dal nostro inviato a Madrid
Partiamo dalla fine. Un guasto all’illuminazione dello stadio intitolato ad Arantxa Sanchez-Vicario ha messo nel panico l’organizzazione e rischiato un incidente diplomatico tra ATP e WTA. Sul campo suddetto, agli ordini dell’immancabile Lahyani, Gael Monfils e Pablo Cuevas erano 3-2 nel terzo set quando alcuni fari sono entrati in sciopero e costretto il giudice di sedia svedese ad interrompere il match. Qualche minuto di consultazione e la decisione di far proseguire la sfida sul Grand Stand, proprio mentre Madison Keys e Patricia Tig stavano iniziando il riscaldamento del loro incontro. Incredula, la statunitense non ne vuole sapere di lasciare il campo e fa vedere a Lahyani la ricevuta dell’ora regolarmente prenotata e pagata, dalle 21:30 alle 22:30. Intanto Gael se la ride sotto la barbetta (alla fine si divertirà assai meno…) e Mohamed, da gran signore, elargisce di tasca sua una banconota da 50 euro (esattamente il doppio di quanto avevano pagato per giocare) alle ragazze per il contrattempo e fa entrare i suoi giocatori. In tutto questo marasma, ci si era dimenticati di Del Potro-Sock, match programmato anch’esso nello stadio dello sciopero, poi dirottati frettolosamente in un campo esterno con inizio alle 22:45. Il perdente potrà andare in hotel a riposare mentre chi vincerà dormirà nella tenda allestita appena fuori il cancello del campo 6 in modo tale che domani sarà già sul posto per affrontare Joao Sousa nel match di apertura della giornata.
Pubblico record nel Grand Stand per Wawrinka-Kyrgios. Terminato il match, quasi tutti gli spettatori si sono riversati sul Sanchez giusto in tempo per vedere Fognini fermarsi a due punti dalla vittoria contro Nishikori. Sfumata l’occasione, Fabio ha perso la calma, si è prima beccato un warning di cui francamente non ho capito il motivo e subito dopo ne ha preso un secondo (giusto) per aver sparato una pallina quasi fuori dallo stadio che ha trasformato lo 0-30 in 0-40 e quindi tre match-point per l’avversario.
Calore in tutti i sensi sul campo 4. Di fronte la rumena Sorana Cirstea, a cui Tiriac in persona ha concesso una wild-card (ex numero 21 del mondo, adesso è 127) e dato una ghiotta opportunità per rientrare nel tennis che conta, e la qualificata tedesca Laura Siegemund. Quest’ultima è balzata agli onori della cronaca due settimane fa a Stoccarda dove pure aveva dovuto qualificarsi e, dopo aver vinto sette partite, si è arresa solo in finale alla connazionale Kerber. Laura è un misto tra Kim Clijsters (a cui assomiglia tanto nel viso e nel taglio di capelli) e Bethanie Mattek-Sands (della quale replica fedelmente i calzettoni stile Pippi Calzelunghe) e a 28 anni sta vivendo una seconda giovinezza. Partita di pressione e di errori, con il pubblico che si è accumulato strada facendo e ha assistito col fiato sospeso al tie-break del secondo set. Il particolare curioso è che, mentre da un lato la tedesca sudava e faceva sudare i raccattapalle chiedendo in continuazione il telo per asciugarsi, dall’altra Sorana, impeccabile nel suo abitino New Balance, sembrava appena uscita dallo spogliatoio.
Halep, Begu, Cirstea e Tig. Stando agli attendibili colleghi di Bucarest, quattro rumene nelle ultime otto in un torneo di tennis era successo l’ultima volta ai campionati regionali del Distretto di Galati del 1976. Poi, 40 lunghi anni di attesa e finalmente il Mutua Madrid Open 2016 a colmare la lacuna. Non per nulla siamo alla Caja Magica.
Impressioni direttamente dalla Caja Magica