Chissà, forse oggi in Serbia sarebbe meno arrabbiati per la rinuncia di Ana Ivanovic alla nazionale, se 24 anni fa Dragan Mladenovic non avesse deciso di andare a giocare in Francia.
Dragan Mladenovic faceva parte della “generazione d’oro” della pallamano jugoslava, quella che a metà degli anni 80 entrò nella storia della pallamano vincendo l’oro olimpico a Los Angels nel 1984 e trionfando poi ai campionati del mondo in Svizzera nel 1986.
Nel 1992, a 36 anni, Mladenovic lascia la Jugoslavia, proprio mentre il paese si sta sgretolando, firma per il Dankuerque e si trasferisce in Francia assieme alla moglie Dzenita, a sua volta pallavolista di ottimo livello in patria.
Ed è in Francia che la famiglia Mladenovic cresce e nascono i due figli, Kristina e Luka. Che, com’era logico aspettarsi, seguono le orme dei genitori e si dedicano allo sport.
“Tutta la nostra famiglia è composta da sportivi, tutti abbiamo raggiunto alti livelli negli sport a cui ci siamo dedicati” racconta la figlia maggiore, che sostiene anche che il fratello 19enne Luka, che gioca a calcio nel Metz B, nella quarta divisione francese, sia “uno sportivo più bravo di me”.
Affermazione che al momento, visti i risultati, sembra più dettata dall’affetto, dato che la sorella in questione altri non è che Kristina “Kiki” Mladenovic, attuale n. 28 del mondo in singolare e n. 9 in doppio.
Da piccola Kiki aveva iniziato, come era logico, con gli sport “di famiglia”, ma il destino aveva in serbo per lei uno sport diverso, dove si colpisce una pallina di feltro gialla.
“Ho provato sia la pallamano che la pallavolo, ma mi annoiavo, perché ero sempre più alta e più brava delle altre. E siccome c’era un tennis club proprio vicino a casa, i miei genitori mi fecero provare. Dal primo momento tutto mi parve perfetto: avevo molto talento” ha dichiarato in una recente intervista al quotidiano serbo Vecernje Novosti.
Un talento che la federazione di tennis francese nota e non si lascia certo sfuggire, anzi lo fa crescere nel centro nazionale di Parigi. E lo fa crescere nei migliore dei modi, tanto che la Mladenovic nel 2009, a 16 anni appena compiuti, conquista il Roland Garros juniores e raggiunge la prima posizione del ranking mondiale giovanile.
La giovane tennista originaria di Saint-Pol-sur-Mer sembra destinata a sfondare subito anche nel circuito “pro”: nel 2012, a 19 anni, entra nelle top 100. Poi, come spesso capita, il salto ulteriore si rivela più complicato del previsto, complice anche qualche cambiamento di allenatore di troppo nel corso degli anni (dall’ottobre scorso il coach è di nuovo il francesce Georges Goven, con cui lavorò proprio nell’anno della vittoria a Parigi). La Mladenovic, comunque, pian piano si fa notare ai livelli più alti. Soprattutto in doppio, disciplina che la vede vincere diversi titoli WTA (attualmente è a quota 13) e arrivare sino in finale con Timea Babos a Wimbledon nel 2014, proprio la finale che regala il Career Slam alla coppia azzurra Errani-Vinci. Kiki si fa valere anche in doppio misto, dove conquista due titoli dello Slam – Wimbledon 2013 e Australian Open 2014 – in coppia con il canadese Daniel Nestor, con cui condivide le origini jugoslave (ricordiamo che alla nascita, a Belgrado, il suo nome era Danijel Nestorovic).
Lo scorso anno, finalmente, eccola finalmente farsi notare ad alto livello anche in singolare: prima finale WTA in casa, a Strasburgo (sconfitta da Sam Stosur) e soprattutto i primi quarti di finale in uno Slam, a New York (sconfitta da Roberta Vinci, che poi in semifinale avrebbe realizzato l’impresa che tutti conosciamo contro Serena Williams), che le consentono di entrare per la prima volta nella Top 30.
