, molto ma molto prima del contatto effettivo, una sbracciata simile, con la racchetta che viaggia con un ovale tanto ampio, ti fa sparare il dritto nel campo di fianco. Fantastico David.
Oltre a questo, il nostro amico belga ha un ottimo servizio, che vediamo in testa al pezzo, con flessione interna del polso destro abbastanza pronunciata da inizio movimento, non certo ai livelli di Milos Raonic comunque, una “trophy position” ottima (braccio-palla e braccio-racchetta portati verticali a fine rilascio del lancio di palla contemporaneamente), una bella pronazione finale con flessochiusura del polso sull’avambraccio, buona spinta di gambe, e perfetto allineamento di braccio e schiena nel momento dell’impatto. Niente male.
Molto bello, qui sopra, un impatto in avanzamento con successivo finale windshield-wiper (tergicristallo), e gran proiezione verso l’alto-avanti a partire dai piedi, era un lungolinea, ed è partita veramente una signora fucilata, sempre grazie alla velocità della racchetta derivante dal precedente amplissimo swing esaminato prima. Il tutto, poi, con esemplare leggerezza di appoggi, dei passetti magificamente rapidi, precisi e felpati che alla fine esplodono la spinta verso il colpo mandando David a fare un vero e proprio “passo” in sospensione.
Apprezziamo qui sopra un grande affondo in ricerca di una palla bassa ed esterna, e immediatamente dopo il colpo ecco David già in proiezione a ritornare verso il centro del campo, con la gamba esterna che “in un sol gesto” spinge verso la palla e conclude ruotando il piede per spingere verso sinistra.
Ma il massimo lo possiamo vedere qui sotto: sono due dritti in avanzamento come quello precedente, era il “drill” principale dell’allenamento, l’aggressione ai colpi laterali tagliando il campo in diagonale (lo faceva Petra Kvitova qualche giorno fa, è un training utilissimo, molto intenso e faticoso ma efficace e anche divertente, va fatto al cesto e non in palleggio continuo). A prima vista, sembrano due colpi simili. E in effetti, le due immagini dalla vita in su potrebbero essere sovrapponibili. Ma come sempre, e chi segue questa rubrica ormai lo sa benissimo, la vicenda si fa interessante guardando più in basso: e altro che interessante.
Questo fenomeno di Davidino nostro, con la stessa identica postura dai fianchi in su, e lo stesso identico movimento del braccio, con la palla nella stessa identica posizione relativa, esegue il dritto con appoggio sul piede sinistro in un caso, sul destro nell’altro!!! Così, a seconda di come arriva con il passo sul colpo. Tecnicamente, questa cosa è notevolissima, quasi clamorosa direi, perchè significa una assoluta e perfetta indipendenza del busto-spalle rispetto agli arti inferiori, a livello totalmente istintivo, senza che l’asse di equilibrio si sposti di un millimetro.
Mitico David, incredibile footwork, e tennis super-pulito e filante. Non basterà con i “mostri”, ma avercene di trottolini a questo altissimo, raffinatissimo livello di tecnica pura degli spostamenti e degli swing a colpire.
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