Intervista a Federer: “Con Nadal le sfide più belle di sempre” (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)
Sole, mare, i profumi della primavera. Ma Roger Federer ha voglia di tennis, dopo l’infortunio al ginocchio sinistro che lo ha tenuto lontano dai campi per più di due mesi. E così, nelle pause di una giornata di pubbliche relazioni per lo sponsor Wilson, trova il tempo di scambiare un paio di colpi sotto lo sguardo incredulo dei clienti dell’hotel che sono qui per lavoro o turismo e si ritrovano a fare selfie con un monumento.
Roger, quali sono le differenze che ha trovato tra il lavoro di coach Edberg e quello di coach Ljubicic?
«L’approccio è totalmente differente. Con Stefan il rapporto era più globale, lui si occupava di tutti gli aspetti della mia preparazione. Con Ivan c’è stato un cambio generazionale perché lui ha giocato con molti degli avversari con cui mi confronto ancora oggi e quindi ha una prospettiva mentale diversa e una conoscenza più ampia. Non ha ancora smesso i panni del tennista ed è quello che mi serviva in questo momento».
C’è stato un momento in cui, di fronte alla certezza di doversi operare al ginocchio, ha pensato fosse arrivato il momento di dire basta?
«So di non essere eterno, come è normale, e a dire il vero è da quando sono nate le gemelle, sette anni fa, che ho cominciato a interrogarmi sul futuro. Poi però il corpo mi manda segnali positivi, nonostante l’ultimo intoppo, la famiglia mi sostiene alla grande ed è felice di girare il mondo con me. Questi sono i miei baluardi: quando il fisico non reggerà più e a casa si saranno stancati, smetterò. Ma non credo succederà così presto. Io mi diverto ancora molto a giocare, perciò mi vedrete ancora per qualche anno».
Tornando all’infortunio, cosa l’ha spaventata di più?
«Il fatto che il mio destino agonistico potesse non più dipendere dalla mia volontà. E poi, lo ammetto, c’era la paura dell’operazione, la prima che affrontavo in anestesia totale. Così ho fatto qualche telefonata e mi sono informato per tranquillizzarmi, poi la riabilitazione è andata benissimo e non ho più avuto dubbi. A Miami ero già pronto, non fosse stato per il virus»
E’ sorpreso dal ritorno al vertice di Nadal?
«Zero. Assolutamente no. Forse ha sorpreso voi giornalisti, ma non certo noi giocatori. Un ragazzo che ha vinto nove volte a Parigi, nove volte a Montecarlo, che è stato numero uno del mondo per tanto tempo non perde le sue qualità. Forse ci aveva abituato a recuperare più velocemente dagli infortuni, ma io non riesco a concepire un Nadal a questo livello (e con le mani sfiora il pavimento, ndr), per me sta sempre là in alto. E sulla terra è ancora uno dei primi due o tre giocatori del mondo».
Come ha vissuto la rivalità con lui e con Djokovic?
«In modo completamente diverso. Rafa è esploso molto presto, i nostri momenti migliori spesso sono coincisi, alcune nostre partite sono diventate storiche, purtroppo da lui ho anche subito alcune delle sconfitte più dolorose della carriera. E poi è mancino, mi ha obbligato a trovare soluzioni differenti per contrastarlo. Diciamo che all’inizio Novak era l’uomo che incontravo in semifinale e Nadal l’uomo delle finali, adesso la situazione si è ribaltata anche grazie alla forza di Djokovic. Ma credo che la rivalità con Rafa abbia colpito di più gli appassionati».
Se ora entrasse qualcuno dalla porta e le chiedesse di scegliere tra l’Olimpiade e un altro Slam, cosa risponderebbe?
«Non risponderei. E’ impossibile. Gli Slam sono la nostra pratica quotidiana, diciamo cosi, e non c’è stata vittoria che mi abbia emozionato di più del Roland Garros nel 2009, anche più di Wimbledon, perché l’avevo inseguita così a lungo. Però l’Olimpiade arriva ogni quattro anni, è qualcosa di diverso, rappresenti il tuo paese, conosci atleti di tutto il mondo. Non saprei scegliere, davvero. Vediamo cosa succederà».
Qualche settimana fa sono uscite foto delle sue figlie con una racchetta in mano. Si vede già il talento del genitore?
«No no, semplicemente il tennis è uno dei tanti sport che vorrei praticassero per divertimento e per il benessere fisico. Intanto stanno insieme ad altri bambini, ridono, corrono, si muovono ed è importante. Ma nuotano e sciano anche, quindi sarà una scelta solo loro».
Che padre è Roger Federer?
«Cerco di essere presente il più possibile, di passare molto tempo con i miei figli. Sono consapevole che la mia vita è particolare, magari vorresti trascorrere il Natale in un posto del cuore e invece sei all’altro capo del mondo. Ma la tua casa è dove c’è la tua famiglia, quindi la mia casa è semplicemente insieme a loro».
Viviamo momenti difficili, eventi sportivi sono diventati oggetto di attacchi terroristici. E’ qualcosa di cui ha paura?
