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L. Tsurenko b. [15] S. Errani 6-4 6-3 (Raffaello Esposito)
Se nel tennis ha qualche valore la proprietà transitiva allora Sara Errani avrebbe fatto bene a stare all’erta nel suo esordio di oggi sul cemento lento (quasi un ossimoro) di Indian Wells. La tennista bolognese, tds 15, aveva di fronte la n° 36 WTA Lesia Tsurenko, vincente al primo turno su quella Timea Babos che a Doha la batté per 6-4 6-1. Anche i precedenti in parità non lasciavano tranquilli.
Si gioca sul periferico campo 7, con tribune da circolo e disturbato a turno sia dal vento che da voci e clamori provenienti dai campi circostanti. Comincia Sara e ci sono tre break nei primi tre giochi, due dei quali subìti a zero. La prima a tenere è l’ucraina, che si stacca sul 3-1 e poi sul 4-2 in un game eterno nel quale Sara getta alle ortiche cinque palle break, polemizza a lungo con il giudice arbitro Vieira e il gioco viene interrotto anche per far uscire uno spettatore forse vittima di un malore. Sara è brava a recuperare lo svantaggio all’ottavo gioco, complice una favolosa smorzata di gran tocco, ma perde ancora la battuta e non ha più tempo né forza per recuperare.
Nessuna delle due possiede il colpo del ko ma Tsurenko ha quel pizzico di potenza in più che le consente di governare meglio la palla nel vento, oltre ad una maggiore consistenza al servizio. Ed è proprio al servizio che Sara continua a non essere competitiva e forse addirittura a peggiorare. La sua palla oltreché lenta è anche corta e l’avversaria attende la battuta due metri dentro al campo per prendere subito il comando.
Il secondo set termina quasi con lo stesso punteggio ma con molta meno storia. È ancora Sara ad aprire al servizio tenendolo ma già al terzo game deve cedere e quando subito dopo è lei a non sfruttare un ottimo 0-30 vanificato da due errori evitabili crolla del tutto. Un secondo break la manda sotto 4-1 e Tsurenko non molla più la presa, aiutata dall’italiana che proprio non riesce a spingere i colpi e spesso fatica anche a trovare la giusta distanza dalla palla causa le repentine folate. Senza continuità non servono alcuni ottimi colpi estemporanei e se l’ucraina non pagasse dazio alla tensione cedendo la battuta sul 5-1 il punteggio sarebbe stato anche più severo. Sara ha subito sei break in dieci turni di battuta e con dati del genere la sua forza di volontà non può bastare. Peccato, perché dopo la vittoria di Dubai Sarita sembrava in crescita e l’avversaria di oggi era ampiamente alla sua portata.
[5] S. Halep b. V. King 6-1 6-1 (Emmanuel Marian)
Grande attesa all’Indian Wells Tennis Garden per l’esordio della campionessa uscente Simona Halep. La rumena, numero 5 delle ultime classifiche WTA, tra problemi al setto nasale e infiammazioni al tendine d’Achille è reduce da un inizio d’anno disastroso in cui ha raccolto appena tre vittorie in otto match, mentre la sua avversaria, l’attuale numero 202 del mondo Vania King, gioca il torneo usufruendo del ranking protetto dopo un lungo calvario causato da un’ernia cervicale. Un solo datato precedente tra le due, che si affrontarono nel terzo turno di qualificazione al torneo di Montreal del 2010: l’americana ebbe la meglio in due set.
La partita inizia con tre break in fila, due a favore della Halep. Vania King pare inizialmente reggere la pressione da fondo di Simona, ma appena le percentuali al servizio di quest’ultima salgono arriva il primo allungo. La naturalezza con cui la rumena genera angoli mostruosi mette presto a nudo la differenza di qualità tra le due e l’americana, che si affida a un precoce coaching, cede altre due volte la battuta e con essa il primo parziale, che finisce nelle mani della tennista di Costanza in appena ventisette minuti con il punteggio di 6-1.
