MONTECARLO -Che dire quando un tennista vince la sua nona finale a Montecarlo con un 6-0 al terzo set, il “bagel” n.89 della sua straordinaria carriera?
Certamente restano impressi i primi due set, con Monfils che si è battuto allo stremo delle sue forze per 2 ore e 16 minuti, giocando un match che non tutti si attendevano fosse in grado di giocare contro Nadal. L’impressione è che Nadal avrebbe potuto giocare ancora su questi livelli per altre due ore, mentre Monfils nel terzo è scoppiato, di testa più che di fisico. Però, ribadisco, non è che abbia giocato alla pari con Nadal per una mezzoretta, o un’oretta e un quarto come Andy Murray sabato. 2 ore e 16 minuti, tanto sono durati i primi due set, a quei livelli è tanta roba. Grande Nadal, ma grande anche Monfils.
Rafa che contro i tennisti francesi sembrava aver un fatto personale per aver vinto 28 partite su 29, perdendone una sola con Olivier Mutis a Palermo nel lontano 2004, e cedendo soltanto due set in quei 28 duelli (a Mathieu e Simon), oggi ne ha perso un altro, in una partita giocata alla grande negli scambi intensissimi da fondocampo ma non altrettanto bene nei colpi d’inizio gioco.
In particolare il servizio, e ciò va detto a prescindere dal fatto che Monfils ha fatto soltanto 4 aces (e pochissime prime vincenti) e Nadal appena 1. Mal bilanciati, oltretutto, da 7 doppi falli del francese e 4 del maiorchino.
La pioggia del mattino e l’assenza del sole hanno certo allentato considerevolmente il campo (le palle sono diventate più pesanti) e – anche se tutti e due i finalisti hanno poi detto che avrebbero preferito un campo più veloce – ho l’impressione che la situazione climatico-ambientale abbia danneggiato più Monfils che Nadal, perché Gael aveva bisogno di qualche punto gratuito dalla battuta e non li ha quasi mai avuti.
È anche vero che, come mi ha risposto Nadal, con le palle più pesanti “il mio top-spin è meno efficace, il mio dritto meno incisivo”, però un match che finisce per durare più a lungo per tutte queste ragioni secondo me avvantaggia più Rafa che è mentalmente (ancor più che fisicamente) in grado di tenere maggiormente con la testa.
Questo, anche se Rafa ha sottolineato che se in passato Monfils era un giocatore dal grande potenziale, ma anche di una certa discontinuità (ho sintetizzato il suo pensiero), ora invece sembra essere diventato quasi improvvisamente anche molto solido: “Ha vinto facilmente tutti i suoi match per arrivare alla finale, e questo significa che non ha più gli alti e bassi di una volta”.
Tornando però alla ridotta efficacia dei servizi per i motivi su esposti, voglio ricordare che lo scorso anno Monfils aveva messo a segno 456 aces in 51match, ad una media quindi di circa 9 aces a game. Soltanto 18 giocatori avevano fatto meglio di lui. Oggi è stato sotto la metà.
Nessuno, credo, ha potuto fare il conto delle sue prime vincenti in tutto il 2015, ma si può star certi che saranno state molto più degli aces.
Ma oggi, come dicevo, anche di quelle non ce ne sono state molte. “Rafa stava indietro molti metri quando doveva rispondere ed ha risposto quasi sempre… – ha sottolineato un lucido Monfils – prima di aggiungere che “nel terzo set ha cambiato modo di giocare, è diventato più aggressivo”. Quella, alla fine, è stata la chiave che ha deciso il match.
Che il servizio abbia avuto peso quasi inesistente lo dicono – per chi non avesse visto la partita – i dati statistici del match. Addirittura Monfils ha fatto meno punti del 50% quando ha servito: il 48%. E non è che Nadal abbia brillato: è salito al 58% soltanto grazie al terzo set, ma era stato sul 51% per i primi due set.
E non ricordo che i due abbiano fatto punti diretti con la risposta. Quindi il punto veniva quasi sempre aggiudicato a conclusione di lunghi, lunghissimi scambi. Pregevoli, addirittura straordinari alcuni, con Rafa che ha subito a volte dritti-bomba di Monfils, ma che ha retto alla grande anche di rovescio, prima di “scatenare” il suo miglior dritto a cominciare dal terzo set.
Si resta perplessi a constatare che Nadal ha perso 5 volte il servizio e Monfils 8.