«Penso alle Torri Gemelle, una tragedia avvenuta il giorno dopo la finale degli Us Open, oppure agli attentati di ottobre a Parigi appena dopo il torneo di Bercy. tutti possiamo essere bersagli, ma non possiamo farci dominare la mente dalla paura. lo prendo aerei quasi tutti i giorni, eppure non voglio privarmi della normalità (…)
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Binaghi: “Internazionali d’Italia da record” (Francesca Schito, Il Tempo)
La 73ª edizione degli Internazionali BNL d’Italia è ormai alle porte, gli amanti del tennis sono in fibrillazione in attesa dell’inizio delle competizioni, i protagonisti più amati sono pronti per animare il Foro Italico. A raccontare le sue impressioni su quest’evento che si prospetta sempre più ricco e di successo, il presidente della FIT, Angelo Binaghi. «Rispetto agli anni scorsi, la formula è leggermente diversa: si passa alle due settimane. Siamo il torneo con la più grande partecipazione al mondo, sono ancora aperte le iscrizioni per le prequalificazioni. Alla fine, avranno partecipato più di 9.000 persone, un autentico esercito, rispetto alle 1.600 impegnate per un torneo dello Slam come lo Us Open. C’è un coinvolgimento completo di tutto il Paese, ormai si tratta della manifestazione sportiva più grande d’Italia».
Come procede la vendita dei biglietti per il torneo?
«Al momento registriamo un +9% rispetto al record dello scorso anno. Batteremo tutti i record anche questa volta».
Anche quest’anno la vedremo in fila a prendere i biglietti?
«Ci mancherebbe. Abbiamo già iniziato, stringendo ancora di più: ogni anno facciamo dei passi in avanti».
Passando al campo, Nadal è tornato a dominare a Montecarlo in un torneo che ha visto l’eliminazione prematura di Djokovic. Secondo lei, il torneo maschile quest’anno sarà più equilibrato?
«Le premesse sono buone, lo strapotere di Djokovic a Montecarlo è stato fortemente ridimensionato. Da un lato c’è Nadal che ha ritrovato la forma dei bei tempi, dall’altra Federer dovrà fare di tutto per trovarla anche in vista delle Olimpiadi: tutto questo renderà il torneo avvincente come non mai».
Sul fronte femminile, come vive la situazione che ha visto protagonista Maria Sharapova?
«Se tutto quello che dicono sia successo si rivelerà vero è qualcosa di gravissimo, oltretutto per un’atleta così importante ed esposta come la Sharapova. Gli atleti hanno grandissimi diritti ma anche dei doveri, soprattutto quello di trasmettere principi positivi alle nuove generazioni. Questo rende il fatto gravissimo. Chiaramente siamo in attesa che venga fatta luce, anche se ritengo grottesco che improvvisamente decine se non centinaia di atleti russi top si ritrovino costretti a prendere questo farmaco per presunti problemi di cuore. Di colpo chi fa sport, meglio degli altri peraltro, risulta non sano ma malato. È una cosa che non sta né in cielo, né in terra».
Su quali italiani possiamo riporre più fiducia?
«Sicuramente Fognini nel maschile, che ha appena recuperato la condizione dopo un lungo infortunio ed è il nostro giocatore che ha la classifica migliore a livello mondiale, così come Vinci ed Errani nel tennis femminile, che rappresentano un qualcosa di unico a livello nazionale in tutti gli sport».
Il suo invito dello scorso anno alla città di Roma di collaborare con la manifestazione, è stato raccolto?
«Assolutamente sì. Abbiamo segnali importanti, per la prima volta riusciremo ad allestire alcuni campetti a piazza del Popolo per avviare i bambini al tennis e per ricordare a tutte le persone che in quei giorni si troveranno a Roma che a un tiro di schioppo dal cuore della città c’è una delle manifestazioni più belle al mondo. Non siamo riusciti ancora ad avere le navette ma lo abbiamo fatto in partnership con Trenitalia, speriamo di svolgere i sorteggi in un luogo che possa promuovere l’immagine della città in tutto il mondo. Non so se dover ringraziare maggiormente il commissario Tronca e il presidente del Coni Malagò oppure il sindaco Marino per il fatto di non esserci più».
Secondo lei il torneo rappresenta un valore aggiunto per la città?
«Certamente. Abbiamo appena commissionato uno studio alla Luiss in collaborazione con la Ernst & Young che dovranno certificare i numeri. Da questo studio emerge che l’indotto diretto e indiretto nei confronti dell’economia cittadina è ogni anno superiore ai 120 milioni di euro, senza calcolare i ritorni di immagine, in termini di know how che creiamo per la città e per le aziende e le maestranze che sono coinvolte nell’evento e che rimangono patrimonio della città. Solo di alberghi, ristoranti, taxi, mezzi di trasporto, più i 30 milioni di euro di fatturato diretto della manifestazione, l’indotto si aggira intorno ai 125 milioni di euro (…)