MONTECARLO – Non ditelo a Novak Djokovic. Arrivo a Montecarlo, da Roma e dalla presentazione degli Internazionali d’Italia con i simpatici riferimenti di Angelo Binaghi in rappresentanza… della “soi disant” famiglia FIT all’indirizzo di Camila Giorgi con tanto di… Telefono Azzurro e della garbate e poco criptiche allusioni all’ex coach di Bolelli (riporto il virgolettato di SportFace: “casi analoghi successi in passato dove talvolta succedeva che il coach spingeva il ragazzo a non giocare perché aveva avuto un rifiuto da parte della Federazione circa sue ambizioni per entrare nello staff della nostra Federazione, erano sostanzialmente ritorsioni strumentalizzando il ragazzo”) e dopo esattamente 235 giorni Novak Djokovic torna… a perdere su un campo da tennis un match che comporta un’eliminazione sotto i miei occhi attoniti.
I 235 giorni li ha contati Carlo Carnevale, ci ha messo un’ora, e se avesse sbagliato i conti vi sarò grato se lo correggerete…e naturalmente lo licenzierò in tronco. Ovviamente non sono state tenute in conto le sconfitte patite nel round-robin delle finali ATP di Londra – torneo anomalo, tant’è che poi Novak lo ha vinto – né quella in cui si è ritirato a Dubai con Feliciano Lopez.
Così facendo lui, campione in carica ma soltanto due volte vincitore nel torneo di (seconda) casa, guadagna un bel po’ di meritato riposo in vista della stagione sulla terra battuta per la quale vorrebbe giocare tutto e di più, Madrid, Roma e il fin qui sempre sfuggito Roland Garros.
“Davvero ho avuto soltanto due giorni di break dall’inizio dell’anno” ha sottolineato Nole, apparendo… non dico contento ma quasi sollevato. Saranno contente, secondo me, anche Anna Galoppo e Cecilia Ghè che organizzano da sempre il tradizionale “Player’s Party” di Montecarlo: Novak ne è sempre stato, quando era libero di impegni, un applaudito e talentuosissimo protagonista. Non mancherà stavolta.
Ma ne guadagna soprattutto – e non me ne vogliano i fans di Djokovic – il torneo del Country Club che improvvisamente si apre a più favoriti e diventa quindi molto più interessante (mi perdonino i tifosi di Novak!).
Una frase questa che in passato, e per 8 anni lunghi quanti il regno monegasco di Nadal (2005-2012), avrei scritto per Rafa. Nessuna discriminazione o privilegio, dunque. Nadal ha dominato il tennis su terra battuta per anni, come testimoniano soprattutto 9 trionfi al Roland Garros più di ogni altro exploit (anche se per motivi di calendario ha cominciato qui), così come Novak Djokovic rischia – o devo già dire, dopo la sconfitta con Jiri Vesely, rischiava? – di dominare il tennis su tutte le superfici. Per dare un contentino ai tifosi di Roger Federer, che si sentono spesso miei perseguitati, aggiungo che questa mia frase “il torneo si apre improvvisamente a più favoriti” l’avrei scritta anche a Wimbledon se lo svizzero avesse perso prima delle fasi finali nel corso del suo illuminato regno britannico.
I tifosi dei tre sunnominati campioni non avranno mai solidarizzato con quanti dicevano “Ma che noia questo tennis, vince sempre lui!”, ma io vi posso testimoniare che l’ho sentito dire centinaia di volte in concomitanza con ogni dominio prolungato, di questo e quello. Così come ogni volta che uno dei superfavoriti ha perso in parecchi hanno subito commentato: “Ma allora è umano!”.
La storia si ripete. Quasi nessuna vicenda…umana, è mai del tutto inedita. Voglio però rifuggire da una frase, sentita in sala stampa e quasi blasfema del tipo “Morto un Papa se ne fa un altro”.
La mia reazione di giornalista perennemente affamato di notizie e risultati controcorrente mi aveva portato a guardare con maggior simpatia (non dico tifare) un successo di Federer contro Nadal sulla terra battuta, di Nadal contro Federer sull’erba, di Wawrinka contro Djokovic in Australia (dove Novak ha dominato quell’open già sei volte)… mentre al Roland Garros non ricordo più chi avrei voluto veder vincere fra i due, perché fra la sorpresa Wawrinka e finalmente un tennista in grado ipotetico di centrare il Grande Slam ero parecchio combattuto. Gran rispetto per il mito Rod Laver, per carità, però uno che finalmente centri quel miracolo sportivo prima o poi vorrei poterlo applaudire. Chiunque sia.
