MELBOURNE – AUSTRALIAN OPEN. Era stato il torneo delle sorprese fin dall’inizio questo torneo femminile, crollo di teste di serie nei primi giorni, a cominciare da Simona Halep. Mi pare che nei primi due turni fossero finite k.o. già una dozzina di teste di serie.
E poi solo cinque top-ten su 10 erano ancora in gara a fine prima settimana, al traguardo degli ottavi: solo la Kerber n.8 nella parte bassa (dove però c’era anche la Azarenka n.14) e tutte le altre, Serena n.1, Radwanska n.4, Sharapova n.5 e Suarez Navarro n.10 nella metà alta.
Ma la più grande sorpresa è arrivata il giorno della finale, perché tutti abbiamo sempre pensato che se Serena Williams gioca al meglio delle proprie possibilità non c’è gara. Contro chiunque.
Una perla di saggezza arriva da Brad Gilbert: quando un giocatore si allaccia le scarpe sul campo, prima di cominciare, non ha mai vinto la partita. Nemmeno se si chiama Serena Williams oppure se si chiama Angelique Kerber (n.6 del mondo all’inizio del torneo e n.2 da lunedì) e al primo turno affronta una giapponese, Misaki Doi, n.64 del mondo. Nemmeno se si chiama Novak Djokovic. Che quindi, ammaestrato da quanto successo a Serena, starà certo ben attento a non sottovalutare il suo coetaneo Andy Murray nonostante le 10 vittorie ottenute sullo scozzese negli ultimi 11 duelli.
Con la Doi, che aveva messo a segno 41 dritti vincenti, Angelique Kerber, vittoriosa in soli 7 tornei prima di oggi, aveva dovuto annullare un matchpoint grazie ad un buon servizio esterno da tipica mancina e, come ha ricordato lei ancora sul campo, “avevo già una gamba sull’aereo di ritorno”. Invece vinse 67 76 63.
Poi però ha battuto la Dulgheru 62 64, la Brengle 61 63, la Beck 64 60, la Azarenka (e quella è stata per tutti un’altra grande sorpresa, visto come stava dominando tutte le sue partite la ragazza bielorussa che aveva vinto questo torneo due volte) 63 75 rimontando il secondo da 5-2 40-0 (5 setpoint per Vika!), quindi il 75 62 alla Konta e ora l’exploit più memorabile, il 64 36 64 a Serena che al terzo set aveva fin qui vinto tutte le otto finali che aveva giocato negli Slam.
Ricordo bene quando a Flushing Meadows Flavia Pennetta dovette imbattersi in questa tedesca di origini polacche, questa fu una delle prime volte in cui fu scritto di Angelique Kerber, che era classificata intorno al 92mo posto: si pensava che sarebbe stato facile per Flavia (n.25) approdare alla sua prima semifinale di Slam, e invece andò male: 64 46 63 per la tedesca, un punteggio abbastanza simile a quello con il quale la Kerber si è imposta oggi su Serena. Ma quello della tedesca non restò un exploit isolato.
Da allora la Kerber continuò a fare progressi e negli ultimi 4 anni la sua è stata una presenza costante fra le top-10.
Però ora questo exploit la innalza al secondo posto, dietro a Serena che continua a dominare da lontano la classifca WTA.
Serena ha giocato un primo set disastroso, imbarazzante, contrassegnato da 24 errori. Il tennis è un gioco nel quale non basta avere i colpi migliori, più potenza e… nemmeno più esperienza. Ci vogliono anche nervi saldi. Di solito i debuttanti (a livello di finale di Slam per la Kerber questo era un esordio e i suoi tornei vinti erano stati solo 7) pagano pegno. Lei, che ha compiuto 28 anni proprio il giorno d’inizio del torneo, invece no.
