[1] S. Williams b. [3] A. Radwanska 6-4 7-6(1) (da Indian Wells, Vanni Gibertini)
La notte delle semifinali femminili al BNP Paribas Open di Indian Wells ha visto l’arrivo del “pubblico del weekend”: con scuole ed uffici ormai chiusi, molti più appassionati (e ospiti degli sponsor) arrivano dalla vicina (per gli standard californiani) Los Angeles a riempire gli spalti e colorire lo Stadium 1. Nonostante l’inizio fissato per le 19 locali, la temperatura è ancora sopra i 30 grandi centigradi (o “mid 80s” come dicono da queste parti, dove le temperature vengono espresse in gradi Fahrenheit) ma almeno il sole che ha arrostito i quartofinalisti del torneo ATP nel pomeriggio è già sparito dietro gli oltre 3000 metri delle San Jacinto Mountains.
Ad aprire il programma la sfida tra le due giocatrici che lunedì prossimo occuperanno le prime due posizioni della classifica WTA. Nonostante le 9 vittorie a zero per la Williams ed un match piuttosto a senso unico disputato nella semifinale degli Australian Open poche settimane fa, la partita ha regalato spettacolo, emozioni, ed un abbozzo di sorpresa. Ci si aspettava una partita a senso unico e, nonostante per diversi tratti Serena sia apparsa incontenibile, Agnieszka Radwanska è riuscita per grand parte del match a tenere testa con grande abilità alla campionessa americana.
Dopo un riscaldamento accompagnato dalle note di “Titanium” di David Guetta sparate a tutto volume dagli altoparlanti, il match inizia con un break iniziale subito da Serena Williams, apparsa piuttosto “diesel” all’inizio del match, lenta negli spostamenti e non sufficientemente reattiva sui colpi. Radwanska tiene bene il palleggio, anche perché gli errori della Williams arrivano copiosi e con grande sorpresa è la polacca a prendere la testa nel computo degli aces.
Sul 3-1 Agnieszka ha tre opportunità del doppio break, ma solo sulla seconda può veramente rimproverarsi qualcosa, per aver spedito in corridoio di un nonnulla una risposta di rovescio su una seconda piuttosto lenta ma molto carica di lift di Serena.
Due game più tardi la Radwanska ha un’altra chance del doppio break, ma un ace di Serena le dice di no. Da quel momento la Williams attiva il super-compressore, mette la freccia ed infila un parziale di 28 punti a 4 che chiude il primo set e la manda avanti sul 3-0 nel secondo.
A quel punto si pensava che la partita fosse finita lì, ed il fumo che arrivava sullo Stadium 1 dai barbecue accesi all’esterno (durante la giornata si sono disputati diversi incontri regionali del campionato universitario USA e diverse squadre si sono fermate nell’impianto per la cena), accompagnati dall’odore di braciole alla griglia induceva gli spettatori a pensare più allo spuntino dell’intervallo piuttosto che al match di tennis davanti a loro. Ma la Radwaska non era dello stesso avviso.
Con una ulteriore iniezione di velocità alla sua prima di servizio, la polacca ricomincia a causare seri problemi in risposta alla Williams, che incappa in un game di peste, cede la battuta a zero e si vede riagganciare sul 3-3, non prima di aver avuto due palle per il nuovo break ed aver applaudito probabilmente il colpo più bello del torneo, una smorzata incrociata di diritto da fondocampo che ha provocato l’ovazione della folla di Indian Wells.
Le prime della Radwanska superano con regolarità le 100 miglia orarie (160 km/h), e sul 5-5 due risposte molto aggressive (tra cui un siluro di diritto incrociato) le valgono il break per andare a servire per il set. Da quel momento però ancora una volta Serena Williams aumenta il suo livello e mette a referto un’altra striscia di 11 punti a 2 che chiude il match in suo favore dopo 1 ora e 35 minuti di gioco.