13 break in un match di tennis maschile sulla distanza di due set su tre e di 30 games complessivi sono tanti. E potevano essere molti di più visto che le pallebreak salvate sono state ben 21, 8 da Nadal che ne ha concesse 13 (quasi come contro Thiem) e 13 da Monfils che ne ha concesse 21. 34 (trentaquattro!) breakpoint sono davvero moltissimi. Anche se Nadal non potrebbe mai permettersi di servire così male su una superficie più veloce, e di concedere tutte quelle palle break, sarebbe sbagliato però insistere troppo su questo argomento della battuta cui ho dedicato fin troppo spazio.
Nadal ha infatti dimostrato di essere in grande, grandissima ripresa. Ieri, commentando il suo match vinto contro Murray, a chi gli chiedeva se ci fosse un colpo del quale in particolare fosse soddisfatto per il suo rendimento in questi giorni, aveva risposto: “Il rovescio!”
E oggi, in effetti, l’ho visto aggressivo con il rovescio come non capitava più da almeno un anno. Non solo rovesci incrociati, ma anche lungolinea, il colpo sul quale di solito Rafa non vuole prendere molti rischi se non è in fiducia.
Questo nono trionfo di Rafa, che gli consente di eguagliare i 28 Masters 1000 di Djokovic, è importantissimo per lui perché – con l’ultimo Masters 1000 vinto a Madrid 2014 – molti sembravano dubitare che lui riuscisse di nuovo a vincerne uno.
Le sconfitte sulla terra rossa con Thiem a Buenos Aires (seppur con il matchpoint) e con Cuevas a Rio de Janeiro ora possono andare in archivio senza particolari conseguenze. In quei match Rafa non era stato brillante e soprattutto non era riuscito ad innestare una marcia superiore come faceva nei suoi anni migliori.
Qui a Montecarlo, invece, una volta scampato il pericolo del primo set (16 pallebreak) con Thiem è venuto fuori alla grande nel secondo set. Se contro Wawrinka non era mai stato a rischio ecco che contro Andy Murray se l’era vista brutta dopo essere stato dominato (6-2) nel primo set. Ma ne è uscito fuori alla grande, dominando secondo e terzo set.
E oggi in finale idem. Nel terzo set Rafa ha spinto di più di dritto, ha saputo produrre accelerazioni pazzesche che hanno tolto il fiato perfino ad un grandissimo atleta come Monfils.
Il modo in cui Rafa ha chiuso il match, con quel passante di dritto lungolinea pazzesco, formidabile a gambe aperte, quasi in spaccata, prima di cadere in ginocchio e poi appoggiare la testa sulla terra rossa (quasi a baciarla come Francesca Schiavone al Roland Garros 2010), rappresenta il sigillo ideale impresso dal Nadal che siamo tornati finalmente ad ammirare qui al Country Club.
Un Nadal che di nuovo in fiducia ripropone la sua candidatura a favorito…almeno n.2 per tutti i tornei sulla terra rossa che vivremo da qui al Roland Garros. Almeno n.2 perchè Novak Djokovic questo torneo…è come se non lo avesse giocato. Per me resta il n.1.
Nessuno, nemmeno Nadal, può pensare che il vero Djokovic sia quello che abbiamo visto perdere malamente con Jiri Vesely.
Nadal adesso si sottoporrà al solito tour del force “terraiolo”: Barcellona, Madrid, Roma e Parigi. Esagera? Beh, forse, ma l’obiettivo è chiarissimo: riuscire a rientrare fra i top 4 prima del Roland Garros per evitare di poter capitare prima delle semifinali contro Djokovic a Parigi.
Credo che anche Djokovic, in questo caso, potrebbe fare il tifo per lui.
Francamente un quarto di finale che vedesse di fronte Novak Djokovic e Rafa Nadal sarebbe…uno spreco. Un peccato. Novak non ha mai vinto il Roland Garros e dopo l’inattesa sconfitta con Wawrinka nella finale di un anno fa, attende con impazienza e con inevitabile nervosismo di centrare il solo Slam che manca al suo palmares.
Rafa Nadal ha vinto 9 volte il torneo di Montecarlo, vincerà probabilmente per la nona volta il torneo di Barcellona, e potrebbe vincere per la decima quello del Roland Garros…se magari qualcun altro gli farà fuori Djokovic che a lui pare aver preso le misure. Secondo me quella sarebbe la finale più giusta fra i due giocatori più forti sull’argilla. Se lo scontro dovesse avvenire in semifinale, beh, pazienza, ma nei quarti mi auguro proprio di no.
È stato proprio un bel torneo questo di Montecarlo. Sono contento di averlo vissuto. Penso che Nadal sia più contento di me. Ma anche Monfils.