[24] N. Kyrgios b. [12] M. Raonic 6-4 7-6(4)
Il talento è una dote innata e un dono pericoloso, di per sé non vale nulla se la potenza non si trasforma in atto. Possederlo è quindi una responsabilità, sottomettersi ad esso un peccato imperdonabile. Ecco a voi Milos Raonic contro Nick Kyrgios, che del suddetto fanno uso opposto. Per il canadese va bene l’aforisma di Nietzsche per il quale «con un talento in più si è spesso più insicuri che con uno in meno: come il tavolo sta meglio su tre che su quattro gambe» mentre l’australiano sembra fatto per le parole di Dante, che relega all’inferno “…i peccator carnali che la ragion sommettono al talento”. Ma forse è la celebre Parabola dei Talenti (Matteo 25, 14-30) che ci chiarisce meglio le idee. Il padrone affida del denaro ai suoi tre servi e premia i due che l’han fatto fruttare scacciando invece quello che l’aveva semplicemente conservato.
Tornando alla realtà, e precisamente al cemento dello Stadium di Miami, torneo che si dice essere in via di ripensamento, Raonic e Kyrgios fanno il loro ingresso in campo a seguito dell’emozionante partita fra Nishikori e Monfils, che ha promosso il giapponese come primo semifinalista nella parte bassa del tabellone. Sono due treni in corsa, entrambi verso destinazioni importanti. Milos, che non ha mai perso la battuta nel torneo, ha la possibilità di rientrare nella top-ten dopo il miglior avvio di stagione in carriera e Nick, sempre alle prese con una testa in ebollizione, mira a superare Tomic ed entrare stabilmente fra i migliori 20 ATP. Sarebbe il più giovane a farcela dopo Marin Cilic nel 2009. Era dal 1991 che nei quarti non arrivavano cinque giocatori oltre la decima posizione come teste di serie, e due di loro sono in campo proprio ora. Precedenti nobili raccontano di un Raonic vittorioso a Parigi e Wimbledon 2014 mentre lo scorso anno Kyrgios si è aggiudicato l’ultimo incrocio, sempre sull’erba di Londra. Nick sceglie testa ma perde il sorteggio e risponde.
Si parte col botto e i primi games sono da acquolina in bocca. L’australiano è agile e velocissimo, colpisce forte da entrambi i lati ed è proprio un dritto in corsa corretto dal falco a mandarlo subito in vantaggio 15-40. Milos annulla ma non chiude, è contratto, mette poche prime e due errori lo condannano al primo break del torneo. Subito dopo Nick deve ricorrere ai vantaggi per confermare, in una ridda di scambi a tutto braccio fra i quali spicca una risposta vincente di dritto d’incontro del canadese per il 40 pari. Nel quarto gioco è l’australiano a fronteggiare con successo tre palle break, la prima delle quali annullata in modo rocambolesco. Attacco che colpisce il nastro, la palla vola dal dritto al rovescio di Raonic che tira un passante stretto e basso sul quale Nick riesce in una fortunosa smorzata, della quale si scusa. Sulle altre due però Kyrgios è ingiocabile, con un dritto inside in e un servizio vincente. Scorrono i games, ai cambi campo passa “Hungry Like the Wolf”, hit anni ’80 dei Duran Duran che terranno concerto sabato al Bayfront Park. E il lupo del primo set è l’australiano, terrificante per naturalezza di colpi e scioltezza muscolare mentre il canadese fa chilometri su chilometri per spostarsi sul dritto.
Nessuno serve con percentuali elevate e quindi si gioca molto considerando l’efficacia delle rispettive battute. Milos avrebbe la possibilità di recuperare in extremis quando si issa sul 30-40 nel decimo game ma Nick annulla spingendo a mille lo scambio e chiude un set strameritato con un ace e un dritto. Il ventenne di Canberra sta rispondendo alla grande al servizio avversario, a dire il vero alquanto spuntato oggi ma questo nulla toglie ai riflessi felini coi quali si oppone alle bombe che arrivano. La sensazione generale è che sia sempre lui a comandare il gioco, a decidere cosa fare e quando farlo grazie alla maggiore varietà dei suoi colpi.
L’impressione rimane quella anche in avvio di secondo set e la serie con la quale Nick risale dal 30-40 e tiene ai vantaggi il secondo game è scoraggiante per chi sta al di là del nastro. Nell’ordine: ace, ace di seconda, errore non forzato, smorzata, dritto vincente. Raonic è un duro, ma più che difendere i propri turni non può fare. E questa difesa diventa drammatica nel corso del settimo gioco quando è lui a dover annullare ben tre palle break ad un avversario che non smette un attimo di spingere la palla, ora piatta e sibilante, ora arrotata e pesante. Senza ulteriori scossoni si giunge al sei pari e nel tie break il destino del canadese si compie. Kyrgios, che è stato quasi perfetto negli ultimi tre turni di battuta del set, è in uno stato di fiducia soprannaturale e i punti che fa sono tutti ottenuti con vincenti. Quando Raonic mette a mezza rete un dritto sul proprio servizio è finita, anche se è solo il punto del 3-2. Kyrgios sfrutta anche un falco che gli regala un ace provvidenziale per un millimetro e difende la battuta per il 7-4 che lo porta per la prima volta in una semifinale di un Masters 1000. Vedremo se manterrà la tremenda efficacia di stasera, indispensabile per affrontare Kei Nishikori.