Il parco giocatori italiano impegnato nel circuito maggiore questa settimana era concentrato in due singoli luoghi: gli uomini a Montecarlo per il prestigioso Masters 1000, le donne a Lleida, in Catalogna, a giocare il play-off per la permanenza nel World Group della Fed Cup.
Tra gli uomini vi era la grande curiosità del ritorno alle gare di Fabio Fognini dopo lo sfortunato 17 febbraio scorso, nel quale a Rio, giocando il secondo turno contro Gimeno Traver, si procurò una lesione agli addominali obliqui
Cinquantacinque giorni dopo tale infortunio, sul Campo dei Principi, Fabio è tornato a disputare un incontro di singolare, opposto in un derby fratricida a Paolo Lorenzi, compagno di squadra in Coppa Davis, contro il quale aveva vinto tutti i quattro precedenti (considerando anche i datati scontri diretti a livello challenger). Il torneo del Principato è indubbiamente caro al nostro miglior giocatore, non solo per la folta presenza di pubblico italiano che sempre popola l’impianto monegasco, ma anche perché vi ha raggiunto risultati importanti: nel 2009 si fece conoscere dal grande pubblico arrivando da semisconosciuto agli ottavi, partendo dalle qualificazioni e sconfiggendo Berdych e Cilic; nel 2013 raggiungendo la semifinale al termine di una cavalcata durante la quale vinse prima il derby con Seppi e poi sconfisse due top ten10 (ancora Berdych e poi Gasquet). Contro Lorenzi, Fabio ha avuto una partenza fulminante, durante la quale, giocando molto bene, si è aggiudicato il primo set col punteggio di 6-2. Poi però ha improvvisamente smarrito del tutto la misura dei colpi e la tenuta mentale è venuta meno, facendo tramutare i tanti applausi del pubblico durante il primo set in sonori fischi. Inevitabilmente Fognini, complice la crescita di rendimento di Paolo, ha così perso i restanti parziali in appena cinquantatrè minuti, racimolando addirittura solo un game e consentendo a Lorenzi di accedere al secondo turno.
Un po’ di delusione per Fabio, al quale tuttavia importava innanzitutto rompere il ghiaccio e saggiare sua tenuta fisica (nelle interviste post-gara ha tenuto a precisare che il calo sia stato prettamente mentale e che non abbia risentito di dolori fisici nel corso dell’incontro); tanta gioia per Paolo, il quale, alla sua prima presenza a 34 anni nel tabellone principale di Montecarlo, ha archiviato il passaggio ai sedicesimi.
Lorenzi ha poi trovato Gael Monfils, sedicesimo giocatore al mondo che difendeva le semi raggiunte nel Principato nel 2015 e col quale aveva perso unico scontro diretto lo scorso ottobre sull’ indoor di Vienna. Purtroppo Lorenzi, analogamente a quanto accaduto contro Fognini, è entrato lentamente nel match, cedendo in ventotto minuti il primo set col punteggio di 6-2. Nel secondo parziale è entrato davvero in partita, lottando sino al 4 pari: in quel frangente, un doppio fallo e due brutti rovesci hanno permesso a Monfils di avere la chance di andare a servire per l’incontro, prontamente sfruttata dal francese per ottenere il successo dopo 1h13’ di gioco col punteggio finale di 6-2 6-4. Per Paolo la soddisfazione di aver incamerato punti importanti, di aver vinto dopo più di due anni un match in un Masters 1000 (ultima vittoria era arrivata ad Indian Wells 2014 contro Carreno Busta), ma anche la piccola amarezza di aver inanellato la seconda consecutiva partenza lenta, circostanza che in tornei di questo livello si paga caramente.
