[3] R. Federer b. G. Garcia-Lopez 6-3 6-4 (da Montecarlo, Carlo Carnevale)
Comodo esordio al Country Club per Roger Federer, che torna a giocare un match ufficiale a distanza di due mesi, dopo l’intervento in artroscopia al ginocchio sinistro di inizio febbraio: lo svizzero dispone con facilità di Guillermo Garcia-Lopez, spagnolo numero 38 ATP, sempre battuto nei precedenti tre incontri (l’ultimo a Wimbledon 2009, mai sulla terra). La pratica si sbriga in poco più di un’ora, e senza sussulti per Federer, fatta eccezione per un break concesso al momento di servire per la partita, quando già era in vantaggio di due turni di servizio: erano state due le palle break annullate nel primo set, la seconda delle quali con uno splendido rovescio lungolinea che toglie la polvere dalla riga di fondo. Garcia-Lopez sbraccia e colpisce forte quando può, ma resta poca cosa anche per il Federer di oggi, alla ricerca del ritmo partita e leggermente contratto nel primo set, sebbene mai svogliato ed evidentemente centrato: il piccolissimo ritardo di condizione atletica dovuta al lungo stop è evidenziato da un grunting insolito per l’elvetico, sopratutto quando deve spingere dal suo lato sinistro. Inizia quindi al meglio la tredicesima partecipazione al torneo di Montecarlo per Federer, quattro volte finalista qui (oltre al 2014 quando perse con Wawrinka, le tre edizioni consecutive dell’arco 2006-2008, sempre battuto da Nadal).
I box riservati ai giocatori sono uno spettacolo nello spettacolo, con quello di Federer gremito dalla moglie Mirka e mamma Linette dietro a Ljubicic e Luthi, mentre quello di Garcia-Lopez è occupato dal solo coach Jose Aparisi. Lo svizzero non mostra ritardi nel braccio di ferro con il dritto, e si incita spesso in più lingue, a sottolineare il suo tentativo di non cadere in deconcentrazione, per un avversario non tra i primissimi o per la superficie mai troppo amata. Il punto di rottura del primo parziale, che Federer gioca senza brillare né sfigurare, si ha nel sesto gioco, quando Garcia-Lopez infila due doppi falli e un rovescio lungo per confezionare e cedere il servizio. Nel game successivo Federer commette gli stessi errori ma si salva, prima di pigiare sul pedale e firmare un parziale di 8-2 fino al doppio break nel secondo parziale. Il pubblico si sgola ad ogni vincente del recordman Slam, noncurante del discutibile accostamento di colori che l’elvetico propone con il suo completino, ma apprezza volentieri anche le sporadiche conclusioni vincenti di Garcia-Lopez, che più di arrampicarsi al 4-5, non può fare. Federer stampa un altro lungolinea di rovescio e stringe il pugno, conquistando la sua vittoria numero 1068 in carriera, a tre lunghezze dal secondo posto assoluto detenuto da Ivan Lendl: al prossimo turno troverà il vincente di Chardy-Bautista Agut.
[14] Roberto Bautista Agut b. J. Chardy 6-3 5-7 7-5 (Tommaso Voto)
Lo spagnolo Bautista Agut soffre le proverbiali sette camicie per superare un “geniale” e volitivo Chardy, che ha avuto il merito di non perdere la fiducia quando era in chiara difficoltà. Ora per il n.17 del mondo ci sarà l’incrocio, proibitivo, contro il rientrante Federer.
Pur vincendo l’iberico ha lasciato intravedere qualche crepa nel suo gioco, mentre il francese ha deliziato il pubblico con dei colpi decisamente spettacolari.
Pronti via e Bautista Agut si porta immediatamente avanti 2-0, con Chardy che fa molta fatica a tenere il ritmo da fondo del suo avversario. Il n.17 del mondo è uno spagnolo decisamente atipico, perché ha un tennis “polivalente” e per nulla difensivo. Roberto spinge con il diritto e mette molta pressione al transalpino, che sbaglia quando deve impostare il gioco sulla diagonale del rovescio. Chardy ha un sussulto improvviso e trova il controbreak, anche con la colpevole complicità di Bautista Agut che condensa, nel quarto gioco, una serie di errori anche banali. Chardy ha il braccio “caldo”, ma fallisce tre opportunità del 3-2, anche perché in tutte e tre le occasioni è lo spagnolo a giocare meglio i punti decisivi. Il valenziano sale in cattedra e costringe il suo avversario a “remare” da una parte e dall’altra del campo, questo ribaltamento dei ruoli porta Bautista Agut a vincere 3 giochi consecutivi ed a poi chiudere sul definitivo 6-3.
