In una intervista rilasciata durante il torneo di Rio, Gustavo Kuerten ha parlato dei Big Three del tennis, iniziando da Novak Djokovic, il quale ha vinto 15 titoli negli ultimi 16 mesi. Guga ha detto: “Lui si trova ad un livello superiore rispetto a tutti gli altri giocatori, l’unico che potrebbe farcela è Federer. È impressionante vedere il livello che ha raggiunto e la sua capacità di evolversi, lo US Open è stato il torneo che mi ha lasciato sbalordito perché nonostante non abbia giocato bene è riuscito a vincere il torneo. Questo ragazzo fa paura. Nei prossimi due anni avrà la possibilità di avvicinarsi al record di Slam di Federer e potrebbe diventare uno dei più forti della storia. Vincere è complicato. L’unico colpo vulnerabile che ha è il dritto, come nel match contro Simon. C’è uno spazio, anche se molto piccolo, per gli avversari per provarci, ma negli Slam, su cinque set, è difficile”.
Su Rafael Nadal, Kuerten ha detto: “Dobbiamo aspettarci di tutto da uno come lui. Nel 2013 veniva da un infortunio e ritornò numero 1, aspettiamoci l’impossibile. Il problema principale è la fiducia, prima lui si sentiva imbattibile sul campo. Ma è una cosa che ha nel sangue, lui è determinato a vincere”.
Guga ha poi descritto Roger Federer come un esempio sotto ogni aspetto. Di lui ha detto: “Se io dovessi scegliere i miglior 10 giocatori della storia, lui ci sarebbe. Anche nella top 5, o 3 o 2, lui ci sarebbe comunque; deve esserci. È difficile dire chi sia il giocatore più forte di tutti i tempi perché non è giusto fare dei paragoni, ma lui è uno che verrà sempre considerato come uno dei più forti. È una persona spettacolare, con un carisma speciale per il tennis e una gentilezza unica. Abbiamo giocato nella stessa era!”
Parlando invece delle cose che non gli mancano affatto dopo essersi ritirato, Kuerten ha dichiarato: “Gli hotel, preparare la valigia e andare in aeroporto! Questa era la parte peggiore” ha scherzato, prima di aggiungere: “Ogni settimana dovevo farlo due volte. Di solito era la domenica notte, dopo una finale. Avevo l’abitudine di andare in un hotel diverso lo stesso giorno, e il lunedì avrei disfatto tutto nella stanza. Mi svegliavo confuso, pensavo che la porta fosse da un lato ma era dall’altro, perché avevo già cambiato stanza e non me lo ricordavo. Mi capitava di andare al piano sbagliato, perché ero stato in quel piano tutta la settimana. Questo aspetto della vita di un atleta, o per un tennista sudamericano è molto duro. Resti lontano per due o tre mesi, non una o due settimane, è difficile”.
Kuerten si è sottoposto a quattro operazioni, l’ultima nel marzo 2013 dopo aver avuto un problema all’anca. Quando gli viene chiesto se avesse pensato di tornare a giocare dopo tutti gli infortuni di cui ha sofferto, Guga ha detto: “È molto difficile per me. Ho investito molto sulla terapia lo scorso anno, ma il problema è che le mie aspettative sono troppo alte. Sul campo da tennis trovare l’equilibrio è ancora un problema, ho fatto un percorso di recupero nel 2015 e sto ancora lottando. La mia motivazione c’è. La terapia è una conseguenza della mia carriera, recentemente ho parlato con Andre Agassi per messaggio e persino lui mi ha chiesto dell’anca. È il prezzo che dobbiamo pagare per aver investito così profondamente per raggiungere i limiti del tennis. Alcune volte giocare un incontro è la parte più facile, ma allenarsi è veramente dura. Tuttavia è una parte per capire questo processo”.
Infine, Kuerten ha parlato dei giochi olimpici che si svolgeranno in Brasile quest’anno: “Stiamo avendo un momento di positività e la possibilità di ottenere un risultato interessante. Io credo che il Brasile infrangerà il record di medaglie alle Olimpiadi, ma è sempre poco. I nostri traguardi sono piccoli paragonati alle opportunità che ci sono. Noi siamo limitati da una situazione nazionale troppo drastica e drammatica. Non puoi pretendere che le Olimpiadi vadano per il verso giusto se il paese non sta facendo bene nell’educazione, nelle infrastrutture, nella sicurezza. Le necessità primarie si ottengono attraverso grandi trasformazioni. Ma finché seguiamo questo mantra di inventare leggi, fare le cose per forza e costringere le persone a seguire certe regole, le cose non funzioneranno. Bisogna guidare le persone ed insegnargli come sistemarsi, insegnargli i loro diritti, i loro obblighi e le loro responsabilità. Bisogna cercare un maggior benefico collettivo. Io azzardo a dire che il Brasile ora è più individualista che mai. In passato il paese non aveva soldi ma pensava in maniera più collettiva. Oggi vedo il paese in una condizione economica più favorevole, ma tutti vogliono tutto per sé”.
Paolo Di Lorito