Pure Marco Cecchinato era iscritto nel tabellone principale di Montecarlo: il 23enne siciliano ha goduto della wild card che gli organizzatori hanno inteso concedergli in omaggio alla folta presenza di pubblico italiano che sempre accorre ad assistere alle edizioni del torneo monegasco. Marco, che con la vittoria a risultato acquisito sullo svizzero Bossel in Coppa Davis, ha smosso l’antipatico “zero” che ancora permaneva nella casella delle vittorie in carriera nel circuito maggiore, è stato sorteggiato contro Milos Raonic al primo turno ed è stato bravo a non sfigurare contro il numero 12 del mondo. Le ottantasei posizioni di differenza non si sono viste e Marco, che nel primo set non ha sfruttato tre palle break per rimontare il canadese, nel secondo parziale ha giocato sostanzialmente alla pari, prima di cedere il servizio all’undicesimo game e poi perdere l’incontro dopo un’ora e ventidue minuti. Si sono comunque intravisti segnali di ripresa per Marco, sceso in campo a Monte Carlo reduce dalla brutta sconfitta al Challenger di Irving contro il neozelandese Michael Venus , allora numero 843 del ranking Atp.
Sinora il 2016 è stato molto deludente (una sola vittoria a fronte di sette sconfitte tra tabelloni circuito maggiore e challenger), causandogli anche una discesa in classifica al limite della top 100: con Raonic è apparso in crescita e l’inizio della stagione europea su terra battuta, superficie sulla quale nel circuito dei challenger ha costruito sua classifica, non può che continuare ad aiutarlo.
Altri tre giocatori italiani hanno provato inutilmente a provare di entrare nel tabellone di singolare tramite le qualificazioni: Salvatore Caruso, reduce il giorno prima dai quarti nel Challenger di Napoli è subito stato eliminato 6-2 6-3 in un’ora e venti minuti di gioco per mano del bosniaco Damir Dzumhur. Gli altri due erano Filippo Volandri e Thomas Fabbiano, i quali sono stati sorteggiati uno contro l’altro in un derby fratricida, vinto dal pugliese fresco di top 100 con un duplice 6-4 in poco meno di un’ora e mezza. Purtroppo per il giocatore di Grottaglie, Dzumhur, ancora lui, ostacolo nell’ultimo turno di quali, si è rivelato troppo più in palla (del resto il bosniaco arriverà sino agli ottavi battendo Berdych e perdendo al fotofinish da Raonic) ed ha vinto 6-1 6-3 in un’ora ed un minuto, impedendo che salissero a quattro le presenze italiane nel tabellone principale.
Sul fronte femminile, da Lleida arriva purtroppo la notizia della retrocessione dell’Italia dal World Group della Fed Cup dopo 18 anni.
Una sconfitta purtroppo prevedibile: giocavamo fuori casa contro due top ten ed eravamo arrivati in Spagna sull’onda delle troppe polemiche causate dalla mancata risposta alla convocazione di Camilla Giorgi. La stessa “retrocessione” in sé non è nulla di drammatico, visto che abbiamo senz’altro l’organico per tornare sin dall’ anno prossimo nel World Group. Preoccupa senz’altro di più che, se si esclude la “reietta” Giorgi, non vi siano under 25 italiane nelle prime 250 del mondo: non è minimamente in vista un ricambio generazionale degno delle campionesse degli ultimi dieci anni.
Semmai, resta un po’ di amaro in bocca per come è arrivata la sconfitta, maturata con dimensioni molto severe, visto che non abbiamo vinto nessun incontro e addirittura nessun set. Anzi, se si eccettua il primo parziale dell’incontro inaugurale tra Muguruza e Schiavone, terminato al tie break, nei successivi cinque set delle partite che hanno determinato l’eliminazione, abbiamo raccolto solo 6 game! Una Vinci ancora non al meglio dopo le terapie post infortunio di Miami, lo sfortunato stop pre-match di Sara Errani (distrazione di primo grado al semitendinoso della coscia destra), che le ha impedito di partecipare alla sfida e l’ha fatta ritirare da Stoccarda la prossima settimana, spiegano solo parzialmente questo weekend da dimenticare in fretta per i colori azzurri.
Molto difficilmente la sfida avrebbe avuto un altro esito con Camila Giorgi (sebbene conducesse 2-1 i precedenti con la Muguruza e fosse poi sotto 1-2 con la Suarez Navarro) speriamo che nessuno le addossi anche le responsabilità di questa sconfitta.