Ennesimo colpo di scena nello scandalo Meldonium. La WADA ha pubblicato un comunicato che potrebbe salvare tutti gli atleti trovati positivi al farmaco inserito nella lista delle sostanza proibite dal 1° gennaio. Il termine utile per poter usufruire di questa “grazia” sarebbe quello di non superare il limite di 15 microgrammi per millilitro di Meldonium nel test anti-doping effettuato sugli atleti prima del mese di marzo.
La decisione è stata motivata dalla WADA con l’impossibilità, al momento, di stabilire con assoluta certezza scientifica quanto tempo impiega l’organismo per smaltire ogni traccia di Meldonium dopo l’assunzione. Inizialmente si pensava ad un tempo di eliminazione molto breve (24-48 ore), ma successive verifiche hanno mostrato che se da un lato il tempo di dimezzamento è molto breve (5-15 ore), quello di eliminazione totale può essere anche molto lungo (100 ore e più).
Per questo motivo è stato deciso questo “periodo di grazia” (decisamente improprio dunque, parlare di amnistia): per non penalizzare gli atleti che avevano assunto Meldonium alla fine di dicembre del 2015 (quando ancora era legale) ed il cui organismo non lo aveva completamente smaltito.
Vitaly Mutko, ministro dello sport russo, ha accolto con gioia e gaudio la decisione presa dall’agenzia mondiale anti-doping: “Il mio dicastero e tutto il governo russo sostiene e accoglie con favore la decisione presa dalla WADA, perché ha mostrato volontà di comprendere la situazione. Sono stati bravi a studiare quanto tempo servirà affinché il Meldonium venga eliminato dal corpo di uno dei nostri atleti. La WADA ha dimostrato imparzialità e obiettività nella lotta contro il doping”.
Per quanto riguarda il lato prettamente tennistico della vicenda, a questo punto rimane solo da scoprire quante tracce di Meldonium siano state riscontrate dalle analisi del sangue e delle urine di Maria Sharapova e quali ammissioni siano già state fatte dalla campionessa russa alla WADA. Infatti, questa amnistia non vale per chi ha assunto la sostanza vietata dopo il 1° gennaio 2016, e se si crede alla linea difensiva della “email non letta” e della “svista”, si potrebbe inferire che la Sharapova avesse continuato l’assunzione anche dopo il 1° gennaio.
Tuttavia la cinque volte campionessa di Slam non ha mai esplicitamente ammesso, almeno in pubblico, di aver assunto la sostanza in gennaio, ed è impossibile determinare (al di là dei quantitativi) se il Meldonium trovato nel suo sangue agli ultimi Australian Open risalisse al 2015 (e quindi era stato assunto legalmente) oppure fosse di assunzione più recente, per cui se le quantità trovate nei campioni ematici della Sharapova non dovessero superare i limiti descritti, è molto probabile che la russa potrà ritornare molto presto alle competizioni.
L’avvocato della Sharapova, John Haggerty, attraverso la pagina Facebook della IMG, ha commentato: “Questo comunicato alquanto strano da parte della WADA dimostra come l’organismo abbia gestito malamente tutta la questione relativa al Meldonium. Dal momento che dozzine di atleti sono risultati positivi a questa sostanza, è chiaro come la WADA non abbia gestito la faccenda in maniera appropriata lo scorso anno ed ora stia tentando di rimediare. Rimangono molti dubbi legittimi sul procedimento seguito dalla WADA nel proibire l’uso del Meldonium e sulla maniera utilizzata per notificare gli atleti”.
Intanto il Roland Garros si è portato avanti e ha inserito la russa nell’entry list del secondo slam stagionale. Che abbiano ragione loro?