Abbiamo visto di venerdì 13 la partita più bella del torneo. Di gran lunga. Resterà tale? Il grande, grandissimo show rappresentato da Novak Djokovic e Rafa Nadal, con il primo che alla fine esce ormai sempre vincitore dalla finale di Parigi 2014 (sette vittorie di fila e 15 set di fila dicono questo) e con il secondo che stavolta però si macera al pensiero delle occasioni perdute, dopo essere stato in vantaggio di un break tanto nel primo che nel secondo set. E con ben cinque setpoint mancati per trascinare la partita al terzo. Rafa è andato via da Roma furibondo e di umor fetido. In conferenza stampa si è presentato nero come un calabrone. La sensazione che a batterlo non sia stato neppure il miglior Djokovic, ben dipinta in questa home page da Roberto Salerno, potrebbe aggravare la situazione psicologica di Rafa che una volta non si lasciava mai sfuggire la preda dopo averla ghermita e invece oggi troppo spesso sembra mancare di quel killer-instinct che lo aveva reso famoso e , sulla terra rossa, praticamente imbattibile.
Però, e qui non concordo del tutto con l’analisi di Salerno – non ci sono linee politiche da seguire in Ubitennis, il confronto interno è democratico – non sottovaluterei i progressi dimostrati da Nadal che a mio avviso ha giocato meglio a Roma che a Montecarlo nel torneo vinto (con qualche sofferenza di troppo sia con Thiem sia con Monfils). Insomma, secondo me a Parigi, non è detto che Rafa, sui tre su cinque, perda per l’ottava volta di fila. Dovrà magari cercare di non farsi sospingere troppo indietro rispetto alla riga di fondo, questo sì. Perché se Nole prende il pallino in mano diventa un’impresa toglierglielo. E poi non c’è dubbio che quando il momento diventa topico oggi come oggi Novak è capace di prendere il sopravvento: altrimenti non si spiegherebbe perché – faccio l’esempio del secondo set – Rafa domina i proprio games di servizio quando il sangue non gli è ancora salito alla testa (a zero e poi tre turni di battuta a 15), ma poi quando serve per il match la prima entra di meno sui punti decisivi e sfumano cinque setpoint in modo talvolta anche colpevole (come quando ha sbagliato quel dropshot sul secondo setpoint su una palla semicorta e senza peso né rotazioni di Novak).
Io mi sono divertito moltissimo nell’assistere al 49mo duello fra i due. Ed era un bel po’ che non vedevo una sfida così intensa. Con punti spettacolari lottati allo spasimo da due veri guerrieri, all’arma bianca. Sono partite che riconciliano con il tennis. E che smentiscono quanti sostenevano che soltanto con un acceso contrasto di stili, tipo il “classico” Federer-Nadal o anche Federer-Djokovic, ci brillano gli occhi. Chi ha visto quest’edizione romana di Djokovic-Nadal sarà tornato a casa entusiasta, forse appena un tantino deluso soltanto per non essersi potuto godere anche un terzo set fra quei due marziani. (quest’ultimo discorso non vale soltanto per i più sfegatati tifosi di Djokovic). Io penso che se Nadal non si lascia abbattere da quest’ennesima sconfitta, ma capisce di essere tornato sulla buona strada, a Parigi non ha perso in partenza. Che poi Rafa possa magari augurarsi che ci sia qualcun altro (un Wawrinka formato 2015) a togliergli le castagne del fuoco è un altro discorso. Ieri sera il collega di Radio Sportiva mi ha chiesto se ritenessi di aver già visto la finale del torneo. Ho risposto che pur essendo consapevole di aver assistito ad un grandissimo match, il risultato del torneo di Madrid, nel quale Andy Murray aveva sconfitto Nadal in semifinale, consigliava a non sottovalutare le chances dello scozzese.
Piuttosto temo fortemente che, ammesso e non concesso che il meteo (assai minaccioso) lo consenta, secondo me le semifinali odierne rischiano di essere abbastanza a senso unico e non all’altezza dello spettacolo offerto da Djokovic e Nadal. Penso infatti che Murray porrà fine allo splendido percorso del lucky loser Pouille (un nome difficile da pronunciare per chiunque non parli più che bene il francese…: a proposito, ieri mi facevano ridere i romani che incoraggiavano a squarciagola il belga Goffin pronunciando la “i” come la si pronuncia in italiano anziché trasformarla in una “e” un po’ nasale) e che Nishikori, sebbene sia persuaso di attraversare il miglior periodo della sua carriera, non abbia chances contro un Djokovic ben concentrato. Potrebbero venirne due vittorie dei favoriti in due set poco emozionanti. Vorrei tanto sbagliarmi. Però, e a maggior ragione quando ho visto il sorteggio, ricordo che quando mi fu chiesto un consiglio su quale giorno comprare i biglietti… io dissi: “Prendete quelli del venerdì, della giornata dei quarti di finale”.
Se dovessero deludere le semifinali spero che non deluda la finale. Per quanto concerne il singolare femminile sbaglierebbe Serena Williams a sottovalutare la Begu, anche se potrebbe peraltro farne un solo boccone, e stesso discorso si potrebbe fare alla Muguruza che affronta la Keys. Faccio il tifo per una finale Serena-Muguruza, un match che per come bombardano tutte e due, potrebbe fare scintille.Un ultimo consiglio? Guardate anche i doppi se potete. Gli accoppiamenti, sia nel maschile sia nel femminile, sono di ottimo livello.