L’inizio di questa stagione in singolare non è stato particolarmente positivo per la tennista francese, che ha raggiunto il terzo turno a Melbourne, ma per il resto non ha mai vinto due partite di fila. In doppio invece un torneo vinto e due finali, in coppia con la connazionale e coetanea Caroline Garcia. Ma a sentire le sue parole, per lei il bello della stagione arriva adesso.
“Sono felice che inizi la stagione sulla terra, è la mia superficie preferita dopo l’erba” aveva dichiarato prima di partire per Charleston dove ha giocato il suo primo torneo dell’anno sulla terra rossa ed è stata fermata dalla croata Lucic-Baroni al secondo turno.
“Mi auguro di giocare delle buone partite per preparami per la Federation Cup che mi aspetta dopo il torneo. Spero che la Francia arrivi fino alla finale quest’anno” aveva aggiunto la Mladenovic, che in questi anni è diventata una colonna portante della nazionale transalpina nella maggiore competizione a squadre femminile. In particolare in doppio: se infatti in singolare il suo record è di 2 vittorie e 3 sconfitte, in doppio è imbattuta, con 8 vittorie su 8 match disputati.
Sebbene la Mladenovic abbia scelto di giocare per la nazione dove è nata e cresciuta (“Ma nessuno mi ha mai contattato dalla Serbia” disse in occasione delle vittoria al Roland Garros juniores), il legame con il paese di origine è molto forte.
“Ana, Jelena, Bojana, Dusan, Nole… Sono spesso assieme ai giocatori serbi!” ha rivelato Kristina. Che di conseguenza non poteva che fare un nome per la vittoria al Roland Garros di quest’anno: quello di Novak Djokovic.
“Lui è il numero uno, nell’ultimo periodo sta giocando il suo miglior tennis. È evidente che sia il giocatore che ha le maggiori chance di vincerlo” ha dichiarato la 22enne tennista, i cui legami con la terra di origine non si evidenziano solo nelle amicizie nel Tour, ma anche in quelle con altri sportivi francesi che, come lei, sono di origine jugoslava.
Come il fuoriclasse della pallamano mondiale Nikola Karabatic, grandissimo amico di Kiki, e suo fratello Luka, anche lui nazionale francese di pallamano (insieme i fratelli Karabatic hanno vinto il campionato europeo nel 2014 e quello mondiale nel 2015: che per Nikola vanno ad aggiungersi ai due titoli olimpici, ai due titoli mondiali ed ai due campionati europei conquistati in precedenza).
“Seguo i risultati degli sportivi serbi, come seguo quelli di Nikola e di suo fratello Luka. Vi racconto una cosa divertente. Quando io e Nikola non vogliamo che le persone attorno a noi capiscano quello che ci stiamo dicendo capiscano, parliamo in serbo. In realtà non è proprio serbo, ma una lingua strana, un misto tra serbo e francese” ha rivelato sorridendo la Mladenovic.
Una lingua che è un po’ proprio come Kristina Mladenovic, un incredibile mix serbo-francese. Che il prossimo weekend cercherà di dare il suo contributo affinché la Francia torni in finale di Federation Cup undici anni dopo l’ultima volta, nel 2005 (quando fu sconfitta a Parigi dalla Russia per 3-2).
Tornando al discorso iniziale, chissà se senza quella firma di papà Dragan per l’US Dankergue Handball 24 anni fa, oggi Kiki Mladenovic invece di prepararsi per la semifinale Francia-Olanda non starebbe per scendere in campo per i play-off del World Group II tra Serbia e Belgio.
Magari in coppia con una grande amica come Ana Ivanovic (“Ana è super, vorrei giocare il doppio con lei”), che forse sapendo di avere un’amica in squadra ci avrebbe pensato due volte prima di interrompere i rapporti con la nazionale.
E in Serbia oggi sarebbero tutto tranne che arrabbiati…