C’è vita dietro ai Quattro Moschettieri di Francia, Simon, Tsonga, Gasquet e Monfils? Assolutamente sì, e nonostante sarà alquanto difficile riproporre in futuro ben quattro giocatori contemporaneamente in top-20, il tennis transalpino si potrà di certo consolare con un doppio che fin qui ha mostrato un’ottima costanza di risultati, oltre ad una crescita esponenziale. È vero, la scuola francese ci ha abituati negli ultimi anni a molti doppi capaci di vincere Slam, medaglie Olimpiche e ATP Finals, ma il team Herbert/Mahut sembra aver messo nel mirino tutti questi risultati, per puntare ancora più in alto.
L’inizio è ottimo, se la vittoria allo US Open 2015 li ha visti entrare tra le otto coppie più forti dell’anno, i successi nei primi tre Master 1000 del 2016 li hanno catapultati al primo posto della Race… Chapeau!
I due cominciano a giocare assieme quasi per caso, verso la fine del 2014, principalmente grazie a Mahut, alla ricerca di un compagno solido dopo l’addio al tennis di Michel Llodra; esclusi i quattro moschettieri francesi, troppo impegnati in singolare per potersi dedicare al doppio, la scelta ricadde sul talentuoso Herbert, tennista votato al gioco d’attacco teoricamente perfetto per lo stile del suo nuovo compagno, che proprio sulle superfici rapide trova il suo elemento naturale (tre trofei in singolo, tutti vinti sull’erba). Che i due assieme si completino a vicenda si evince fin da subito, ed il 2015 sembra confermare le attese: agli Australian Open i due esprimono un gioco spumeggiante facendo incetta di teste di serie, finché sulla loro strada si para la coppia forse meno “doppista” tra quelle affrontate, composta da Simone Bolelli e Fabio Fognini. Gli azzurri frenano la loro cavalcata riportando in Italia un titolo Slam che al maschile mancava dal 1976, quando Adriano Panatta vinse in singolare al Roland Garros. Poco male, questo fallimento sarà la prova generale del successo per la coppia transalpina. Il 2015 sarà infatti l’anno della consacrazione a livello internazionale per il duo, che arriverà in fondo a diversi tornei: dapprima sull’erba di ‘s-Hertogenbosch, sconfitti da Lukasz Kubot ed Ivo Karlovic, e su quella del Queen’s dove trionferanno sulla coppia Matkowski/Zimonjic. Poi sul cemento indoor di Metz, fermati anche qui all’ultimo atto dalla coppia Kubot/Roger-Vasselin. È un periodo di stallo questo per per la nuova coppia, dovuto anche al fatto che i due sono principalmente dei singolaristi, e devono pertanto, soprattutto Herbert, pensare anche a crescere e a confermarsi in questa specialità; proprio Herbert infatti coglierà a Winston-Salem, poco prima dello US Open, la sua prima finale ATP ( sconfitto da Kevin Anderson).
Ma se nei tornei minori i due non riescono ad imporsi, tutt’altra storia recita il tabellino relativo ai risultati Slam: finale a Melbourne, due pregevoli terzi turni al Roland Garros ed a Wimbledon, ed infine lo Us Open dove, con la testa di serie nr.12, arrivano fino in fondo riuscendo questa volta a coronare i loro sforzi, trionfando per la prima volta in un Major, superando in finale la coppia Murray/Peers: curiosamente con lo stesso punteggio con cui erano stati sconfitti in Australia, 6-4 6-4.
Ciliegina sulla torta la qualificazione alle ATP Finals dove, forse anche per l’emozione del risultato mai raggiunto, non riescono ad andare oltre il Round Robin. L’anno corrente mette in luce tutte le loro qualità, confermando l’ottimo momento di forma che per il duo va avanti da mesi ormai; la doppietta Indian-Wells/Miami altro non fa che confermare l’ottimo livello raggiunto dai due. Insomma, sul cemento sono competitivi, e sulle altre superfici? La prova del nove arriva a Montecarlo, il Master 1000 che apre come di consueto la stagione sul rosso europeo. Sia Herbert che Mahut partecipano anche in singolare: il primo è autore di performance notevoli, superate le qualificazioni infatti si spinge fino al secondo turno dove fa sudare a Murray le cosiddette “sette camicie” prima di essere costretto a capitolare; il secondo invece non riesce ad andare oltre il primo turno. Ma dove veramente i due fanno faville è il tabellone di doppio dove, non senza difficoltà, arrivano puntuali in finale, sconfiggendo in rimonta il team Murray/Soares.
In tutto questo suona alquanto strano pensare che non siano mai stati convocati assieme in Davis, specialmente se rivolgiamo lo sguardo alla sfida Francia-Gran Bretagna relativa al 2015. In quell’occasione, ad affiancare Mahut vi era Tsonga, ma il duo proposto dall’allora capitano Arnaud Clement non si dimostrò all’altezza dei fratelli Murray. Viene da pensare come sarebbe andata a finire se insieme a Mahut vi fosse stato Herbert: i due infatti avevano da poco vinto il trofeo del Queen’s, sullo stesso campo dove si giocava la sfida. Effettivamente all’epoca il team Herbert/Mahut aveva raccolto poco, una finale Slam ed un solo titolo non erano sinonimo di totale affidabilità, ma è anche vero che in quell’incontro giocava un ruolo fondamentale proprio il doppio, per arginare Andy Murray e i potenziali due punti che avrebbe potuto portare in singolare; risulta quindi difficile non pensare che forse sarebbe stato più opportuno far scendere in campo la coppia più “doppista” tra le fila francesi… Purtroppo non sapremo mai se ciò avrebbe sortito un finale alternativo. Ecco dunque che non possiamo fare altro che augurarci di vederli presto titolari nelle sfide future, la scelta spetta ovviamente a Yannick Noah, il quale a onor del vero non ha mai finora avuto bisogno di un doppio “autentico”.
“Attenti a quei due” recitava il titolo di una famosa serie TV degli anni ’70: in quel caso i protagonisti erano sempre implicati in avventure rocambolesche ai limiti dell’inverosimile. Oggi ai limiti dell’incredibile ci sono due tennisti che stanno mostrando un livello tale da essere inseriti di diritto tra i favoriti non solo per i prossimi Master 1000, ma anche per i due Slam che quest’anno precederanno le Olimpiadi, e anche lì non sarebbe malvagio pensarli sul gradino più alto del podio.
Riccardo Sozzi