Nel secondo set hai più o meno detto “ne ho avuto abbastanza” e hai deciso di chiuderla energicamente alla fine. Hai avuto la sensazione di giocare per il titolo, di voler chiudere in fretta la questione della semifinale?
Queste sono parole tue. Però sì, mi sono sentita di voler fare del mio meglio per chiudere, verso la fine. Anche se non ha funzionato, almeno ho voluto provare con ancora maggior insistenza.
Un inizio un poco lento da parte tua. Quando hai avuto la sensazione che le cose stavano iniziando ad andare per il verso giusto?
Ho semplicemente commesso qualche errore all’inizio e poi semplicemente ho iniziato ad essere più in palla a metà incontro.
Hai notato qualche differenza nel suo approccio alla partita stasera, rispetto al passato?
Beh, nel primo set ha servito quasi ogni palla verso il mio dritto. Ho iniziato a leggerle, e così ha ovviamente cambiato strategia. Dico ovviamente perché è una giocatrice molto scaltra, sa che non puoi fare la stessa cosa contro chiunque per l’intera durata dell’incontro. Ma è l’unico accorgimento che ho notato. Ha giocato molto meglio.
Quando vinci i primi undici punti di un set, come nel secondo, sei consapevole che sei avviata verso il golden set?
No, per nulla. Non mi passa mai per la testa.
È nella tua lista delle cose da fare?
Non ci ho proprio mai pensato. Cerco soltanto di vincere l’incontro, non per forza… certo, cerco di vincere ogni singolo punto. Immagino di sì. So che è difficile da fare. Shvedova ci è riuscita.
Adesso sei la giocatrice più anziana ad aver raggiunto la finale ad Indian Wells, battendo il record di Navratilova. Ti dà soddisfazione aver superato uno dei suoi record di longevità?
Sì, assolutamente. Superare record è esaltante. E, beh, specialmente quelli come quelli di Martina, è davvero bello. Immagino sia divertente essere la nonna del torneo. Immagino.
Puoi parlarci un poco di cosa significa raggiungere la finale? L’anno scorso hai raggiunto la semifinale. Poi ti sei ritirata, quindi ovviamente quest’anno c’era fermento per il tuo ritorno. Quest’anno sei in finale. Puoi provare a spiegare come ti fa sentire?
Sì, è particolare. Davvero non pensavo avrei giocato un’altra finale qui in vita mia. L’anno scorso è stata soltanto molta, molta sfortuna. Mi sono sentita devastata per non essere in finale e non poter nemmeno riuscire a giocare. Dopo l’ultima finale giocata qui, non pensavo sarei mai tornata. Quindi è una sensazione particolare.
Come pensi che sarà tornare in finale qui?
Beh, spero molto diverso dall’ultima finale. (Sorride.) Ma il mio obiettivo è semplicemente andare lì fuori, e penso sia bello chiudere tornando ancora una volta in finale. È un po’ come se si chiudesse un cerchio.
Tutti dicono più meno: Non cambierei nulla della mia vita, ma quando si chiede loro che consiglio darebbero a loro stessi da giovani, Roger ha detto che avrebbe voluto essere più duro; Djokovic ha detto che avrebbe voluto essere più paziente. Se tu potessi dare un suggerimento o due alla giovane Serena, la teenager che emergeva nel circuito, cosa le diresti?
Di continuare a fare la ginnasta. (Ride.) Per un altro paio di anni. Imparare le mie acrobazie e le mie capriole all’indietro e tutto il resto. Solo per un altro paio di anni.
E le parallele asimmetriche? Ti sarebbero interessate?
Non le ho mai provate. Ho sempre fatto corpo libero e la trave e cose del genere.
Pensi che guarderai l’altra semifinale, dopo la fine della conferenza stampa?
Non lo so. Di solito lo lascio fare a Patrick.
Nessuno riesce a cambiare verso e potenziarsi come fai tu quando senti che ne hai avuto abbastanza o magari che si sta avvicinando un momento duro. Puoi parlarci di questo processo, di come ci si sente quando si inizia davvero ad ingranare?
Non posso davvero. Non lo so. Intendo, non posso descriverlo. Non è una cosa di cui posso parlare. Soltanto… non penso sia… ovviamente è un fattore, ma non so di cosa si tratti. Voglio soltanto vincere e l’intensità aumenta. Ma è davvero difficile da descrivere.
Prima del tuo match contro Simona hai detto che era una buona opportunità per scoprire a che livello era il tuo gioco. Ora che hai giocato un incontro in più contro un’avversaria davvero tosta, dove pensi che sia il tuo livello?
A un buon punto. Due tornei, due finali, non è male. Spero semplicemente di continuare così.
Puoi parlarci delle tue potenziali avversarie per la finale?
Entrambe sono bravissime. Io e Vika abbiamo giocato finali incredibili, andiamo davvero d’accordo. Karolina ha un servizio grandioso. Realizza più ace di me.
Pensi che entrambe potrebbero essere un rivale alla tua altezza? Vika lo è stata per un paio di anni, poi si è infortunata. Puoi parlarci di loro come rivali potenziali?
Penso che tutte siano rivali all’altezza, specialmente contro di me. Tirano fuori un gioco mai visto prima. Ma mi fortifica.
Come pensi che sarà l’accoglienza del pubblico, nel giocare una finale su questo campo dopo tutto ciò che è andato male quindici anni fa? Come pensi che sarà?
Posso soltanto sperare che sarà davvero positiva. È tutto ciò che posso sperare. Mi piacerebbe tantissimo uscire lì fuori con tutti quanti che applaudono. È l’unica cosa che mi posso augurare.
C’è un po’ di trepidazione nel tornare su quel campo centrale, o hai scacciato quei demoni l’anno scorso?
Non ce n’è. Non negli ultimi tempi. Certo, l’anno scorso quando sono tornata ho avuto un po’ di paura per i primi due incontri, ma adesso non più.
Hai menzionato un paio di volte di aver sentito cori che cantavano Vai Serena, Forza USA. Pensi che il pubblico ti stia accanto di più, ora che ti ha visto giocare per così tanti anni? Quando pensi che sia accaduto questo cambiamento?Penso di aver avuto un numero stratosferico di fan che mi sono sempre stati fedelissimi. Per quanto riguarda gli altri, quando vedi grandi atleti, o atleti che giocano da secoli, come me, li apprezzi e capisci che non saranno lì per i prossimi duecento anni. Devi apprezzarli in quel momento.
Quindi non è male essere nonna.
Bis-nonna, direi.
Tutti sappiamo come andò nel 2001, ma nonostante le avversità giocasti un gran match. Puoi parlarci di come hai giocato, nonostante tutto ciò che stava accadendo, e come hai vinto?
Sì, beh, fu fantastico. E fu un’esperienza orribile, orribile, orribile. Sono sopravvissuta solo grazie alla preghiera. Ricordo di aver detto: Fammi superare tutto questo, non voglio neppure vincere. Mi pare di aver perso il primo set. E dopo in qualche modo stavo sollevando il trofeo. Questo è tutto ciò che ho da dire a riguardo.