[6] K. Nishikori b. [16] G. Monfils 4-6 6-3 7-6(3) (Raoul Ruberti e Gabriele Ferrara)
Il primo quarto di finale del giovedì vede opposti Gael Monfils e Kei Nishikori, due idee di tennis lontane e quasi inconciliabili con un unico precedente lontano due anni sull’erba di Halle. Il francese di origini caraibiche emerge dall’ottavo di tabellone che si credeva destinato a Murray, e dalle prime battute sembra intenzionato a proseguire il proprio percorso a Miami: primo game, Nishikori in battuta, è subito break. Piedi dentro al campo, Monfils risponde alle seconde di servizio del giappponese con missili supersonici ingestibili che impediscono la costruzione di qualsiasi schema predefinito. LaMonf nel quinto game si distrae e cede la battuta, ma i problemi al servizio del finalista degli US Open 2014 lo costringono due metri oltre la linea e il vantaggio è immediatamente recuperato. Da lì in poi il servizio cava Monfils da ogni guaio, e il primo set va nella sua cascina.
Se nel primo set Monfils era riuscito a sottrarre tutta la continuità che Nishikori aveva provato a fornire al match, però, adesso le geometrie ficcanti di Kei – che è riuscito a scuotersi, tra un saltello e l’altro al cambio di campo – sortiscono l’effetto desiderato. La percentuale di prime di Monfils scende e i punti ottenuti direttamente con il servizio si fanno più sporadici; sotto 4-1, nel tentativo esasperato di coinvolgere il pubblico, il francese finisce per commette errori grossolani e non si procura alcuna palla break. L’allievo di Michael Chang, al contrario, è “on fire” e spinge sulla diagonale del rovescio con entrambi i fondamentali, per poi chiudere lungolinea con il dritto anomalo o insistere con l’inside-out. Quest’ultimo colpo gli regala il set, chiuso con il punteggio di 6-3.
Il primo punto del set decisivo vede Monfils seguire il proprio servizio a rete per poi tentare la prima, fallimentare palla corta del match. La battuta lo tiene a galla fino al turno successivo, nel quale tuttavia Nishikori riesce ad allungare gli scambi e mandarlo fuori fase: arriva così il break in suo favore, ed è quello che sembra potersi rivelare decisivo. Il francese, difatti, pur riuscendo a non far scappare via ulteriormente l’avversario, non pare riuscire a mettere insieme nello stesso game di risposta un numero di “follie positive” utili a riaffiancarsi nel punteggio. Va dato a Gael quel che è di Gael, però. Nishikori, sotto 15-30 al servizio, riesce a cavarsela da uno scambio estenuante con un’accelerazione di dritto, doppia, nell’angolo sinistro, chiusa a rete; sotto 30-40 mette il vincente di dritto nell’altro angolo. Ormai il numero 6 sembra dover vincere ogni punto nel modo migliore possibile e Monfils, che fino a un attimo prima sembrava stancamente diretto verso casa, assesta un colpo micidiale alla testa dell’avversario e all’incontro. Un siluro all’incrocio delle righe e Nishikori si scioglie completamente, passando nel giro di pochi colpi sbagliati a servire per annullare tre match point in fila, poi un quarto, nel game più lungo di tutti i precedenti e infine un quinto nel dodicesimo gioco. Il braccio di ferro tra la confusionaria esplosione di colpi del francese e le nuove, coraggiose discese a rete del nipponico va al tie-break decisivo. Lì, quest’ultimo riesce a scambiare e ad approfittare della fatica che pesa su Monfils: sul 2-1 il funambolico francese chiama a rete con un drop shot, ma sbaglia il passante di rovescio. Sul 4-3, in debito d’ossigeno, sbaglia clamorosamente una controsmorzata, commettendo poi un errore di dritto. Il “Samurai” è riuscito a non sciogliersi completamente e adesso i tre match point consecutivi sono in suo favore. Una buona prima esterna e un dritto in diagonale bastano a concretizzare il primo, impedendo un nuovo colpo di coda di LaMonf e chiudendo uno dei match più emozionanti del torneo.