“Aga ha giocato molto bene – ha detto Serena dopo il match – è una giocatrice molto sveglia, prima mi ha servito sempre sul diritto, poi ha cambiato la sua strategia, ho dovuto aggiustare i miei colpi durante il match. Ha anche servito molto bene, ed io sono stata brava ad aver tirato i miei colpi nei momenti importanti. Volevo fare tutto ciò che era in mio potere per chiudere il match, indipendentemente dal fatto che funzionasse o meno, volevo almeno provarci”.
Nonostante la sconfitta la Radwanska è comunque apparsa soddisfatta dell’incontro giocato: “Ho sicuramente giocato meglio che nelle precedenti occasioni contro di lei, certamente meglio di quanto non avessi fatto in Australia. Ho avuto le mie chance, parecchie chance soprattutto nel primo set, e quando non sfrutti le occasioni che ti crei contro Serena, la partita di solito finisce in questo modo”.
La finale di domenica prossima per Serena Williams chiuderà un cerchio che si estende dal 2001 ad oggi, da quando fu fischiata all’ingresso in campo 15 anni fa contro Lindsay Davenport a causa della diatriba che ha provocato il boicottaggio suo e di sua sorella Venus per così tanto tempo: “Credo sia una buona cosa il potermi lasciare tutto alle spalle tornando in finale qui. Mi è dispiaciuto molto lo scorso anno dovermi ritirare”.
[13] V. Azarenka b. [18] K. Pliskova 7-6(1) 1-6 6-2 (Lorenzo Dicandia)
La seconda semifinale fra Victoria Azarenka e Karolina Pliskova non avrà forse il fascino del confronto fra stili di Serena e Radwanska, né tantomeno vedrà in campo delle giocatrici all’interno delle prime dieci. Eppure è una semifinale che, a giudicare dai precedenti e dal gioco mostrato nel corso del torneo, potrebbe regalare più di quella fra le prime della classe. La partita, infatti, non ha deluso le aspettative: Azarenka si regala la finale contro Serena dopo una lotta di oltre due ore, coinvolgente, fatta di capovolgimenti di fronte e di tanti, tanti vincenti.
Che Vika Azarenka fosse una giocatrice da tornei importanti non lo scopriamo certo in queste due settimane; che sia una delle poche serie, se non l’unica, potenziale rivale di Serena nemmeno. Tuttavia in questi ultimi due anni, per infortuni prima e depressioni e rotture con fidanzati e allenatori poi, Azarenka ha faticato a trovare il gioco, la convinzione e la fortuna necessarie a risalire una classifica ferma per un anno intero attorno alla ventesima posizione. Pensate che questa è la terza semifinale raggiunta negli ultimi due anni. Il 2016 sembra averlo però iniziato con il giusto piglio: una sola sconfitta, onorevole tra l’altro, contro Kerber agli Australian Open ed un titolo vinto a Brisbane in carrozza, senza dare neanche l’idea di poter soffrire. Vika pare essere anche più in forma, dimagrita a vantaggio di una maggiore resistenza atletica.
Pliskova è invece una delle grandi promesse della WTA. Dotata di un servizio secondo forse solo a quello di Serena e di colpi da fondo pesanti come macigni, ha faticato anche lei nella seconda parte del 2015. Salita al numero 7 dopo un inizio anno straordinario, non è poi riuscita a mantenere le promesse createsi nel pubblico e nel suo team. Deficitaria soprattutto negli Slam – negli ultimi cinque Slam ha vinto solo cinque partite – è stata vittima di quel comunissimo senso di vertigini provato quando si sale sempre più in alto, e la cima è oramai a portata di mano. Del resto è risaputo come sia più difficile restare su in cima che arrivarci, e la WTA è una fucina che costantemente sforna giocatrici che sembrano pronte per spaccare il mondo e che proprio al momento di dare l’azzanno finale, si trasformano da cacciatrici in prede: Stephens, Bouchard, Muguruza e via fino a Vaidisova e Golovin qualche anno fa.
La ceca arrivava in questo torneo da numero 19 e se ne andrà almeno da numero 14. Contro Azarenka ci ha giocato due volte: una a sedici anni che fa poco testo, e l’altra lo scorso anno nel torneo di Brisbane, dove si impose al terzo set dopo aver annullato due match point nel tiebreak del secondo.