Non era facile vincere quel terzo set, tener duro quando Serena era risalita da 2-5 a 4-5 e palla del 5 pari. Sul 3-2 per lei, servizio però Serena, la Kerber ha concluso un paio di scambi intensissimi e prolungati con due grandissime palle corte di rovescio. Segno di una grande lucidità nei momenti decisivi. Grazie anche a quelle la tedesca che è riuscita proteggere il record di Steffi Graf e dei suoi 22 Slam dall’assalto di Serena, è salita 4-2 e poi sull’abbrivio ha tenuto a zero il servizio per andare avanti 5-2.
Dall’angolo di Serena il suo coach Patrick Mouratoglou si affannava a gridarle di attaccare sul rovescio e non sul dritto, perchè quasi ogni volta che Serena si è spinta a rete la Kerber ha giocato passanti incrociati velenosi sui quali la volee di Serena – quando c’è arrivata – ha fatto assolutamente cilecca.
Ecco, forse raramente come in questa occasione si è evidenziato un punto così debole nel tennis di Serena: le voleé di rovescio che ha sbagliato, e come le ha sbagliate, gridano vendetta. Sul matchpoint invece è stata una volee di dritto (anche essa per nulla difficile) a dare la vittoria, e gloria imperitura, all’incredula tedesca (rileggete l’articolo scritto poco più di un anno fa dal nostro AGF su Angelique Kerber, la fighter). Incredula forse anche per il clamoroso premio in denaro che si porta a casa: circa 2 milioni e 200 mila Euro!
L’ultimo successo tedesco in uno Slam era di Steffi Graf che nel ’99 aveva vinto Parigi (il famoso match con la Hingis che finì quasi in rissa.
Certo se Serena avesse servito almeno come sa, anziché soltanto 7 aces bilanciati da 6 doppi falli e soprattutto una modestissima percentuale di prima palle – in pratica una sola ogni due, 51 su 96 per un mediocre 53% – il match avrebbe avuto una diversa conclusione. E’ raro che Serena metta a segno un solo vincente in più degli errori, 47 a 46, considerato appunto che di solito nel servizio la forbice le è fortemente favorevole. Invece ha subito 5 break, lei che a volte non ne subisce alcuno.
“Tutti si aspettano sempre che io debba vincere match dopo match, e io vorrei riuscirci, ma non sono un robot sono umana” ha detto, facendo quasi tenerezza Serena, straordinario esempio di fair-play oggi. Come ha sbagliato l’ultima volée, mentre la Kerber rimaneva come intontita sdraiata a terra lei si è precipitata dall’altra parte della rete, è andata ad abbracciarla ed è stata campionessa soprattutto nella sconfitta. Davvero brava, ce ne fossero così. Se penso a quelle tenniste che, sconfitte, nemmeno guardano in faccia le loro avversarie nel momento in cui c’è la stretta di mano finale…
Bravissima Serena, che pareva davvero partecipativa nei confronti della gioia incontenibile che provava la sua avversaria al settimo cielo, anche per come si è comportata sul campo nel corso della premiazione, per le parole che ha detto, e poi anche dopo in sala stampa. Giustamente poi la Kerber le ha reso il dovuto omaggio: “E’ una grande campionessa ed una grande persona”.
Guardando oltre questo match, e tenendo inevitabilmente conto dei 34 anni e mezzo di Serena, direi che questa vittoria della Kerber, in un passato anche recente spesso battuta dalle nostre tenniste di punta, dice che ora come ora – e soprattutto quando Serena uscirà di scena – si apre uno scenario nel quale tante ragazze potranno togliersi grandi soddisfazioni.
Se, piaccia o meno a Federer e ai suoi fans questa mia considerazione, nel tennis maschile tutti dovranno fare i conti soprattutto con Novak Djokovic almeno per il prossimo biennio – e qualcuno lo batterà anche, ma non tanti – invece in campo femminile una vera dominatrice (salvo, ripeto, Serena che in giornata e con i nervi saldi resta la più forte almeno per un po’,) non credo che ci sarà.