Le difficoltà di Chardy sono evidenti anche nel secondo parziale, infatti i suoi turni al servizio sono lunghi e laboriosi. Il francese concede palla break con una certa regolarità, ma riesce sempre a salvarsi utilizzando il suo schema di gioco preferito, ovvero servizio e diritto. Tuttavia con un diritto che si spegne in corridoio lo spagnolo trasforma l’ottava palla break del parziale e passa sul 3 a 2. Il sesto gioco, durato ben 17 punti, rianima Chardy che costringe il suo avversario agli straordinari. Bautista Agut si trova subito in difficoltà e va sotto 0-40, ma riesce a neutralizzare il pericolo con autorità. La colpa del n.14 del seeding è quella di non chiudere il game, che infatti gli sfugge clamorosamente di mano e il set torna in parità. Ora il match è spettacolare, perché Jeremy estrae dal suo repertorio una serie incredibile di vincenti, che mettono alle corde un incredulo e spaesato Bautista Agut. La tensione è evidente, ma sotto pressione è il francese a giocare complessivamente meglio, infatti annulla, nel nono gioco, ben 3 palle break e detta il ritmo dello scambio. L’inerzia del set è ormai dalla parte di Jeremy, che al quinto set point riesce a chiudere 7-5 ed a trascinare le ostilità all’ultimo atto. Bautista-Agut paga a caro prezzo qualche indecisione tattica, ma il rovesciamento della partita è certamente merito del francese, che ha saputo trovare delle risorse fisiche e tecniche insperate.
Anche il terzo set ha un andamento thriller, perché l’iberico è il primo ad andare avanti nel punteggio, ma puntualmente Chardy ritrova il “suo” tennis. Si passa infatti dal 3-1 per Bautista Agut al 4 a 3 in modo abbastanza repentino. Stavolta il merito è tutto del francese che costringe alla difensiva un sempre più stanco e confuso Bautista Agut. Sul 4 a 4 lo spagnolo si costruisce due palle break, ma Jeremy è ancora straordinario nell’esecuzione del suo diritto e le annulla, lasciando impietrito il suo avversario. L’oscurità incombe e la visibilità è alquanto ridotta, ma la partita va comunque avanti. Sul 5-5 Chardy commette un liscio clamoroso sulla palla break per lo spagnolo. Jeremy manca uno smash (complice anche il riflesso delle luci) e Bautista Agut si guadagna il diritto di servire per il match. Anche l’ultimo game è durissimo per l’iberico, che si vede annullare tre match point da uno stoico e ancora frizzante Chardy. Il n.33 del mondo capitola al quarto tentativo, ma merita gli applausi del pubblico perché è stato protagonista della più bella partita del torneo.
[8] J.W. Tsonga b. P. Carreno Busta 7-6(1) 7-6(5) (da Montecarlo, Laura Guidobaldi)
Primo set combattuto tra il n. 9 del ranking Jo-Wilfried Tsonga e il n. 51 Pablo Carreno Busta. Il francese alla fine riesce ad imporsi al tie-break per 7 punti ad 1. Jo, che aveva dichiarato nella tavola rotonda di domenica che la forma dimostrata a Montecarlo di solito viene confermata anche al Roland Garros, fa fatica a prendere il largo nello score tant’è che, anche nel secondo parziale, lo spagnolo gli tiene testa mantenendo un perfetto equilibrio fino al 5-5.
Carreno Busta continua a martellare il transalpino da fondo, costringendolo spesso all’errore. Ed è tie-brek anche nella seconda frazione. Questa volta Pablo resta a galla più a lungo e sale persino 5-3 ma, alla fine, dopo aver pareggiato i conti sul 5-5, è il tennista di Le Mans ad esultare dopo aver chiuso il secondo parziale per 7 punti a 5.