Credo che, nonostante l’exploit di Vesely, per tutto quest’anno ancora, e forse due – almeno penso – farà sempre più notizia una sconfitta di Nole (senza arrivare ad augurargliele eh) che un suo qualunque successo. Dovunque avvenga.
Non ero purtroppo ancora in possesso delle quote dei bookmakers dopo l’uscita di scena di Novak. E dalle sale stampe dei tornei l’accesso ai siti di betting è off-limits. Quindi sono grato a Roberto Salerno che dal suo eremo maltese le ha recuperate e me le ha fornite.
Come prevedevo né Federer dato a 3 e a 3 e 1/2 (dipende dalle agenzie), né Nadal dato a 4 o a 10/3, Murray a 4 o a 9/5, né Wawrinka a 7 o a 5, Monfils a 10 o a 14, Thiem a 16 o a 18, Raonic a 12 e a 20 (strano vero?) vengono pagati come vincitori del torneo a 27 contro 1, cioè quanto mi dicono che fosse quotata la vittoria dell’ex n.1 del mondo junior Jiri Vesely nei confronti dell’ “imbattibile” Djokovic.
Granollers veniva pagato ancora a 200 quando era un turno indietro, sul 2-1 per lui senza break con Zverev (che poi ha perso 6-3 pagando lo scotto dell’inesperienza), Paire e Dzumhur a 66.
Ho… inaugurato la conferenza stampa di Djokovic, proprio chiedendogli la sua reazione “Tutti pensano che tu sia imbattibile ma…in realtà nessuno è imbattibile”.
E lui, sorridendo forse amaro ma con molto più fairplay di altri tennisti battuti da poco (è arrivato in sala stampa …alla Federer, cioè 5 minuti dopo il k.o. sul campo. Tanti campioni preferiscono così: appena perdono non vedono l’ora di togliersi di torno): “Ecco la prova che nessuno è imbattibile. Succede così tante volte nella mia carriera che perda una partita. Non è la prima volta”.
Eh, sì, non è la prima volta. Ma erano 3 anni che non gli accadeva al suo primo turno (secondo del torneo per via del bye).
Eppoi va registrata un’altra circostanza inconsueta: sono usciti all’esordio entrambi i finalisti di questo torneo un anno fa, Nole Djokovic e Tomas Berdych.
Da una scrupolosa ricerca di Ruggero Canevazzi risulta che l’ultima volta che ciò era successo al Country Club risale al 2000, quando Guga Kuerten, campione dell’edizione ’99, perse da Karol Kucera, e il finalista ’99 Marcelo Rios si arrese a Felix Mantilla. Insomma sono cose che succedono ogni 16 anni.
Qualcuno forse si sorprenderà nel vedere Roger Federer, che non ha mai vinto questo torneo nonostante 4 finali, favorito dei bookmaker sebbene sia arrivato qui dopo 2 mesi e mezzo di digiuno agonistico, un’operazione al ginocchio e un avversario tosto come Bautista Agut che lo aspetta a piè fermo da terraiolo verace sapendo sì di averci perso 4 volte su 4, ma senza averlo mai affrontato sulla terra rossa.
Ma i bookmakers non sono fessi, hanno semplicemente guardato il tabellone: battuti Djokovic e Gasquet, che si trovavano nella metà alta del tabellone, la seconda metà sembra la più agguerrita, con Nadal, Murray e Wawrinka, oltre a Thiem e Raonic (non due Carneadi) che potrebbero benissimo compiere ogni genere di exploit nel Principato.
Nella metà di Federer, invece, non mi sembra si possano individuare altri 4 potenziali vincitori. Faccio fatica a credere che possano esserlo i francesi Tsonga e Monfils o il belga Goffin, che già mi convincono più di Pouille, Bautista Agut, Vesely (l’eroe del giorno che ieri però, con il non trascendentale Gabashvili, perdeva 6-3, 5-3).
Se scrivessi che in una metà di ciechi un orbo con un occhio solo ci vede benissimo, e alludessi al tabellone del Federer attuale, apriti cielo. I fans di Roger, che già gridano al complotto Scanagattesco contro il campione svizzero, mi farebbero la pelle.