Il primo gioco della partita è subito indicativo di come sarà ben altro match per Azarenka rispetto al quarto di finale. Due risposte vincenti di dritto quasi istintive da parte di Pliskova le regalano le prime palle break della partita, annullate piuttosto agevolmente dalla bielorussa. Mentre Azarenka soffre al servizio, Pliskova è una macchina, un cecchino infallibile. Tira giù ace dopo ace, e quando non lo sono si tratta comunque di servizi vincenti. E così, quando Pliskova va di ace, Azarenka colpisce invece doppi falli. Tre consecutivi permettono a Pliskova di conquistare un break importantissimo, scappando sul 3-2. La ceca è in stato di grazia: mette a segno sei aces nei primi quattro giochi al servizio, ma soprattutto gioca bene anche nello scambio. Si permette a volte perfino il lusso di vincenti in recupero in corsa, che non rappresentano certamente la specialità della casa. I colpi di Pliskova sono piatti e forti, il margine di rischio è altissimo ma per ora sembra funzionare. Arrivano i primi due set point sul 5-3 Pliskova, a seguito di un altro doppio fallo di Azarenka, il quinto. La bielorussa si salva in qualche modo, e lascia che la ceca vada a servire con la pressione di dover chiudere il set. E, per la prima volta, Azarenka arriva a palla break, riuscendo a rispondere alle prime di servizio e dominando poi gli scambi più lunghi. Il controbreak arriva grazie ad una palla corta accompagnata da una volée vincente dell’ex numero 1. È bastato un gioco senza aces o prime vincenti, ed ecco la supremazia da fondo della bielorussa farla da padrona. Si arriva dunque al tiebreak, conquistato senza troppi patemi da Azarenka per sette punti a uno. Pliskova nella seconda parte del primo set è tornata su livelli umani, non ha colpito aces ed ha smesso di essere infallibile nello scambio. Azarenka, dal canto suo, è stata brava ad arginare la ceca quando era un fiume in piena, e bravissima a concludere quando ne ha avuto l’occasione.
Il secondo set inizia seguendo la scia del primo. Azarenka ha sùbito tre palle break per scappare e mettere un’ipoteca sulla partita. Però, d’improvviso, inaspettato, arriva un altro capovolgimento di fronte: la bielorussa torna a colpire doppi falli in serie ed a sbagliare il possibile e il non. Riesce a conquistare un game, sotto 3-0, nonostante altri due doppi falli, ma il set oramai è andato. Pliskova, stupita anche lei di ritrovarsi inaspettatamente sopra nel punteggio, chiude con tre aces consecutivi: 6-1 per la ceca. L’impressione è che la bielorussa abbia lasciato un po’ andare il set dal quattro a uno.
Il terzo e decisivo parziale vede una Azarenka rinvigorita. Pliskova annulla due palle break nel secondo gioco, ma nulla può nel quarto: la bielorussa conquista il break e vola sul 4 a 1, pressando l’avversaria da fondo e ponendo attenzione ad evitare di rientrare nella spirale di errori costatale il secondo set. La ceca si lascia andare per lo meno ad una serie di hot shot di dritto in corsa da strabuzzare gli occhi e che le danno la soddisfazione di regalare spettacolo fino alla fine. Magra consolazione anche quella degli aces: 17. Dopo il break, la partita vola via veloce in direzione bielorussa. Azarenka chiude con un altro break e si porta, con la finale, di nuovo al ridosso della top ten, al numero 11. Sarà per lei la 35esima finale, 18 quelle vinte. Affronterà, nella sfida che tutti attendevano già dagli Australian Open, Serena Williams, contro cui ha perso 17 delle 20 volte in cui la ha affrontata.
Risultati:
[13] V. Azarenka b. [18] K. Pliskova 7-6(1) 1-6 6-2
[1] S. Williams b. [3] A. Radwanska 6-4 7-6(1)