Ora lo attende un derby tra “bleus” poiché Jo aspetta il vincente tra Richard Gasquet e la giovane promessa Lucas Pouille.
[2] A. Murray b. [Q] P.H. Herbert 6-2 4-6 6-3 (da Montecarlo, Laura Guidobaldi)
Deve faticare non poco papà Murray contro l’elegante francesino Pierre-Hugues Herbert. Il talentuoso doppista non riesce a realizzare l’impresa vagheggiata nel secondo set e, alla fine, soccombe alla maggiore esperienza e solidità di Murray.
Se nel primo set lo scozzese non ha nessun problema ad imporsi per 6-2, nel secondo è tutta un’altra storia. I due si incontrano per la prima volta ma, in comune, hanno il n. 2. Andy, come tutti sanno, è il 2° singolarista del ranking mentre Herbert, insieme a Nicolas Mahut è il n. 2 della classifica di doppio. Ricordiamo che, sempre in doppio, in vetta alla classifica c’è proprio il fratello di Andy, Jamie. I due francesi sono i freschi vincitori della doppietta americana Indian Wells-Miami nonché dello US Open 2015. Murray ovviamente è Murray e, grazie alla sua esperienza e solidità, travolge nel primo parziale il 25enne alsaziano.
Ma, nella seconda frazione, in un vero e proprio festival di break, Andy comincia ad incartarsi e a sbagliare, poco incisivo ed esitante. “Oggi ho avuto problemi di concentrazione, e sulla terra rossa con queste difficoltà un break di vantaggio non è una sicurezza”. Il transalpino, dal canto suo, inizia ad osare sempre più e, tra volée e smorzate, trascina il campione scozzese al terzo set, accaparrandosi la seconda frazione per 6-4.
Sotto lo sguardo del caloroso pubblico francese e i commensali del ristorante del Country Club – intenti a gustare tagliatelle ai funghi e asparagi e supreme di pollo ruspante avvolto dalle verdure – ecco che il match, iniziato in sordina, si trasforma in una vera e propria battaglia. Ma, ancora una volta, è un match dai mille volti, poiché il francese si incarta di nuovo subendo il ritorno di Andy che sale rapidamente 4-1. Pierre-Hugues lotta ancora e risale fino al 3-5. Ma, alla fine, dopo 2 ore e 6 minuti, è proprio il n. 2 più “navigato” ad aggiudicarsi il match. “Non mi pongo limiti, anche il roland Garros rientra tra i miei obiettivi, anche se sull’erba mi esprimo meglio” ha dichiarato Murray nella conferenza stampa post partita.
[11] D. Goffin b. F. Lopez 7-5 6-0 (Emmanuel Marian)
Feliciano Lopez non ama Montercalo; al Country Club non si è mai s’è spinto oltre il secondo turno e marcava visita dal 2012, quando fu sconfitto all’esordio da Stan Wawrinka. Probabilmente si sarebbe aspettato un ritorno nel Principato più morbido, ma il sorteggio non è stato clemente: dall’altra parte del net trova infatti David Goffin, uno dei giocatori più caldi del momento.
Il belga vince il sorteggio e sceglie di rispondere; Feliciano, ancora freddo, deve subito salvare 4 palle break per aggiudicarsi il primo gioco del match. La terra di Montecarlo, al solito piuttosto lenta, impedisce allo spagnolo di chiudere gli scambi alla velocità che ama: il nativo di Toledo si trova così costretto a lunghi scambi da fondo contro uno specialista della materia come Goffin, che infatti non impiega molto a prendere il sopravvento e nel settimo gioco vince a zero un gran turno in risposta. Il numero 13 del mondo ha un passaggio a vuoto quando, servendo per il primo parziale, commette due doppi falli consecutivi per il 5 pari, ma ottiene un nuovo break nel game seguente e chiude un minuto più tardi conservando agevolmente il decisivo turno al servizio mettendo a segno un gran rovescio lungolinea sul set point.
