Finalmente una splendida mattinata di sole pieno fin dall’alba, e tutti in sala stampa a ritirare fuori le creme solari a protezione diecimila, quelle che non ti scotta neanche un lanciafiamme, premurosamente offerte dall’organizzazione a tutti gli ospiti del torneo in particolare se provenienti da “overseas”, al di là dei mari, come vengono definiti qui gli stranieri. Guai a dimenticarsene: sarà l’emisfero australe, sarà l’aria tersa e limpidissima dopo giorni piovosi, ma qui bastano 10 minuti al sole alle 9 di mattina senza filtri e ti comincia a tirare la pelle.
Ma la variabilità del meteo locale combina l’ennesimo scherzo, verso ora di pranzo diversi nuvoloni iniziano a oscurare il cielo, e sono sicuro che ai giocatori che avevano prenotato l’allenamento dopo le 12 abbia fatto un gran piacere. Tra questi, in preparazione al match con Novak Djokovic, c’era il giapponese Kei Nishikori, che avevo potuto vedere un po’ a New York, ma non stava benissimo, ed era stato eliminato subito. I fastidi fisici, in particolare muscolari, di cui ha sempre sofferto il nipponico ne hanno terribilmente limitato la continuità in carriera, ma Kei è talmente forte che nonostante tutto nessuno lo schioda dai piani altissimi della classifica, e una finale Slam, persa contro l’ingiocabile Cilic del settembre 2014, lo ha già visto protagonista.
“Radio Australian Open”, ovvero i capannelli intorno alle macchine Lavazza a disposizione in sala stampa, e soprattutto il gettonatissimo rinfresco/merenda offerto alle 5 di pomeriggio nel mini-patio fuori dal ristorante media (meglio le birre dei vini, decisamente, concordano i colleghi “educati in tal senso”, cioè noi e i francesi), mi dava Nishikori per una volta in gran forma, e verso l’una e mezza mi sono puntualmente presentato al campo 17. Orario non casuale, con match in programma alle 19, le 5-6 ore di pausa fra training e partita ci vogliono, poi un’ora prima basta una mezz’oretta di riscaldamento e sei a posto.
Kei non ha tradito le mie aspettative, tutt’altro. Quando sta bene è un colpitore spettacolare, va su ogni colpo con una intensità incredibile, e la palla gli esce benissimo, carica, veloce, soprattutto anticipatissima. Non so se Michael Chang, o qualcuno del team che segue il giapponese, abbia parlato con Andreas Seppi o Massimo Sartori, perchè quello che ho visto è stato un allenamento totalmente impostato all’aggressività in risposta, che è la chiave principale per togliere l’iniziativa a Nole secondo il coach dell’altoatesino. Qui sopra vediamo un anticipo in ribattuta di rovescio, sparring a metà campo a tirare addosso, Nishikori a entrare in avanzamento, guardiamo da dove parte con i piedi, ben dentro la riga di fondo. Molto bella la postura di inizio preparazione, primo frame a sinistra, racchetta perfettamente verticale prima di partire verso il basso e poi avanti a completare lo swing.
Lo schema di allenamento era questo: pallata addosso a simulare un servizio potente, risposta d’incontro obbligatoria – niente colpi in contenimento, mai – poi da cesto palla in varie altre zone del campo, a simulare la difesa di un avversario aggredito e messo in difficoltà dalla risposta precedente, palla da attaccare e da chiudere vincente in ogni caso. Possiamo vedere qui sopra Kei salire alla grande con il dritto e il rovescio sopra a due colpi centrali, qui sotto invece spara due rovesci (entrambi lungolinea).
Qui sotto, infine, ecco “Nishi” ancora in aggressione con il dritto dal lato sinistro, sono due sventaglioni inside-out che visti partire da mezzo metro (ero in campo da quel lato) vi assicuro facevano impressione.
In ogni immagine possiamo notare la splendida spinta delle gambe di Kei, sempre in sospensione, sempre proiettato in avanti, sempre in spinta. A Flushing Meadows lo avevo visto allenarsi a tirare fortissimo il dritto, ma non mi aveva mostrato fino in fondo la strepitosa velocità di piedi che ha, oggi è stato fantastico. Non so che tipo di match sarà in grado di proporre Nishikori stasera con Novak, che va considderato l’ovvio favorito, anche perchè il suo mezzo inciampo lo ha già avuto con Simon, e più di un match “storto” a torneo lo schiacciasassi serbo è difficile che lo conceda. Sto scrivendo poco dopo il match concluso da Federer (per fortuna velocemente, ero a farne la cronaca, se andavano al quinto chi li faceva gli spunti tecnici?), e non modificherò il pezzo con il senno di poi. Diciamo che se, e solo se, il giapponese scenderà in campo al mille per mille, come mi ha fatto vedere in preparazione e training, probabilmente non vincerà lo stesso, ma magari sarà capace di dare battaglia. E a tale proposito, riguardiamo l’immagine che ho messo in testa al pezzo: postura perfetta, quasi plastica, distensione totale di braccia e racchetta, baricentro stabile. Sembra uno schermidore di Kendo, un Samurai con la Katana. Djoko-San non dovrà sottovalutarlo.
(edit della sera: inaspettatamente Kei ha “sciolto” di testa e nervi. Peccato, dispiace per lui, aveva lavorato davvero bene)
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