[13] V. Azarenka b. [1] S. Williams 6-4 6-4 (dal nostro inviato a Indian Wells, Vanni Gibertini)
La partita che non ti aspetti. Tutti erano pronti a celebrare il ritorno alla vittoria di Serena Williams, 15 anni dopo quella del 2001 e dopo 14 anni di boicottaggio a causa degli eventi che avevano preceduto quell’ultima finale, tutti erano pronti a chiudere il cerchio con questa ennesima affermazione di una delle più grandi campionesse di tutti i tempi (forse la più grande), e nessuno aveva fatto i conti con Victoria Azarenka. In pochi ci credevano ad una sorpresa qui ad Indian Wells, e quei pochi non se la sentivano di dirlo, preferendo un pronostico mainstream a favore della eterna Serena.
Invece Azarenka ha giocato una partita ammirevole, sporcata solamente da quel game sul 5-2 nel secondo set, nel quale servendo per il match si è fatta paralizzare dalla tensione, commettendo due doppi falli ed uno sciocco gratuito, risvegliando la belva che è in Serena e quasi rovinando tutto quanto di buono fatto in precedenza.
Dopo un inno nazionale cantato davanti ad uno stadio vuoto ed una presentazione in pompa magna delle due finaliste, si era iniziato con una Williams decisamente in formato “domenica mattina”: lenta, quasi svogliata, poco propensa a cercare la palla con i piedi e fermamente intenzionata a cannoneggiare appena la palla le fosse arrivata a tiro. Due doppi falli e due gratuiti le costavano il break in apertura, break che sarebbe stato l’unico del set, nonostante cinque opportunità avute da Serena per strappare la battuta alla Azarenka, due sul 2-3, e tre sul 3-4, tutte o quasi comunque giocate molto bene dalla bielorussa. Il pubblico ha sostenuto Serena all’inizio, quando le sue traiettorie erano spesso e volentieri precise ed imprendibili, ma in risposta la campionessa americana riusciva solo occasionalmente a trovare il ritmo contro i servizi di Azarenka, progressivamente sempre più incomprensibili per lei. Tante, tantissime le risposte non tenute in campo dalla Williams su servizi non irresistibili, ce ne sono ben 19 sul nostro taccuino, alcune dovute ad un desiderio di trovare il punto direttamente con il colpo di inizio gioco. Ma man mano che la partita procedeva, i game di servizio di Azarenka diventavano sempre meno accessibili per lei.
Chiuso il primo set in 41 minuti per 6-4, la bielorussa prendeva un break di vantaggio anche all’inizio del secondo parziale, break concesso dalla Williams con un doppio fallo finale, proprio come era accaduto nel game inaugurale dell’incontro. Dopodiché forse il gioco chiave di tutto il match (durato 14 punti) vedeva la Azarenka annullare quattro palle break, la prima con un ace, altre due grazie ad errori gratuiti di Serena, la quarta neutralizzata dall’ennesimo servizio non risposto, che veniva seguito da altre due punti identici che siglavano il 2-0. A quel punto la frustrazione di Serena si trasformava in furia: un doppio fallo ed altri due scellerati gratuiti le costavano il secondo break; una racchetta viene sfasciata sulla via della sedia, un’altra viene fracassata mentre era ancora dentro il sacchetto di plastica (“a-la-Baghdatis”) con il giudice di sedia Cicac che le comminava due ammonizioni consecutive e quindi il penalty point.
Continuando diritta per la sua strada Azarenka non si faceva distrarre dal dramma che si stava consumando dall’altra parte della rete, ed anche se Serena si era finalmente rassegnata ad accettare scambi più lunghi che necessitavano maggiori spostamenti laterali, gli errori continuavano a fioccare copiosi (33 per lei il totale dei gratuiti). Soprattutto la fatica alla risposta era evidente.
Per diversi minuti la Williams non riusciva a mettere in campo una risposta che fosse una, il punteggio di 6-4, 5-1 sembra una condanna, ma in dirittura d’arrivo sembrava di rivedere un film già visto: Azarenka che si blocca (due doppi falli ed un gratuito), Serena che ricomincia a tirare vincenti per iniziare la rimonta. Dal 5-2 la Williams risaliva sul 5-4, sul 15-40 arrivavano due palle per il 5-5, ma qui Azarenka dimostrava di essere anche lei una campionessa con la C maiuscola, mettendo a segno prima un ace, poi allungando lo scambio costringendo l’avversaria all’errore di rovescio, ed infine con altri due servizi si ritrovava ad alzare le braccia al cielo per celebrare la vittoria in questo torneo ed il ritorno in Top 10. Da domani VIca sarà infatti numero 8, proprio davanti a Roberta Vinci.