Andy Murray non è riuscito ad imitare Angelique Kerber. Lei aveva sorpreso Serena Williams, la superfavorita del torneo, impedendogli di conquistare il suo ventiduesimo Slam e di eguagliare Steffi Graf.
Lui, Andy, sconfitto 10 volte nelle ultime 11 sfide da Novak Djokovic, ci ha perso anche questa. Lui non ha mai vinto l’Australian Open a dispetto di cinque finali, quattro perse con Djokovic e una con Federer. Fa il paio con Ivan Lendl che perse 5 finali dell’US Open. Un accostamento che allo scozzese non farà lo stesso piacere che invece fa a Novak Djokovic quando gli si ricordano i 6 Australian Open vinti da Roy Emerson (tutti e sei sull’erba di Kooyong e senza l’ostacolo dei professionisti) e gli 11 Slam vinti da due leggende del tennis, Rod Laver e Bjorn Borg.
Lo scozzese aveva perso le sue prime tre finali in tre set, e in patria gli avevano dato del grande perdente, etichetta che gli era rimasta appiccicata addosso fino a che non aveva vinto i primi due Slam, Wimbledon e US Open e l’oro olimpico a Londra 2102.
Stasera ha perso nuovamente per 3 set a zero (6-1, 7-5, 7-6) contro il tennista che ha vinto 4 degli ultimi 5 Slam e che avrebbe fatto il Grande Slam nel 2015 come Rod Laver se non si fosse imbattuto nella finale del Roland Garros in un Wawrinka formato …monstre.
Ma il 2015 di Djokovic è stato tale che se non ha fatto il Grande Slam, però avrebbe meritato di farlo.
Forse lo svizzero n.2, Stan the Man, è quello che ha più armi tecniche per opporsi a Djokovic. Vedremo se saprà ripetere la straordinaria performance dell’ultimo Roland Garros.
Certo è che Djokovic, cui a Montecarlo rimproverai certe partenze… diesel perché perse spesso il primo set e si trovò a dove rimontare in più d’un’occasione, adesso invece parte subito in quarta: aveva dato 6-1 nel primo set a Nadal a Doha in 30 minuti, ha dato qui 6-1 nel primo set a Federer in 24 minuti, ha ridato 6-1 a Murray nel primo set di nuovo in 30 minuti.
Nessun giocatore ha mai avuto il record di Djokovic quando vince il primo set: è un front-runner straordinario. E ora che scatta dai blocchi di partenza con lo stesso sprint di Ben Johnson e Armin Hary (andate a vedere chi fossero se siete troppo giovani eh eh) e chiude con il rush di Usain Bolt, è praticamente imbattibile… per come può esserlo un atleta che deve misurarsi a tutte le latitudini, fusi e superfici, contro dei gran professionisti un’ottantina di volte l’anno. Tutta gente che non sogna altro che di battere il n.1 del mondo. Supermotivata.
Ma Djokovic è fortissimo, il tennista più forte del mondo di gran lunga in questo momento, e se io penso che lo sarà per almeno un anno o due… beh i tifosi degli altri campioni, così come i lettori, mi contestino pure.
Non cambierò idea, così come potranno contestarmi tutti quello che vogliono farlo se io continuo a non vedere nessuno dei giovani migliori contemporanei in grado di competere seriamente con lui nell’arco di un anno o due.
Per questo ribadisco per l’ennesima volta, repetita juvant, che se a Djokovic regge il fisico – e francamente con l’attenzione che lui dedica a tanti aspetti della sua vita, dall’alimentazione alla preparazione atletica penso che gli reggerà (mentre non avevo queste stesse sensazioni riguardo al fisico di Rafa Nadal, perché la fatica che ha fatto il maiorchino a reggere quei ritmi con quel suo tennis più “costruito” e meno fluido, il dubbio lo poneva da sempre: quanto reggerà si diceva?) – nei prossimi due anni resterà l’uomo da battere. E, mi posso sbagliare ovviamente, non tanti lo batteranno, soprattutto nelle occasioni più importanti, che nel tennis sono poi gli Slam, quegli eventi nei quali si gioca sulla distanza dei tre su cinque. Quelli che richiedono anche una resistenza pazzesca: che Djokovic ha mostrato di avere e gli altri top-players non più.