Mentre un anno fa quando qui il torneo lo vinse Serena – per la sesta volta – si cominciò quasi subito a ipotizzare un suo possibile Grande Slam e la storia è andata avanti per tutto l’anno fino al match con Roberta Vinci l’11 settembre scorso, invece per quanto riguarda Angelique Kerber dubito fortemente che – anche se ora è n.2 del mondo – lei possa diventare la tennista da battere in ogni Slam. Non lo sarà più della Azarenka (“Ci avevo sempre perso…lì ho cominciato a credere più in me stessa….ma il primo clic, dopo che avevo perso 11 volte di fila al primo turno, è stato all’US Open 2011 quando raggiunsi le semifinali”), della Sharapova, della Radwanska, della Muguruza che qua è inciampata presto ma ha sicure qualità.
Stante questa situazione così aperta è davvero un grande peccato che le nostre migliori tenniste abbiano purtroppo smesso di giocare o stiano per farlo: Pennetta (che è stata ricordata più volte dalla Kerber, molto simpatica e spiritosa oltre che chiaramente su di giri, ogni volta che mi apprestavo a farle una domanda…”Sulla Pennetta?” mi chiedeva ogni volta suscitando l’ilarità generale: alla fine di tutte le sue interviste con le radio tedesche sono ritornato già in sala conferenze ad abbracciarla e a congratularmi, le ho detto che se riceverò le felicitazioni da Flavia gliele porterò! Ma, scherzando, le avevo detto prima: “Sei fortunata che la Pennetta non gioca più”), Schiavone, Vinci e forse anche Errani (che però non ha ancora 29 anni) hanno già vissuto i loro anni migliori. Peraltro il bilancio della Kerber è poco positivo con tutte le nostre vincitrici e finaliste Slam: 2-4 con Flavia, 2-3 con Francesca, 1-2 con Sara, 2-2 con Roberta.
Non ci resta che sperare nella maturazione di Camila Giorgi, e soprattutto del suo papà che almeno capisca ad essere affiancato anche da un altro tecnico credibile la figlia avrebbe tutto da guadagnare. Se uno come Raonic non si accontenta di Piatti ma chiama al suo fianco anche Moya, se Djokovic da 7 anni con il fido Vajda ha pensato di farsi accompagnare anche da Becker, se Roger Federer oltre che da Severin Luthi ha pensato che potesse essergli utile scambiare delle idee con Stefan Edberg prima e con Ivan Ljubicic adesso, perchè Sergio Giorgi ritiene di dover essere unico e insostituibile? Con un po’ più di umiltà da parte sua, che pure ha avuto meriti straordinari nel credere sulle qualità di sua figlia e nel portarla dove l’ha portata facendo sacrifici di ogni tipo e dedicandogli la vita sua, della moglie e di tutti i propri cari, Camila sarebbe ancora in tempo ad approfittare di questo periodo in cui ci sono tante buone giocatrici ma nessuna assolutamente imbattibile.
Non ci resta che sperare che papà Giorgi lo capisca, che non la prenda sul personale, non sto scrivendo che si deve fare da parte. Ma trovare qualcuno, autorevole come un ex campione, che faccia capire a Camila che il tennis può essere anche un’altra cosa dallo sparare su tutti i colpi e che un matchpoint o un breakpoint lo si può e talvolta lo si deve giocare in modo diverso dal primo 15 di un match, potrebbe essere la chiave di volta di una carriera non ancora compiuta. Camila ha 24 anni. La Kerber ha vinto il suo primo Slam a 28, e 5 anni fa – quando appunto perse da Flavia – era n.92 del mondo.
Intanto segnalo, a proposito della querelle seguita alla mia domanda fatta a Roger Federer e alla sua risposta, che la tv americana e quella australiana, dopo il Daily Mail e l’Herald Sun, gli hanno riservato molta più attenzione di quanto immaginassi e, come potrete leggere nell’ultimo commento che ho “postato” diversi colleghi, con in testa Jon Wertheim, sono venuti appositamente a congratularsi per la domanda che avevo posto a Federer, dicendomi che non solo era “absolutely legitimate” ma che quasi certamente Roger Federer non l’aveva capita. Come, del resto, un po’ troppi lettori. Pazienza.