[13] M. Raonic b. [23] G. Monfils 6-3 3-6 6-3 6-4 (Riccardo Urbani)
Tutti e due giocano per superare i rispettivi limiti, andare oltre i confini che il tennis sembra aver loro assegnato, ridisegnare i contorni della propria ambizione. Da un lato Milos Raonic, numero tredici del tabellone, lo scalpo di Wawrinka in valigia, vuole forzare l’ingresso tra i migliori quattro d’Australia per la prima volta dopo l’analoga esperienza londinese. Dall’altro Gael Monfils, ventitreesima testa di serie, un percorso che non avrebbe mai potuto sperare così agevole neanche nei sogni più audaci, prova ad acciuffare la semifinale in quello che è già il suo miglior Melbourne di sempre, essendo l’impresa affine dello Slam casalingo ormai datata nel tempo. Gli unici due precedenti sono favorevoli al francese, ma questo non può arrestare un fugace sorriso sul volto del giovane Milos nel vedere il campo avvolto dalla copertura del tetto, fattore che dovrebbe favorire la velocità della palla. Le sue certezze sono corroborate poi da un inizio di stagione folgorante, imbattuto da otto incontri consecutivi, con il trofeo di Brisbane in bacheca e il successo con Sua Maestà Federer già nell’album dei ricordi.
I piani tattici paiono da subito divaricati, Monfils ad allungare lo scambio e il canadese sempre all’attacco, nel tentativo di uscire prima possibile dalla diagonale del rovescio. Nella prima partita emerge con vigore la strategia di Raonic, come sempre spalleggiato da un meraviglioso servizio, plastico e lineare nel movimento ad alternare tagli e colpi potenti, che il francese fatica a decifrare, complice anche un posizionamento in risposta troppo lontano dalla riga di fondo ed un campo che assume così dimensioni eccessive anche per le sue notevoli qualità atletiche. Quello sciagurato di Gael si fa anche strappare la battuta al quarto gioco, condito da ben due doppi falli, nei turni del canadese non si gioca e così il primo set va velocemente in archivio.
Anche nel secondo l’inerzia dell’incontro non sembra mutare, tanto che Monfils si trova subito a dover fronteggiare due pericolose palle break, ma, come spesso accade agli irregolari, quando il baratro si avvicina, riesce a ridestarsi: il suo servizio diventa più incisivo, trova più spesso il debole rovescio avversario e anche la lettura in risposta si fa più attenta. Ne deriva un inaspettato break al quinto game che gli garantisce il secondo set e un insperato pareggio.
La crescita del nuovo Raonic passa tuttavia anche dalla sfera mentale. Non si scompone e ricomincia a macinare dritti e servizi come se nulla fosse accaduto, strappando subito la battuta ad un Monfils in vena di regali che, in preda ad uno stato confusionale di cui spesso è vittima nei suoi avventurosi match, gioca la seconda decisiva sul dritto del canadese e si consegna al break. Da lì torna un monologo, Milos ostenta sicurezza nei turni di servizio e chiude il terzo set con apparente scioltezza. Tutto scorre molto veloce sui binari imposti dalla locomotiva canadese, la trama difensiva del francese non funziona.
Anche nel quarto la narrazione è sempre la medesima, break al quinto gioco e partita in cassaforte senza ulteriori sussulti, ad eccezione di un’ultima, disperata, occasione annullata con l’usuale, micidiale, battuta.
Il tentativo di coach Tillstrom di eliminare le venature naif nel gioco di un saltimbanco come Monfils subisce una pesante battuta d’arresto nel momento della verità. Il suo tennis mostra segni di arrendevolezza che, combinati ad una risposta non all’altezza, non gli consentono di essere davvero competitivo. Il processo di crescita del giovane Milos, nato montenegrino, prosegue invece a vele spiegate. Il lavoro di Riccardo Piatti e Carlos Moya lo porta sempre più spesso nei pressi della rete, laddove, nonostante una mano ancora da educare, può raccogliere al meglio i frutti del mirabile servizio e del potente dritto. Restano le invalidanti asimmetrie del suo tennis, ma anche il rovescio si fa più sicuro o comunque meno traballante. Alla sua prima semifinale australiana trova Andy Murray, con il quale le statistiche raccontano di un’interessante parità nei confronti diretti. Sarà un duello assai nobile fra una battuta che ormai ha pochi paragoni nel circuito ed una risposta che certo nulla ha a che vedere con la pochezza manifestata quest’oggi dal povero Gael.