Non è più il Djokovic che soffriva le grandi finali, come agli inizi di carriera, e che ne perdeva diverse.
Il suo record negli Slam sale a 11 titoli su 19 finali, ma come scrivevo sopra, ne ha vinti 4 degli ultimi 5 (e 5 degli ultimi 7). Sono questi ultimi, a mio avviso, più che per esempio il suo primo Slam vinto qui nel 2008, a dovere essere tenuti in conto. Erano 7 Slam fino a 15 mesi fa, sono 11 oggi.
Novak ha vinto ora 6 Open d’Australia (2008, 2011, 2012, 2013, 2015, 2016), 3 Wimbledon (2011, 2014, 2015), 2 US Open (2011, 2015). Gli manca solo il Roland Garros per poter aspirare a mettere in difficoltà i “greatest of all times”. Rafa Nadal, con 9 Roland Garros in bacheca, è stato il suo principale ostacolo a Parigi.
Murray ha perso le sue cinque finali nel 2010-11, 13, 15-16. Lendl le aveva perse all’US open nell’82-83-84 e 88-89.
La finale di oggi non ha avuto storia, di fatto: lo ha ammesso sportivamente Murray per primo, perché quando l’avversario commette 65 errori e tu soltanto 41 (non 100 come contro Simon…) e i tuoi vincenti sono poco meno di quelli dell’avversario (31 contro 40, ma Andy ha fatto 12 aces e Novak 7, quindi il margine è più ridotto), c’è ben poco da fare. “Ha fatto 24 punti più di me, sono tanti”. Eh sì, in teoria con 24 punti si può vincere un set”.
Novak ha concesso una pallabreak a freddo e altre cinque in tutto, ma se ne è procurate 12. L’unico rimprovero che poteva farsi è stato quando avanti 4-3 con break nel secondo set si è fatto raggiungere e forse ancor più quando ha tremato un attimo sul 6-5 30-15 e ha commesso due doppi falli di fila, i primi due di un match nel quale ne ha commessi tre in tutto.
Se avesse perso il secondo set allora avrebbe forse potuto esserci match.
Ma con due set di vantaggio, e con Novak attento anche a rete, sia volée sia smash (normalmente i suoi punti deboli secondo Pat Cash, vedi l’intervista pubblicata ieri: oggi ha fatto 11 punti su 14 a rete, il 79%) l’unica speranza di Murray poteva essere quella… di fare abbastanza presto per arrivare a fare a doccia e prendere l’aereo per Londra e arrivare in tempo ad assistere al parto di Kim.
Non che nel terzo set Murray non ci abbia provato, anche se perdere il game di battuta sul 5 pari dopo essere stato avanti 40-0 era stato un bel trauma che si è portato dietro anche nel terzo set – ha perso subito la battuta nel primo game anche se ha recuperato quel break al sesto ed è riuscito ad arrampicarsi al tiebreak – ma una volta raggiunto il tiebreak è crollato, con due doppi falli, il n.4 e il n.5, che hanno decretato la sua fine.
“Non si va a cena insieme, ma ci conosciamo da quando avevano 11 anni. Abbiamo un grande rispetto l’uno per l’altro“ ha appena detto Novak Djokovic a Channel Seven prima arrivare in conferenza stampa, mentre sotto gli studi televisivi una moltitudine di fans serbi inneggiavano a lui che, commosso, alla fine ha colto un loro appello e ha lanciato le sue scarpe in mezzo a migliaia di persone (non erano tutti serbi, ma parecchi sì). Per accaparrarsele è stato un miracolo non ci siano stati feriti..
Gli spettatori di questo Slam sono stati oltre 720.000. Un record.
Andy Murray è arrivato dopo pochi minuti in sala stampa: déjà Melbourne Park.
“Ho l’aereo per Londra alle 1. L’unica cosa che mi interessa adesso sapete qual è. È stata dura in questi ultimi giorni vivere qui. Devo ringraziare Kim per avermi permesso di stare qui, lei si è fatta carico di tutto in questo periodo. Quanto a me la testa non era nelle condizioni migliori per affrontare un torneo dello Slam… ma Novak è stato più forte di me, ha fatto 24 punti più di me e quindi non ci sono scuse che tengano. Sono fiero di essermi battuto al massimo per tutti questi 15 giorni e ora…lasciatemi partire, sapete qual è la mia priorità”.