dal nostro inviato a Roma
Arnaboldi, Fabbiano, Gaio, Giacalone, Giannessi, Giustino, Vanni, Vavassori, Viola. Ma anche Brianti, Burnett, Colmegna, Di Giuseppe. Sono i nomi dei ragazzi italiani che oggi, complessivamente, hanno vinto 5 set. Sì, 5 set per 13 giocatori, non è uno scherzo. Gli autori dell’impresa (sic) sono Brianti, Burnett, Gaio, Giacalone e Viola. È quasi inutile usare altri numeri per commentare l’incredibile “sabato nero” del tennis italiano. Dei 15 giocatori in campo, infatti, ne sono rimasti solo due. Uno non doveva neanche giocare ed è stato richiamato all’ultimo minuto dopo il forfait di Benjamin Becker, e cioè Donati. L’altro, Volandri, ha approfittato dell’infortunio di Jaziri per qualificarsi per il turno decisivo di domani contro Radek Stepanek, che oggi ha spiegato a Fritz che se vuole davvero provare a cimentarsi in prove più complicate sarà meglio che comincia a comprendere che il tennis prevede anche una strategia e la capacità di modificare in qualche modo il proprio gioco.
Ma torniamo al disastro. Se serviva prova delle condizioni in cui è ridotto il tennis italiano quale migliore di questa? E se in questi ultimi mesi abbiamo sottolineato il problema del ricambio femminile ancora più grave è quello maschile. In fondo tra le ragazze abbiamo una top10 e due (ehm) top50. Tra gli uomini il migliore è Fognini e speriamo che il fato ce lo conservi integro. Perché volenti o nolenti, dietro “Fogna” c’è il vuoto. Seppi sembra non ne abbia più, Bolelli è sparito, Lorenzi rimane prevalentemente un giocatore da Challenger e non saranno certo Cecchinato o Caruso a risollevare le sorti del tennis italiano.
Se prima ci lamentavamo che i tennisti italiani non arrivavano alle seconda settimana adesso il rischio vero è che non arrivino neanche alla prima, cioè ai Main Draw dei tornei importanti. Senza le WC solo Fognini avrebbe avuto la classifica per entrare in tabellone e adesso siamo anche pronti a fare il tifo per Donati ma anche in questo caso non ci pare che il ragazzo piemontese possa davvero aspirare a qualcosa in più di un’onestissima top50. Insomma, davvero una situazione vicino alla catastrofe.
E come detto varie volte le cose non vanno certo troppo meglio nel settore femminile, anche se può apparire ingeneroso inserire nello stesso calderone anche la povera Nastassya Burnett, che è stata brava a lottare contro Heather Watson, cedendo proprio sul più bello, quando era avanti di un break al terzo. Da lì in poi solo 5 punti in 4 game e partita persa.
Anche se è giusto non fare di tutta l’erba un fascio – bravo Giacalone, difficile chiedere di più a Gaio e Viola – il dato che rimane è impietoso, ed è un vero e proprio atto d’accusa per il settore tecnico della FIT. Qui non si parla di un top10 o di un top50, ma proprio della possibilità di entrare tra i primi 100. Tutto questo nell’anno in cui si celebra il quarantesimo anniversario dell’ultima vittoria di un italiano a Roma (Adriano Panatta, qui al Foro dovrebbe esservi qualcuno che ne ha sentito parlare) e dell’unica vittoria della Coppa Davis della squadra azzurra. Che tristezza.