Le geometrie cerebrali di Goffin costringono l’avversario a cercare l’attacco anche quando la situazione lo sconsiglierebbe; e proprio un paio di maldestre sortite a rete costringono il numero 23 del mondo a cedere il servizio a zero in apertura di secondo parziale. Nel gioco seguente uno spettacoloso recupero con il back di rovescio procura a Lopez l’ultima speranza di rientrare, ma il tennista di Liegi la soffoca in un estenuante scambio, strappa altre due volte il servizio e non si guarda più indietro, chiudendo un match dominato in un’ora e dieci minuti. La testa di serie numero 11, che conferma il suo eclatante momento di fiducia, troverà al secondo turno il vincitore dell’incontro tra il recente vincitore di Marrakech Federico Delbonis e Fernando Verdasco.
[15] G. Simon b. G. Dimitrov 6-4 6-3 (da Montecarlo, Carlo Carnevale)
Gilles Simon si conferma cliente indigesto a Grigor Dimitrov, superandolo per la quinta volta in carriera (la seconda sulla terra dopo Nizza 2012), a fronte di una sola sconfitta, a Brisbane lo scorso gennaio. Il bulgaro, che difendeva il quarto di finale dello scorso anno, quando batté il campione in carica Wawrinka (in precarie condizioni psicofisiche), non riesce a emergere dalle sabbie mobili del tennis del francese, rimanendo imbrigliato nei fili avversari già dai primi scambi: Simon imposta infatti l’incontro sui suoi ritmi preferiti, aiutato dal lentissimo manto rosso del Centrale (dall’anno scorso rinominato “Ranieri III”), palleggia con agio fino a sfiancare Dimitrov. Il transalpino, che gioca praticamente in casa essendo nativo di Nizza (ma residente a Neuchatel, in Svizzera), dimostra una volta di più la propria sagacia strategica, disegnando le righe del campo senza mai strafare; di contro, Dimitrov perde la pazienza sempre per primo, esagerando nei tentativi di risolvere le trame con vincenti da posizioni impossibili, specie con il suo comunque pregevole rovescio. Ottenuto il break del 3-2 nel secondo set, il bulgaro perde quattro giochi in fila, per avviarsi mestamente a rete e stringere la mano all’avversario.
Giornata estiva a dir poco, un sole splendido rimbalza sulle ringhiere (fastidiosissime) della tribuna stampa, rendendo gli spalti un autentico forno: l’incontro è godibile, entrambi gli atleti meritano i copiosi applausi del pubblico monegasco, già numeroso al mattino. Simon gestisce quasi senza sudare, riuscendo comunque ad infiammare gli spettatori con soluzioni di tocco (bellissima una controsmorzata incrociata per rispondere ad un demivolèe di Dimitrov nel terzo gioco) e tradizionali passanti, uno dei quali, con il rovescio, infila l’avversario che si era presentato senza biglietto da visita a rete sul set point. Dimitrov va a fiammate, si lascia apprezzare anche per una rabona con cui colpisce una palla chiamata out: il suo tennis non ha bisogno di presentazioni ma resta incostante per tutto il match, e il tentativo di allungo nel secondo parziale è un timido fuoco di paglia, prima del perentorio rientro di Simon, che sigilla la partita in un’ora e mezza. Al prossimo turno un potenziale incontro con Stan Wawrinka, con il mirino puntato sulla semifinale, suo miglior risultato a Montecarlo (2012, perse da Nadal).
Risultati:
[15] G. Simon b. G. Dimitrov 6-4 6-3
[2] A. Murray b. [Q] P.H. Herbert 6-2 4-6 6-3
[3] R. Federer b. G. Garcia-Lopez 6-3 6-4
[8] J.W. Tsonga b. P. Carreno Busta 7-6(1) 7-6(5)
P. Cuevas b. [Q] D. Gimeno-Traver 7-6(2) 6-7(2) 7-6(4)
[11] D. Goffin b. F. Lopez 7-5 6-0
P. Lorenzi b. F.Fognini 2-6 6-0 6-1
[14] R. Bautista Agut b. J. Chardy 6-3 5-7 7-5
J. Vesely b. T. Gabashvili 3-6 7-5 7-5
P. Kohlschreiber b. B. Coric 6-4 6-4
[WC] F. Verdasco vs F. Delbonis 6-0 6-3
J. Sousa b. I. Karlovic 6-3 7-6(4)
[Q] D. Dzumhur b. R. Haase 6-2 6-0
[Q] T. Daniel vs A. Mannarino 6-3 6-4