La King fa una fatica terribile in battuta – appena il 25% di punti con la prima palla – e in fase di contenimento: la cilindrata enormemente superiore della rumena le toglie respiro e lucidità, così il secondo set non può che iniziare sulla falsariga del primo: Simona brekka nel secondo game e nei propri turni di battuta non concede l’ombra di una chance all’avversaria, portandosi rapidamente sul 3-0. E lo show della campionessa in carica non accenna a fermarsi: un clamoroso passante incrociato di dritto tirato da tre metri fuori dal campo è prodromico al sesto break consecutivo. La King si toglie una piccola soddisfazione nel quinto gioco, il più lottato del match, conquistando il primo game del parziale grazie a un bellissimo rovescio lungolinea, che naturalmente serve solo a posticipare di qualche minuto la fine della partita. Halep si impone con estrema facilità in cinquantacinque minuti vincendo tutti i game giocati in risposta e al terzo turno troverà Ekaterina Makarova, trentesima testa di serie del torneo.
La relativa consistenza dell’avversaria odierna non scalfisce l’ottima impressione lasciata da Simona, che non è parsa lontanissima dalla sua miglior versione e proseguendo su questa strada avrà le sue carte da giocare per provare a difendere il titolo.
[1] S. Williams b. [Q] L. Siegemund 6-2 6-1 (Gabriele Ferrara)
Si comincia con Serena che, nel secondo game, strappa il servizio all’avversaria, con la numero uno del mondo che trova un bel dritto lungolinea e sfrutta due errori di rovescio da parte della tedesca. La tennista di Saginaw cerca di essere costantemente aggressiva in risposta, concede le briciole al servizio e trova delle magnifiche soluzioni sia con il dritto sia con il rovescio. La tennista teutonica, invece, mantiene una percentuale alta di prime palle in campo- nel primo set arriva al 73 %- e, come le consiglia il coach Markus Gentner, cerca il più possibile le righe. Tuttavia, i suoi colpi da fondocampo mancano di incisività e Serena riesce così ad archiviare il primo set con il punteggio di 6-2.
Nel primo gioco del secondo parziale la Siegemund riesce a far correre la Williams da una parte all’altra del campo e si procura una palla break che, tuttavia, non sfrutta sbagliando una risposta di rovescio non impossibile. Nel terzo game la tedesca si procura un’altra occasione per togliere la battuta all’americana grazie a due ottime risposte di rovescio, ma la numero uno del mondo risolve la situazione con il servizio. Sul 2-1 la numero 78 Wta commette due doppi falli ed un gratuito di rovescio, consegnando così il break all’avversaria. Adesso la vincitrice di 21 prove dello Slam non sbaglia più niente né al servizio né in risposta, chiudendo facilmente la partita con lo score di 6-2 6-1 in un’ora e tre minuti di gioco.
[Q] K. Nara b. [10] V. Williams 6-4 6-3 (Lorenzo Dicandia)
Sono passati quindici anni da quando Venus scese gli scalini del centrale di Indian Wells per assistere alla finale della sorella Serena, accompagnata dal padre e dal boato, dai fischi e delle ingiurie di quindicimila spettatori. E quel boato, quei fischi, quelle ingiurie sono rimaste nitide nella memoria di Venus, che all’epoca aveva vent’anni, troppo pochi per capire appieno le circostanze, abbastanza per non dimenticare e decidere di boicottare il torneo. Ora Venus di anni ne ha trentacinque e non ha ancora dimenticato, ma ha perdonato. Il suo ritorno segue dopo un anno quello di Serena, di cui Venus ha parlato nell’editoriale pubblicato la scorsa settimana.
Venus ci torna come decima testa di serie, affrontando la qualificata giapponese Karumi Nara, numero 89, 155 centimetri di energia e due volte sconfitta nei precedenti incontri contro la maggiore delle sorelle Williams.
Venus parte un po’ contratta, sarà la tensione, saranno i ricordi, o forse più semplicemente il vento. Sbaglia colpi piuttosto semplici e chiusure a punto fatto. La differenza in campo però è davvero netta e quando Venus tiene la palla in campo, Nara può fare davvero poco. Sul 3-3 arriva il primo colpo di scena, non frutto del campo ma del meteo: scroscio di pioggia e match interrotto. Al ritorno in campo, Venus sembra avere più convinzione. Sale subito 15-40 ed alla terza occasione ruba per la prima volta nel set il servizio alla giapponese. È però una gioia effimera: dal 30-30 dell’ottavo gioco, Venus non ne azzecca più una e, punto dopo punto, Nara prima rimonta e poi conquista il set: 6-4 per la giapponese.
