Nei tornei ATP 250 di Monaco di Baviera ed Estoril, che hanno visto le affermazioni in finale rispettivamente di Philipp Kohlschreiber e Nicolas Almagro, abbiamo avuto i primi due capitoli significativi di una storia che, molto probabilmente, rappresenterà per tanti anni il tennis del futuro. In attesa di Taylor Fritz, Andrey Rublev (ancora acerbi) e Thanasi Kokkinakis (in ripresa da un intervento alla spalla), i migliori giovani, le cosiddette “young guns” del circuito sono certamente l’australiano Nick Kyrgios, il croato Borna Coric, l’austriaco Dominic Thiem e il tedesco Alexander Zverev. Ebbene, i quattro “mini fab four” della nuova generazione hanno giocato tra loro due match inediti, nei tabelloni di due eventi maggiori, Kyrgios contro Coric nei quarti in Portogallo, Thiem contro Zverev in semifinale in Germania. Gli unici altri precedenti tra questi quattro tennisti sono stati la vittoria di Coric su Zverev a Cincinnati (equilibratissima, 75 36 76, primo turno, ma era praticamente ancora una sfida tra junior) e di Thiem su Kyrgios a Nizza, ma per ritiro dopo 7 game, entrambi i match l’anno scorso. Nella fascia di età tra i 18 e i 20 anni, una stagione di maturazione e crescita soprattutto fisica può voler dire moltissimo, e a mio avviso è in questo 2016 che possiamo iniziare a valutare seriamente il livello e le ambizioni di questi ragazzi comprendendo nel gruppo anche Borna e Alexander.
Non a caso, attualmente i quattro si trovano in ordine di classifica esattamente uguale all’ordine di età, Thiem (22 anni) numero 14 ATP (best ranking 13), Kyrgios (21 anni) 21 ATP (best ranking 20), Coric (19 anni e mezzo) 40 ATP (best ranking 30), Zverev (19 anni appena compiuti) 43 ATP (best ranking sempre 43). Da adesso in poi, sono convinto che le statistiche di tutti loro inizieranno a formare il quadro di dati che ci consentirà di valutare e capire il tennis che avremo davanti per i prossimi 10 anni, o giù di lì. Non so se si arriverà mai ai numeri delle sfide tra i fab-four attuali, ovvero decine e decine di confronti incrociati spesso nei match decisivi dei tornei più importanti del mondo, ma in ogni caso è ora di cominciare a contare. E possibilmente, analizzare ciò che avviene dal punto di vista tecnico.
Le partite della settimana scorsa hanno confermato il peso della data di nascita, con le affermazioni dei più maturi (Thiem su Zverev, Kyrgios su Coric), ma le indicazioni uscite da questi match sono state molto diverse, e significative. Dominic Thiem ha fatto parecchia più fatica del previsto, un giocatore che fra 4 mesi avrà 23 anni, è in piena crescita e sulla soglia della top-10, sulla superfice a lui più favorevole (terra battuta), avrebbe dovuto imporsi con maggiore autorità sul neo-diciannovenne Zverev, ma è stato per lunghi tratti messo sotto sul piano del gioco e della potenza, uscendone finalmente solo al terzo set grazie soprattutto all’ovvia maggiore esperienza e alla freddezza nei punti chiave del parziale decisivo. Head-to-head 1-0 Thiem, per adesso, ma gli è andata bene, e tecnicamente l’urgenza di provare ad abbreviare e rendere più rapide le aperture e i movimenti di preparazione, pensando soprattutto alla parte di stagione sul veloce e sul duro, si è fatta imprescindibile per Dominic. Va bene il grandissimo kick esterno con il servizio, lo splendido rovescio a una mano, e il toppone di dritto, ma se non avanza di due metri la posizione in campo mediante rapidità maggiore di esecuzione, rischia di metterci una vita ad arrivare alle vittorie veramente importanti, come è successo a Stan Wawrinka. Molto più sulla buona strada è invece apparso Zverev, che non ha rinunciato al suo gioco di potenza e accelerazioni anche sulla terra rossa, rischiando, sbagliando, ma con la chiara intenzione di indietreggiare e difendere il meno possibile. Vince “Dominator”, ma promosso Sasha.
In Portogallo, al contrario, di equilibrio tra Kyrgios e Coric nemmeno l’ombra. Anche qui, la superfice avrebbe dovuto favorire il più regolare e manovriero Borna, il problema è stato che Nick ha tirato dall’inizio alla fine, sbagliando pochissimo, a una velocità e con anticipi tali da far letteralmente sparire dal campo il croato. Servizi, anticipi di dritto e di rovescio, angoli, tocchi esterni: l’australiano ha elargito un’autentica lezione di tennis, e sono molto curioso di vedere come andrà tra loro la prossima volta, perchè batoste simili possono lasciare strascichi a livello mentale nella testa di chi le subisce, e influenzare così la rivalità tra i due. Esattamente come nel caso di Thiem, Borna rimane troppo indietro, e si concede eccessiva macchinosità nella preparazione dei colpi, soprattutto il dritto. Quando trova davanti uno che spinge tanto e bene, in pochi scambi va in affanno, arrivando a steccare anche colpi non impossibili cercando di reggere il ritmo, e andando fuori giri. Head to head 1-0 Kyrgios, per adesso, ma questa pesa e peserà. A discolpa di Coric, va detto che l’australiano in stato di grazia può prendere a pallate chiunque su qualsiasi superfice, top-player compresi (vedi Nadal a Wimbledon). E che fosse decisamente la giornata di Nick è bene esemplificato da un dritto assolutamente pazzesco, a cui vale la pena di dare un’occhiata nel dettaglio.
Al termine di uno scambio da fondo, arriva una palla alta e carica di Coric verso il centro del campo: in fiducia totale, che più totale non si può, Kyrgios va in elevazione completa, ruota in aria frontale rispetto alla palla, con gambe distese e allargate, impatta e poi conclude con un passo in aria, come una sforbiciata bassa, per contrastare l’inerzia e la rotazione. Dritto al salto da un metro dietro la riga, vincente netto, roba da circo, forse solo Monfils a volte azzarda cose simili.
L’immagine più bella è questo frame tratto dal secondo replay, nel quale sia Nick che l’ombra proiettata dal giocatore sul terreno ricordano qualcosa di decisamente suggestivo, direi leggendario, e che ben si sposa con l’amore da sempre dichiarato dell’australiano per il basket NBA. Viene in mente qualcosa anche a voi?
In conclusione, e in attesa di vedere come andranno Madrid, Roma e il Roland Garros, possiamo dire che le nostre “giovani pistole” stanno cominciando a scrivere la loro storia, già si intravedono bene pregi, difetti e potenzialità, e certamente a nessuno di loro manca la personalità, anzi. Il capitolo del libro del tennis che verrà ricordato come il “dopo” Federer-Djokovic-Nadal (più Murray e Wawrinka), non sarà facile da far diventare altrettanto memorabile: ma le premesse per divertirci tutti parecchio anche nei prossimi anni ci sono, e abbiamo già iniziato a darci un’occhiata.