Paolo Bertolucci ha recentemente rilasciato un’intervista sui temi più attuali del panorama tennistico mondiale, a TennisCircus.com. Innanzitutto ha espresso la sua opinione su Andy Murray, vincitore di due tornei del grande Slam, della medaglia olimpica in singolare e della Coppa Davis con la Gran Bretagna: “Murray ha vinto sull’erba, la superficie che conosce meglio, è molto forte anche sul cemento. Su terra battuta Djokovic e Nadal sono di un’altra categoria, lo scozzese riesce a farsi rispettare anche lì ma gli altri hanno tutt’altro rendimento”.
Il telecronista di Sky, ex numero 12 del ranking ATP, è poi passato a parlare della precaria condizione fisica e tennistica del maiorchino Rafael Nadal. La crisi di vittorie è causata in primis della mancanza di fiducia ed in secondo luogo del suo stile di gioco logorante e dispendioso che lo ha portato ad un fisiologico calo di forma da un anno a questa parte; il cambio allenatore, secondo Bertolucci, non sarà mai un’esplicita richiesta di Rafa e verrà accettata solo qualora Toni decidesse volontariamente di farsi da parte e, ciononostante, potrebbe ugualmente sfavorire il 14 volte vincitore Slam, ormai abituato ad adottare un metodo di gioco che gli ha sempre consentito di vincere più o meno facilmente contro tutti i tennisti nel circuito.
Il vincitore della Coppa Davis 1976 ha parlato anche delle young guns: “ Ci sono nomi veramente interessanti, si pensava che non ci fossero giovani in prospettiva, invece ci sono, hanno buone basi, a questo punto però devono però far il salto. Zverev sicuramente è uno dei migliori, Kyrgios anche, Tomic penso abbia perso il treno, Coric è un altro interessante, materiale per ricambio c’è. Non ci sarà il nuovo Federer o il nuovo Djokovic, perché ognuno ha le sue caratteristiche, come in passato non ci son stati i nuovi Borg, Agassi o Sampras, ognuno ha le sue peculiarità, con denominatore comune che son dei fenomeni.” E Grigor Dimitrov? Bertolucci ha le idee chiare: “Dimitrov ha facilità nel gioco, ma non ha quelle caratteristiche che servono per arrivare in cima, penso che dopo 5-6 anni di presenza nel circuito si sia stabilizzato e difficilmente possa ambire ad arrivare al top”.
Infine qualche opinione sul futuro del tennis italiano sia maschile che femminile; se in campo maschile abbiamo dei giovani promettenti che si stanno facendo le ossa fra Future e Challenger, nel settore femminile le prospettive del post Pennetta, Errani, Schiavone, Vinci sono molto meno rosee: “Penso sia difficile, perché non sempre si può aver un ricambio come questi anni, un po’ quello che successe a noi, dopo la vittoria della Davis, abbiamo avuto anni duri. C’è da sperare che Errani e Vinci reggano il più possibile e che dietro venga fuori qualcosa. I maschi purtroppo li ho seguiti poco, non posso esprimere un parere obiettivo, perché, risultati a parte, lo spessore del giocatore lo si misura vedendolo con continuità, come gioca determinati punti e come reagisce ai momenti difficili in un match”.
Carlo Soldati