Il secondo set segue un andamento che, seppur comune al tennis femminile, è difficile vedersi sviluppare nelle partite di Venus Williams. I break risultano infatti essere più dei giochi mantenuti, molti di più. Disturbata da condizioni metereologiche difficili, il classico vento del deserto californiano e la temperatura scesa drasticamente dopo gli scrosci, Venus perde il servizio quattro volte su quattro. Riesce a restare in partita solo grazie all’altrettanto debole servizio di Nara che, va detto, pare riuscire ad adattarsi molto meglio alla presenza ingombrante di Eolo. La giapponese gioca con pazienza, ordinata, ed aspetta che sia Venus ad autodistruggersi. Niente di eccezionale, per carità, ma quanto basta per avere la meglio di una Williams tradita da un gioco che per tutto questo inizio di 2016 è stato traballante. Il ritorno, dunque, non è stato vincente, ma il boato, questa volta di applausi, che ha accolto Venus all’entrata in campo, ed il suo meraviglioso sorriso in risposta, la hanno ripagata dell’attesa. Karumi Nara incontrerà ora Barbora Strycova che ha superato in tre set Andrea Petkovic.
[3] A. Radwanska b. D. Cibulkova 6-3 3-6 7-5 (Roberto Dell’Olivo)
Esordio tutt’altro che semplice per la polacca Aga Radwanska, finalista in California nel 2014, sconfitta da Flavia Pennetta, contro la slovacca Dominika Cibulkova, scesa al numero 57 del mondo, dopo aver raggiunto la top 10 nel 2014. Nei nove precedenti, sei vittorie per Radwanska, ma tre degli ultimi cinque sono a vantaggio della tennista di Bratislava, che ha peraltro vinto forse la sfida più importante: la semifinale di Melbourne di due anni fa. La polacca, in campo con una vistosa fasciatura alla coscia destra, sotto 5-2 e match point nel terzo set, si è salvata, vincendo, dopo due ore e quarantuno minuti per 7-5 un’autentica battaglia. La polacca ha ben gestito all’inizio del match l’esplosività della sua avversaria, che da fondo campo non si è risparmiata per intensità e profondità. Al primo momento di calo di Cibulkova, Radwanska ha preso il largo. Dopo tre game con tre break, ecco Radwanska allungare 5-3, andando a raccogliere sotto rete il primo set point, dopo 45 minuti. Il secondo set si gioca a parti invertite , è la tennista di Bratislava ad avere la meglio con lo stesso punteggio, 6-3 e fatalità la stessa durata.
Poi Cibulkova sale sorprendentemente in cattedra, (4-1, 5-2) fino al famoso match point. Quando inizia un’altra partita. Radwanska, si sa, non molla mai, si fa forza dell’occasione mancata dalla sua avversaria e chiude, lei sì, alla sua prima occasione: lungo il colpo della Cibulkova anche per l’occhio di falco e Radwanska resta ancora in corsa ad Indian Wells.
[8] P. Kvitova b. D. Kovinic 6-3 4-6 7-6(5) (Lorenzo Dicandia)
Petra Kvitova, nonostante l’ottava testa di serie e i due titoli Slam conquistati ed un nome che incute rispetto nel circuito, non è certo fra le favorite di Indian Wells: delle otto partite giocate in stagione è riuscita ad uscire vincitrice solo due volte. In questo secondo turno trova dall’altra parte della rete Danka Kovinic, montenegrina numero 51 al mondo. Al primo turno Kovinic ha sconfitto la wild card statunitense Samantha Crawford per 6-3 6-4.
Il primo sussulto della partita arriva nel sesto game, quando Kvitova riesce a conquistare il break alla quinta occasione del set. L’illusione di una fuga dura i cinque minuti necessari a restituire il regalo, grazie a due doppi falli della ceca. Kovinic però non regge gli scambi da fondo e Petra appena ne ha l’occasione colpisce il vincente. Conquista un altro break nell’ottavo gioco e chiude al servizio: 6-3. Il secondo set segue il copione del primo. Kvitova attacca, Kovinic mette su una difesa fatta di corse e qualche tocco di fantasia, stop volley o smorzate, di cui la montenegrina è capace. Il punteggio pare poco più combattuto: si arriva al 3-3, con Kvitova che ha perso per due volte un break di vantaggio. Nell’ottavo game, Kvitova concede una palla break dopo una serie di inopinati errori gratuiti. In questi casi vengono in soccorso i 182 centimetri donati da madre natura, e due buone prime la aiutano a tenere il servizio. Ma l’altezza non fa da sola un buon fondamentale, ed infatti Kvitova cede il set per 6-4 con il sesto doppio fallo.
