Mentre il grosso del circuito ATP già si prepara per l’appuntamento sulla terra di Montecarlo, su tutt’altra terra – e a distanza di migliaia di chilometri – pochi tennisti si contendono l’accesso alle semifinali dell’ATP 250 sponsorizzato dalla Fayez Sarofim & Co. I primi tra loro a scendere in campo sono Juan Monaco e Sam Querrey, che con il torneo di Houston ha un buon feeling (tanto da aver centrato due finali, l’ultima lo scorso anno).
Lo spilungone americano tuttavia mostra d’essere in giornata no, poco reattivo con i piedi e spesso troppo distante dalla riga di fondo campo. I suoi tentativi di colpire con il dritto dall’angolo sinistro sono per questa ragione fallimentari e finiscono, anzi, per invischiarlo nei lunghi scambi di cui Monaco è maestro. Nel quinto gioco anche la sua percentuale di prime palle in campo scende e prontamente arriva il break di vantaggio per il numero 148 al mondo. Persino gli attacchi a rete di Querrey concludono poco: è sufficiente aggiungere una peccaminosa passività in risposta, in particolar modo dal lato sinistro, e il set che Monaco sigilla con un rovescio lungolinea è presto spiegato. Nel primo game di quello successivo, l’atleta di San Francisco commette ancora numerosi errori da fondocampo, regalando il break al rivale con un dritto inside-in sbagliato in lunghezza. Da lì in poi “Pico” non riesce a raccogliere che le briciole in risposta, ma le sue palle liftate mandano in crisi Querrey e senza altri sussulti l’incontro termina con un doppio 6-4.
Ad affrontare in semifinale il redivivo Monaco, che non vinceva tre incontri ATP consecutivi dal Masters 1000 di Miami del 2015, sarà Feliciano Lopez. Contro di lui infatti, purtroppo per Tim Smyczek, non hanno funzionato gli stratagemmi (passanti e cross stretti fittamente alternati) vincenti contro Donald Young nella giornata precedente. La differenza di qualità tecnica tra i due è stata accentuata dal tentativo della wild card del Wisconsin di specchiare i colpi di Feliciano, tentativo il cui esito si è rivelato come prevedibile infruttuoso. Così va il match: già incamerato un primo break di vantaggio, sul 5-2 Lopez produce uno splendido pallonetto in anticipo. La prodezza gli vale un set point che non deve neppure giocare: doppio fallo di Smyczek e la prima frazione è di marca spagnola. Quella seguente inizia anch’essa con una palla break in favore dell’iberico, che una coraggiosa discesa a rete cancella. La volontà di Smyczek non è però sufficiente a tenerlo vivo nel match, perché Lopez ha tocco e talento nel mascherare le proprie intenzioni – qualità superiori a qualsiasi espediente al quale l’americano possa pensare, ed escluso qualche scambio accorciato improvvisamente Smyczek non sa a che santo votarsi, mentre Feliciano ha persino il tempo di far vedere un colpo da dietro la schiena. Il primo grande scambio rompe l’equilibrio del secondo set lo manda a servire per il match. I due tennisti corrono in ogni direzione come mosche impazzite, in una sintesi di quanto visto nell’intero incontro fino a quel momento; poi il mancino spagnolo chiude con un servizio vincente.
La sessione serale va a definire anche l’altra coppia di semifinalisti: il primo a farne parte è John Isner, costretto da Hyeon Chung a un incontro più intenso del previsto. Il numero uno statunitense mette poche prime di servizio in campo, commette gratuiti banali specialmente col dritto e nel quinto gioco si trova a fronteggiare una dopo l’altra le prime quattro palle break del torneo (saranno le uniche del set, vinto da lui al tie-break). Se però “Long John” appare giù di corda e sfiduciato, consapevole di doversi affidare ancor più del solito alla prima, il merito va in buona parte attribuito a Chung: il coreano infatti risponde in maniera superlativa, con salti fuori dal teleschermo per appoggiarsi persino al rimbalzo siderale delle seconde di servizio in kick a uscire di Isner. Il gioco a rete della testa di serie numero uno del torneo, inoltre, è tutt’altro che aggraziato e le palle escono dalle sue corde producendo un rimbazo ancora alto, ma la sua forza sta appunto nel giocarle dopo aver spedito l’avversario metri oltre il fondo del campo. La primavera americana non ha fin qui regalato grandi gioie al tennista di Greensboro, recentemente separatosi dal coach Justin Gimelstob. La sua esperienza gli permette tuttavia di carburare, aggiungere alla contesa tra colpi piatti una serie di dropshot di dritto aperto da fondo – pregevole il gioco di polso anche in momenti delicati, un ottimo esempio sul 5-5 30 pari – e capire che servizio e scambio lungo il corridoio centrale arrecano a Chung enorme fastidio, impedendogli di trovare gli angoli e lasciandolo in balia del vincente avversario. È proprio da uno di questi scambi che Isner ottiene primo e unico break dell’incontro; pur bravo a non mollare, il diciannovenne coreano ha esaurito gli assi nella manica e dalla penultima palla break in poi, che il numero quindici del ranking gli cancella con una stop volley in allungo, non ha più nulla da dire. All’ultima, come al resto dell’incontro, penserà il servizio di “Long John”.
Chiude le fatiche del venerdì il campione in carica Jack Sock, vittorioso senza difficoltà su un Marcos Baghdatis forse a corto di energie. Il trentenne cipriota perde il servizio due volte, entrambe nel game d’apertura del set, e si scopre troppo poco minaccioso in risposta per poter impensierire Sock – che invece di punti ne vince tanti, addirittura venti su trentacinque sulla seconda di servizio del cipriota. Il loro primo faccia a faccia si conclude con un 6-4 6-4 che non deve ad ogni modo cancellare quanto di buono fatto vedere da Baghdatis sulla terra veloce di Houston, e che fa ben sperare i sostenitori di Sock che contano su una riconferma del titolo.
(Con la collaborazione di Gabriele Ferrara)
Risultati:
J. Monaco b. [5] S. Querrey 6-4 6-4
[3] F. Lopez b. [WC] T. Smyczek 6-2 6-3
[1] J. Isner b. H. Chung 7-6(5) 6-4
[4] J. Sock b. [7] M. Baghdatis 6-4 6-4