https://soundcloud.com/ubitennis/jamie-murray-qualcosa-e-scattato-nella-mia-vita-andy-ed-io-possiamo-vincere-loro
Non c’è solo Andy nella famiglia più in vista dello sport britannico: il maggiore dei Murray, Jamie, è infatti da poco diventato numero uno del mondo nel doppio, come ha brillantemente sottolineato la madre Judy su Twitter. Jamie, che in questo modo è diventato il primo britannico a guidare una graduatoria ATP, ha vinto gli Australian Open a gennaio, in coppia con il brasiliano Bruno Soares (dopo tre anni di collaborazione con l’australiano John Peers, con il quale ha perso la finale a Wimbledon e US Open 2015), e ha scalzato Marcelo Melo dal trono della specialità, seppur di pochissimi punti. Negli ultimi anni ha continuato a vivere nell’ombra del fratello minore, ma con il suo contributo ha aiutato la Gran Bretagna a riportare la Coppa Davis in patria dopo 79 anni: adesso è pronto per competere ai livelli più alti, con l’oro olimpico nel mirino.
Finalmente hai vinto uno Slam (Australian Open, in coppia con Bruno Soares, sconfiggendo Nestor/Stepanek), hai vinto una Coppa Davis e adesso sei diventato numero 1 del mondo. Cosa credi sia scattato?
Ho iniziato a capire cosa serve per vincere, cosa è necessario fare ogni volta che scendo in campo. Ho fiducia nel mio gioco, che è un diverso da quello della maggior parte dei miei avversari, non sono molto potente: ho iniziato a capire che può essere efficace, lavoro molto sul mio servizio che mi da tanto. Cerco di migliorare ogni giorno, mi fido del mio coach e direi che sono stati 18 mesi positivi.
Sei numero 1 del mondo, a soli 5 punti in classifica da Marcelo Melo. Come vivi questa competizione? Come una sfida, ti spaventa?
Essere numero uno, o almeno lottare per esserlo è fantastico: Marcelo è in ottima forma, ha vinto uno Slam anche lui, anche un Masters 1000, è praticamente sempre in semifinale Slam. Merita a pieno il suo successo, specialmente dopo l’anno scorso in cui ha vinto tanto. Giocheremo contro in semifinale, lui ed io ci giochiamo il primato ma ci sono anche i francesi (Herbert e Mahut, ndr) che sono a poca distanza. Tutto questo è stimolante, non ci sono favoriti.
Hai giocato con John Peers fino alla fine dell’anno scorso, e con lui hai sfiorato la vittoria in uno Slam. Ora l’hai ottenuto in coppia con Bruno Soares: quali sono le differenze tra lroo due, in termini di stile di gioco e di atteggiamento?
John ed io abbiamo giocato per tre anni insieme, siamo passati dal numero 70 al numero 7; credo che entrambi siamo pronti per qualcosa di diverso. Volevo giocare con Bruno perché risponde benissimo, ed è sempre molto calmo, sa sempre cosa fare senza agitarsi. Finora direi che è andata bene, e spero continui così.
Immagino ti facciano spesso molte domande su tuo fratello Andy: credi che aver dato un grande apporto per la vittoria della Davis, possa far aumentare l’attenzione del tuo paese su di te?
Credo che sia il successo a portare attenzioni: la Davis per noi è stata fantastica, abbiamo giocato quattro sfide stupende, tre delle quali in casa, con la finale in Belgio. Molte persone hanno seguito gli incontri, io sono riuscito a dare il mio contributo: in ogni caso aver fatto finale a Wimbledon, aver vinto in Australia credo che abbia portato la gente ad accorgersi anche di me, il che è una bella cosa!
L’ultima è una domanda trabocchetto: parlando di Olimpiadi, credi che la Gran Bretagna abbia più possibile vincere l’oro in singolare con Andy, o nel doppio con i fratelli Murray?
Non saprei, in entrambe le competizioni è molto difficile: in singolare c’è Djokovic che ha portato il tennis ad un livello mai visto prima, ogni settimana. Anche nel doppio c’è gran competizione, alle Olimpiadi si formano coppie che durante l’anno non giocano nessun torneo. Spero avremo un vantaggio perché abbiamo già giocato moltissimo insieme negli anni passati. In ogni caso sarà molto difficile, sia in singolo che in doppio.