In 66 presero il Meldonium così fu chiaro a Baku che si trattava di doping
Cosimo Cito, Repubblica del 10.03.2016
La Wada ha iniziato a drizzare le orecchie sul Meldonium nel 2015, ma già nel 2012 voci, sussurri e grida su qualità e diffusione del farmaco prodotto in Lettonia avevano preso a girare nell’ambiente. Già durante i Giochi di Londra cinque Comitati olimpici dichiararono l’importazione nel Regno Unito di quantitativi della sostanza. Serviva, però, una sorta di pistola fumante per fare l’ultimo passo. Servivano numeri, dati certi, perché la sostanza passasse dalla lista delle “monitorate”, dove era inclusa dal 2015, a quella delle “proibite”. La Wada ha individuato allora uno degli eventi multisportivi più importanti dell’anno per numero e distribuzione geografica degli atleti. I Giochi europei di Baku 2015, la piccola Olimpiade secondo le enormi (e poi deluse attese degli organizzatori, erano perfetti: quasi 6000 atleti, circa il venti per cento dei quali provenienti dall’Est europa, da quei paesi nei quali la sostanza è registrata e può essere prescritta per uso terapeutico (Russia, Ucraina, Georgia, Kazakistan, Azerbaigian, Bielorussia, Uzbekistan, Moldova, Kyrghizistan). In quell’occasione venne introdotto un nuovo marker per rintracciare proprio il Meldonium. Sui 762 atleti testati complessivamente, 66 (l’8,7% del totale) sono risultati positivi al farmaco, 13 dei quali poi sono finiti anche sul podio. Se, teoricamente, fossero stati controllati tutti i 5632 atleti impegnati nei Giochi, il numero degli epigoni di Maria Sharapova (ma anche del ciclista Vorganov, il primo sportivo in assoluto ad essere sospeso per positività al Meldonium) avrebbe potuto sfiorare i 500 casi.
I dati di questa ricerca sono contenuti in uno studio pubblicato ieri sul “British Journal of Sports Medicine”. Sono ben 15 su 21 gli sport frequentati da chi assumeva Meldonium. Davanti a tutti la canoa velocità (15 casi), seguita da lotta libera (11), sport acquatici (9), ginnastica artistica (7). Solo badminton, scherma, calcio, judo, tiro e tennistavolo ne sono usciti del tutto puliti. Non sono state rese note le nazionalità degli atleti. Il lavoro di ricerca si basa sui test antidoping, ma anche sulle autodichiarazioni, a precisa richiesta, dei partecipanti, e infine sulle dichiarazioni rese dai Comitati olimpici. Solo due su 50 dichiararono di aver portato in Azerbaigian quantità di Meldonium. Il “carotaggio” è stato essenziale per comprendere le dimensioni del fenomeno. Allora la Wada ha deciso di procedere. E presto potrebbe toccare ad altre sostanza: una di queste, il Tramadol, un narcotico fin troppo utilizzato nel ciclismo per combattere i sintomi della fatica, potrebbe fare il grande salto, per cosi dire, nel 2017.
Cosimo Cito