da Barletta, Alessandro Zijno
Gabrio Castrichella è un tecnico federale, di base a Tirrenia, che ci capita spesso di incontrare nei vari tornei. È uno dei più attenti e profondi osservatori del tennis internazionale. Disponibile e mai banale ci regala un po’ di tempo per spaziare su varie tematiche tennistiche. Gabrio nasce a Velletri nel 1972 ma da molti anni vive con la famiglia a Livorno, ed infatti qualcosa di toscano si evince dalla sua cadenza. Oggi è qui a Barletta per seguire il suo Andrea Pellegrino, in doppio in coppia con Stefano Napolitano.
Buongiorno Gabrio, finita la carriera da giocatore, hai deciso di allenare. Raccontaci.
Sì, terminata la carriera mi piaceva l’idea di restare nell’ambiente, però sai, l’idea di fare il classico maestro da circolo mi stava stretta. Sentivo di aver qualcosa da insegnare ai ragazzi, magari a quelli dell’agonistica e mettere loro a disposizione la mia esperienza maturata in tanti anni di circuito professionistico. Così mi è capitata l’occasione di collaborare con Renzo Furlan e di seguire alcuni giocatori, come Colella, Micolani, e altri ’92. Poi dal 2010 ho seguito come coach Giannessi, col quale siamo saliti da 500 a 144 del mondo. Con Gaio siamo partiti 800 e siamo saliti fino a 370. Ho anche lavorato con Gianmarco Moroni e adesso seguo direttamente Pellegrino e Della Valle.
Come mai poi è finita con Giannessi visti i tanti buoni risultati?
Mah, non ci sono perché… le strade si sono divie, obiettivi differenti, la voglia di provare altre sfide (in quel momento incredibilmente passa proprio Giannessi, i due si salutano cordialmente, ndr). Vedi poi si resta in buoni rapporti, il nostro mondo è questo.
Pellegrino e Della Valle stanno crescendo bene?
Stanno facendo esperienza, d’altra parte la loro carriera comincia ora, devono migliorare tutto e allo stesso tempo fare qualche risultato, bisogna trovare un equilibrio tra l’obiettivo a lungo termine e quello immediato di ottenere qualche vittoria per non perdere entusiasmo. Dalla Valle ha qualche punto in più di Andrea ma non è importante questo.
E cosa è importante?
Che imparino la cultura del lavoro. Sia chiaro, i ragazzi si impegnano al massimo, ma deve scattare dentro di loro quella molla che li attivi direttamente alla ricerca del proprio miglioramento. Non soggetti passivi dell’insegnamento ma attivi a loro volta, in modo da creare un feedback reale con chi, come noi tecnici, li deve aiutare nella crescita. È più questo che mi piacerebbe infondere loro, piuttosto che il semplice gesto tecnico. Certo che devono migliorare in alcuni fondamentali, ma il miglioramento verrà di conseguenza, se trovano dentro quell’energia per volerlo fare.
Programmazione di Andrea Pellegrino?
Per adesso facciamo Santa Margherita di Pula, 2 futures, prima delle pre-quali per Roma, e poi altri futures. Vorrei evitare Sharm, Hammamet, Antalya e vedere qualcosa di diverso, sempre come 10mila dollari.
Per motivi geopolitici? Paura di problematiche diverse da quelle tennistiche?
No, non per quello. Ma perché questi tornei in serie, sul modello inventato da Antalya per riempire resort altrimenti desolati, sono un po’ deprimenti. I ragazzi hanno bisogno di stimoli. A Sharm o Antalya, dove finisce un torneo ne comincia un altro, senza lo straccio di un appassionato in tribuna, nemmeno uno per settimane ne vedi, i giocatori si sentono quasi come polli da batteria. Che stimolo in più possono avere?
Interessante lettura Gabrio, molto suggestiva anche se non tutti saranno d’accordo è ovvio.
Ci salutiamo cordialmente e ci diamo appuntamento sugli spalti per match successivi qui a Barletta, per incontrarci effettivamente qualche ora più tardi in occasione della vittoria di Pellegrino-Napolitano nel match di doppio di primo turno contro Giannessi-Elias.