Il terzo set segue abbastanza fedelmente i servizi: solo una palla break concessa da Kvitova nei primi sei giochi. Il primo break del set se lo prende la ceca nel settimo game grazie ad un recupero in back che colpisce il nastro e lentissimamente lo risale fino a cadere senza rimbalzo nel campo di Kovinic. Kvitova va a servire per il set sul 5-4 ma la terza vittoria dell’anno non vuol ancora saperne di arrivare: un passante di rovescio in corsa concede alla montenegrina il contro-break, cinque pari. Si arriva dunque al tie-break. Kvitova va, come sempre, a luce alterna e Kovinic è attenta a non sbagliare, ma un altro nastro beffardo concede alla ceca un mini-break, subito ceduto con un doppio fallo. Arriva il primo match point per Kvitova sul sei a cinque nel tiebreak e una smorzata di Kovinic finita in rete le regala la vittoria dopo 2h26m.
Kvitova vince e non convince, ma in questo momento anche le vittorie brutte possono migliorare una situazione disastrosa. Nel prossimo turno incontrerà Johanna Larsson.
Altri incontri (Ciro Battifarano)
Oltre alle premature uscite di Sara Errani e Venus Williams, si registrano le uscite di altre 7 teste di serie. Lucie Safarova, n. 11 del seeding, perde per la terza volta su tre contro Yaroslava Shvedova e manca l’appuntamento con la prima vittoria di una stagione che per lei ha avuto inizio soltanto a Doha a causa dei postumi di un’infezione batterica. Sembrava iniziata nel migliore dei modi invece la stagione di Svetlana Kuznetsova con la vittoria a Sydney ed invece la russa si è rivelata un fuoco di paglia: mai oltre il secondo turno negli altri tornei disputati, coautrice della disfatta della Russia in Fed Cup contro l’Olanda ed oggi eliminata in due set da Coco Vandeweghe. Sconfitte in tre set per Andrea Petkovic, testa di serie numero 22, Anastasia Pavlyuchenkova, n. 24, e Sabine Lisicki, n. 29 e semifinalista nel 2015 ad Indian Wells. Lasciano subito la California anche Madison Keys, n. 23, che, al rientro dopo l’infortunio all’anca sinistra che aveva condizionato il suo ottavo di finale agli Australian Open, rimedia un doppio 6-3 dalla qualificata Nicole Gibbs e Kristina Mladenovic, testa di serie n.27, più impegnata come opinionista nella vicenda Sharapova che in campo contro Yulia Putintseva. La giovane russa, dopo aver raggiunto per la prima volta il terzo turno in un torneo dello Slam agli Australian Open, con un doppio 6-4 raggiunge per la prima volta il terzo turno anche in un torneo Premier Mandatory.
Risultati:
[Q] K. Nara b. [10] V. Williams 6-4 6-3
[5] S. Halep b. V. King 6-1 6-1
[1] S. Williams b. [Q] L. Siegemund 6-2 6-1
[8] P. Kvitova b. D. Kovinic 6-3 4-6 7-6(5)
[3] A. Radwanska b. D. Cibulkova 6-3 3-6 7-5
C. Vandeweghe b. [18] S. Kuznetsova 6-4 6-3
[32] M. Niculescu b. [WC] H. Watson 6-4 2-6 6-2
[Q] N. Gibbs b. [23] M. Keys 6-3 6-3
Y. Putintseva b. [27] K. Mladenovic 6-4 6-4
Y. Shvedova b. [11] L. Safarova 6-3 6-4
[19] J. Jankovic b. C. Witthoeft 6-1 6-3
L. Tsurenko b. [15] S. Errani 6-4 6-3
B. Strycova b. [22] A. Petkovic 5-7 6-4 7-5
[30] E. Makarova b. L. Hradecka 6-4 6-4
[Q] K. Bondarenko b. [24] A. Pavlyuchenkova 6-2 6-7(1) 6-4
J. Larsson b. [29] S. Lisicki 5-7 6-4 6-2